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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Incarichi in Regione, Carlo Massacesi vince il ricorso contro Vincenzo Rivera

L'AQUILA La Regione Abruzzo è stata condannata dal giudice del lavoro del tribunale dell'Aquila, Anna Maria Tracanna, a risarcire un dirigente, Carlo Massacesi, del 60% di circa 17 mila euro all'anno, per tre anni, più interessi legali, per la mancata assegnazione dell'incarico di direttore del Dipartimento della Presidenza e Rapporti con l'Europa. Il dispositivo della sentenza è stato reso noto nei giorni scorsi, entro sessanta giorni seguiranno le motivazioni. La vicenda fa riferimento a un contenzioso nato a seguito della selezione indetta il 4 gennaio del 2017 per individuare, appunto, il direttore del Dipartimento. Specificando che avrebbero potuto partecipare i dirigenti regionali e i soggetti esterni laureati e in possesso di una documentata qualificazione professionale, maturata in almeno cinque anni di espletamento di funzioni dirigenziali nella pubblica amministrazione o in aziende pubbliche e private e di una particolare specializzazione professionale, culturale e scientifica. Lo stesso avviso prevedeva che ad individuare il vincitore sarebbe stata la giunta, su proposta del presidente. Massacesi ha partecipato alla selezione insieme ad altri due dirigenti regionali, tre dirigenti di altre pubbliche amministrazioni e quindici soggetti esterni. All'esito della valutazione, il presidente ha proposto alla giunta il conferimento dell'incarico a Vincenzo Rivera.
Come si legge nel ricorso, curato dall'avvocato aquilano Fausto Corti, il risultato sarebbe frutto di due distinte valutazioni: il possesso da parte di Rivera del requisito della pluriennale esperienza in posizione dirigenziale; la qualità della relazione organizzativa e gestionale, per la quale Rivera ha ottenuto nove punti, ovvero il massimo. Il ricorrente, Massacesi, nell'evidenziare il possesso di «titoli, competenza ed esperienza di ben diversa articolazione e complessità», ha chiesto al giudice di «accertare il comportamento non corretto dell'ente», paventando «lesioni dei benefici patrimoniali e professionali».
Tutto ruota attorno alla «posizione dirigenziale» vantata da Rivera con la funzione, da egli svolta, di «coordinatore struttura raccordo con il presidente della Regione Abruzzo». Incarico che, come sostenuto da Corti nel ricorso, «non ha natura dirigenziale» essendo stato conferito in modo «diretto e discrezionale» dall'organo politico. In soldoni: Rivera all'epoca era un componente dello staff di presidenza e non un dirigente vincitore di regolare concorso. Il ricorso evidenzia come nel 2016, quindi dopo la selezione, il regolamento degli uffici di presidenza sia stato modificato qualificando per la prima volta il ruolo di responsabile come a natura dirigenziale. «E' pacifico che il giudice abbia ritenuto la selezione irregolare dice Corti Non conosciamo le motivazioni, ma il motivo principale del ricorso è che Rivera non aveva i requisiti per l'incarico, ovvero non aveva svolto funzioni dirigenziali». In seguito allo stesso Rivera è stato attribuito anche l'incarico di direttore generale dell'ente.

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