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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Maio-Lega divisi sull’apertura ai dem. I paletti del Colle. M5S guarda a sinistra. Salvini sonda Renzi e spera resti indisponibile

ROMA Una settimana di pausa pasquale e un’altra che verrà spesa per far metabolizzare ai rispettivi elettorati che non potrà esserci un esecutivo tutto grillino con premier Luigi Di Maio e tantomeno un governo di centrodestra con Matteo Salvini presidente del Consiglio. Nel frattempo toccherà al Pd subire le pressioni e dibattere al proprio interno, se e come appoggiare un esecutivoM5So di centrodestra.
IL PRIMO L’elezione dei presidenti delle Camere, rese possibili dall’asse 5S-Lega con FI a traino più o meno forzato, forniscono al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, indicazioni relative, soprattutto dal lato della compattezza dell’eventuale maggioranza, dei programmi e degli uomini. Anche se in questo momento il segretario del Pd Maurizio Martina sostiene, e forse spera, che si possa trasferire sul governo la stessa maggioranza che ha permesso l’elezione di Elisabetta Casellati e Roberto Fico, restano forti le resistenze interne ai due principali partiti. Di Maio e Salvini rivendicano tutti e due l’incarico, ma gli obiettivi sono diversi. Il primo vuole portare il partito, e non necessariamente sé stesso, al governo. È per questo che ieri, intervistato dal Corriere, ha di fatto riaperto al Pd dicendosi pronto a dialogare «con tutti i partiti» per la formazione del governo. Dario Parrini, senatore Pd, definisce la strategia di Di Maio «brama di potere», ma in realtà si tratta della necessità assoluta che ha il M5S di dimostrare all’elettorato che il voto dato il 4 marzo è un voto utile e non di testimonianza. Essere tagliati fuori anche stavolta - la prima fu nella legislatura dell’”inesperienza” del 2013 - rischia di assegnare al Movimento un ruolo effimero malgrado il 32% di consensi. Senza contare la disponibilità che potrebbero trovare strada facendo esecutivi nati fragili, perché senza il M5S, ma che potrebbero irrobustirsi proprio grazie alla voglia che potrebbe sorgere in molti parlamentari grillini di evitare un ritorno al voto in tempi brevi. Di Maio vuole i 5S al governo in modo da dimostrare che il M5S è forza di governo e quindi capace di avviare misure care all’elettorato pentastellato, ma non solo: dai vitalizi, al reddito di cittadinanza nella versione più light possibile, sino alla manovra di bilancio e al ritocco della Fornero. Il tutto senza spaventare i mercati, Bruxelles, le cancellerie occidentali e il ceto medio produttivo. Per fare questo occorre però mettere in piedi un esecutivo che abbia una sua stabilità e anche prospettiva di durata ed è per questo che a Di Maio “serve” il Pd.
L’ALLEATO Il secondo, Salvini, malgrado le dichiarazioni, non vuole andare a palazzo Chigi o impegnare la Lega in un governo di legislatura di cui pagherebbe costi superiori al 18%. Al tempo stesso non intende essere tagliato fuori dalle trattative ed è per questo che si mostra disponibile al passo indietro offrendo un candidato- premier più inclusivo. L’obiettivo di Salvini resta quello di una legislatura brevissima e di elezioni che gli permettano di lanciare l’opa decisiva su tutto il centrodestra. Quindi, esecutivo esile, possibilmente anche con i 5S, e programma altrettanto smilzo per votare a primavera del prossimo anno. In questa ottica il Pd che piacerebbe a Di Maio sarebbe il principale “nemico” di Salvini perché l’eventuale partecipazione dei dem, soprattutto in un esecutivo con i grillini, rappresenterebbe un forte elemento di stabilizzazione della legislatura. «Dobbiamo parlare, ma non qui dove ci sono troppi cronisti», ebbe a dire Salvini a Renzi sabato scorso alla buvette del Senato. Il segretario della Lega intende sondare l’ex segretario sulla tenuta del Pd rispetto alle pressioni che, a suo dire, arriveranno a breve da Quirinale ed Europa affinché i dem si diano disponibili ad un governo con i pentastellati. Per tenere il Pd il più possibile fuori gioco, ma al tempo stesso evitare che Berlusconi riprenda a battere la strada di un’alleanza con i dem come suggerisce anche Umberto Bossi, Salvini ha bisogno di chiudere tutti gli spazi ai grillini salvo quello di un esecutivo elettorale 5S-Lega e pezzi di FI pronti anche “ripudiare” il Cavaliere in cambio di seggi sicuri. Ieri il Carroccio ha smentito le ricostruzioni secondo le quali Salvini avrebbe chiesto a Berlusconi di fare un passo indietro in FI nominando un reggente. Precisazione dovuta perché in questo momento la Lega ha bisogno proprio del Cavaliere e di un Berlusconi che continui a poggiare la mano sulla spalla di Salvini riconoscendolo leader di tutto il centrodestra. Una frattura in questo momento non conviene, soprattutto a Salvini che vuole prima vincere in Friuli. Poi si vedrà.

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