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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
«Dobbiamo superare il dalfonsismo». L'assessore dimissionario Di Matteo: una grande coalizione e gestione collegiale, altrimenti siamo destinati alla sconfitta

PESCARA Al quarto piano di piazza Unione, sede pescarese della Regione Abruzzo, c'è l'ufficio di Donato Di Matteo. Da qui l'assessore dimissionario guarda alle strategie future, con un pensiero guida in testa: superare il dalfonsismo, o meglio, precisa da medico, «superare l'infezione del dalfonsismo». Che per Di Matteo significa archiviare il metodo incarnato da Luciano D'Alfonso, presidente-senatore, emblema massimo della «politica padronale», «incapace di vere riforme» .Assessore, facciamo chiarezza, lei si è dimesso?«Io e l'assessore Andrea Gerosolimo abbiamo rimesso le deleghe nelle mani del presidente D'Alfonso, e dell'intera maggioranza. Per noi sono dimissioni vere».Però è ancora qui nel suo ufficio.«Perché se si determina un cambiamento significativo nell'impostazione del governo di centrosinistra in Abruzzo, si può ridiscutere la cosa. Altrimenti non rientreremo».In giunta ci va?«Non partecipiamo né alle giunte né ai consigli regionali. Vogliamo un cambio significativo».Che reazione ha avuto?«Hanno tentato di dividerci, un errore. Non si è compreso che oggi è tempo di passare da una gestione monocratica e autoritaria a una collegiale del governo. Solo così il centrosinistra può avere nuova vita in questi spiccioli di legislatura».Lei si è dimesso anche da gruppo Pd in regione. Com'è il rapporto con i democratici?«Da due anni non prendo la tessera del Pd. Sono rimasto nel gruppo da indipendente e ora mi sono dimesso anche dal gruppo. E' stata una grande sofferenza: io credo in un grande partito di sinistra e progressista, ma non può essere questo Pd. Né quello nazionale né quello regionale».Pensa che si debba andare al più presto al voto?«Penso che si debba votare il più presto possibile. Se il centrosinistra continua così fa un danno a se stesso, avrà difficoltà a riorganizzare una coalizione e perderà altri consensi».Che fare dunque?«C'è la necessità di fare una grande coalizione per la salvezza della regione, che vada oltre gli schieramenti e ponga argine a populismi e trasformismi».Quindi un grande listone come Abruzzo insieme di Andrea Gerosolimo.«Abruzzo insieme non è solo di Gerosolimo, è una cosa costruita da lui, da me e da altri quadri dirigenti. Vogliamo differenziarci dai partiti padronali per dare voce al territorio sulla base di un programma ben definito».Presenterete un candidato presidente?«Possiamo anche non esprimere un candidato presidente e avere una condizione di condivisione con altri partiti, se si evita una monarchia organizzata o una confusione senza programma».Però Gerosolimo, parlando di Abruzzo insieme, non fa differenza tra centrodestra e centrosinistra. Lei, che è un uomo di sinistra, rischia di ritrovarsi ad appoggiare un candidato di centrodestra.«In questa regione il problema più importante è il dalfonsismo, un potere non illuminato e strategicamente non adeguato, che ha creato disagio in diversi settori, ma anche una forte resistenza. Le persone che hanno avuto il coraggio di resistere a questa deriva, domani, indipendentemente dagli steccati della politica, possono anche decidere di mettersi insieme per liberare la regione e costruire un progetto per il bene comune di tutti».Facendo cosa?«Quello che abbiamo già chiesto al centrosinistra: un cambiamento radicale nella sanità, un cambiamento radicale nell'agricoltura, una rivisitazione completa del masterplan».In quale direzione?«Il masterplan può essere utile solo se ben utilizzato. Una gran parte della disponibilità va destinata, non a opere che possono essere utili o inutili, ma alla povertà, al lavoro, al sostegno del credito per la piccola e media impresa. Di questo si discuterà nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Sarò felice se prevarrà il buon senso e la capacità programmatoria, altrimenti si andrà in contro a un disastro».Ha ricevuto segnali dalla sua maggioranza?«Abbiamo assunto un atteggiamento quasi grillino: abbiamo posto il problema. Da bravi medici abbiamo detto: questa è la terapia, se la si accetta, il paziente si può salvare. La cosa vale per il Pd e anche per Leu, che ha fatto delle considerazioni importanti che ho apprezzato. Ma bisogna poi avere il coraggio di rinunciare ai privilegi e ai benefici per essere in disaccordo fino in fondo. Questa è la strada, altrimenti il centrosinistra è destinato a una sconfitta drammatica nelle prossime elezioni regionali».

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