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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
D'Alfonso vota al Senato ma non si dimette

PESCARA Alle 13,13 di ieri Luciano D'Alfonso ha sentito scandire il suo nome nell'aula di Palazzo Madama. Era la chiamata al voto per l'elezione del presidente del Senato. A quel punto ha lasciato lo scranno e si è recato nell'urna per depositare la sua scheda bianca. L'orario esatto della votazione è ricavato da un video che lo stesso D'Alfonso ha pubblicato ieri sul suo profilo facebook. Il debutto del senatore-governatore in Parlamento si è consumato così, senza particolari emozioni per uno che dei palazzi della politica è capace di indicarti persino dove stanno le ragnatele. Il battesimo del fuoco avrebbe però dovuto segnare il passaggio alla nuova vita politica: da Palazzo Centi a Palazzo Madama. Un distacco dal ruolo di presidente della Regione che D'Alfonso sembra invece allontanare sempre di più, nonostante l'ultimo richiamo arrivato dall'ex ministro per le Riforme, Geatano Quagliariello. L'altro neo senatore abruzzese, eletto con le liste del centrodestra nel collegio uninominale L'Aquila-Teramo, aveva infatti invitato D'Alfonso ad approfittare della seduta di ieri di Palazzo Madama per annunciare ufficialmente la sua scelta, optando tra la carica di governatore o di parlamentare, come stabilito dall'ordinamento giuridico. Quagliariello pone una questione di correttezza politica: «Altri, prima di lui, trovandosi nella stessa condizione lo hanno fatto per rispetto dei cittadini e delle istituzioni». E una di merito: «Ma quand'anche - osserva l'ex ministro - D'Alfonso volesse scovare nelle pieghe del diritto costituzionale qualche pretesto per esercitare fino all'ultimo scampolo di potere a spese dell'Abruzzo, gli consigliamo di leggere con attenzione la sentenza della Consulta numero 01 del 2014, secondo la quale il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti, evento in questo caso già consumato alcuni giorni fa». Per tutta risposta, dopo l'incombenza del Senato, D'Alfonso ha convocato i giornalisti per questa mattina nella sede della Regione dove firmerà altre 7 convenzioni con i soggetti attuatori del Masterplan: 4 intervento infrastrutturali e 3 per il turismo, continuando dunque ad esercitare a pieno titolo le sue funzioni di governatore. L'opzione sul caso di incompatibilità tra le due cariche istituzionali è invece rinviata al pronunciamento della Giunta per le elezioni del Senato, che in realtà deve ancora costituirsi. L'organismo è composto da 23 senatori, i quali non sono scelti dai gruppi parlamentari (come avviene per le commissioni) ma nominati dal presidente dell'assemblea. Un presidente che ancora non c'è, come visto. Inoltre, poiché la Giunta deve tener conto dell'equilibrio politico scaturito dalle urne, viene nominata successivamente alla costituzione dei gruppi parlamentari. Una volta costituito, spetta poi alla stesso organismo verificare i casi di incompatibilità degli eletti e stabilire se un parlamentare può esercitare il suo mandato legittimamente. In questo caso la Giunta opera come organo giurisdizionale, grazie a un'apposita riserva prevista dalla Costituzione che assegna alle due assemblee il diritto esclusivo di giudicare su questa materia. Così D'Alfonso continua a fare il pendolare tra Roma e l'Abruzzo, timbrando due volte il cartellino, mentre le opposizioni urlano allo scandalo.

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