Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.560



Data: 25/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Ora la partita è su chi governerà. L'esistenza di più maggioranze rende centrale il ruolo del Quirinale manovre in corso

ROMA La prima tappa della corsa verso il Governo è stata superata. Con l'elezione di Fico e Casellati al Senato il Parlamento è nella pienezza dei poteri. Primo obiettivo centrato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini, veri «kingmaker» dell'intesa. Un accordo che potrebbe essere la base di qualcosa di più corposo quando si entrerà nel vivo. Nonostante Forza Italia si sforzi di ribadire che non si può trasferire il patto delle Camere al Governo, in molti non la pensano così. A partire dai dem, costretti ad essere spettatori delle votazioni, ma uniti nel sottolineare come l'asse Salvini-Di Maio sia solido. Salvini ha fatto nascere «Grillusconi», osservano con malizia, e forse una punta d'invidia, alcuni esponenti del Pd cercando di provocare una reazione all'interno dei Cinque stelle. Che di Berlusconi non vogliono neanche sentirne parlare. Restano poi a rischio infezione le ferite apertesi tra Salvini e Berlusconi. Il Cavaliere è rientrato in gioco pur ingoiando il rospo della bocciatura del suo candidato, Paolo Romani. Ha comunque ottenuto che una forzista prendesse la seconda carica dello Stato. Ma ha subito le mosse del leader della Lega che si muove sapendo che Berlusconi non vuole e non può essere escluso dalla partita di governo. Gli scrutini hanno plasticamente mostrato quanto solidi siano i numeri di una maggioranza M5s-centrodestra ma hanno anche confermato come una maggioranza, certamente più esigua, si possa trovare anche escludendo Forza Italia. L'idea che circola tra i Cinque stelle è quella di partire con un Governo che faccia la Finanziaria e riforma elettorale. Un'ipotesi che potrebbe scontrarsi con i convincimenti di Sergio Mattarella. In tempi non sospetti il Colle ha ricordato che i Governi non scadono come il latte. E non si capisce come e chi potrebbe far cadere un Governo con numeri così ampi. Tra l'altro, l'esistenza di diverse maggioranze potrebbe spingere il presidente a riaprire le consultazioni ove mai il futuro premier dovesse dimettersi. Resta tutto in piedi poi il problema del premier: Di Maio è il leader del partito che ha preso più voti; Salvini è il leader riconosciuto della coalizione vincitrice. Troppo presto per dirimere questo interrogativo. Certo è che il presidente darà l'incarico a chi ha più chance di formare un Governo. E se l'accordo M5s-Lega non fosse solido potrebbe anche essere una figura diversa da Salvini e Di Maio.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it