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Data: 30/03/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le amministrative - Il Pd torna a fare pressing su D'Amico. I Dem pronti a chiamare D'Alfonso per spingere il rettore a candidarsi sindaco. In alternativa primarie entro metà aprile

TERAMO Il rettore Luciano D'Amico, un candidato d'area allargata alle frange estreme o le primarie. Ogni giorno che passa si riduce il margine delle trattative, ma il Pd non ha ancora trovato una strada sicura per le elezioni comunali di giugno. Il dubbio amletico è sempre lo stesso: a chi affidare la guida del partito ed eventualmente del centrosinistra unito per non essere asfaltati? Un nome è tornato a riecheggiare, quando ormai sembrava sepolto, nella sede dei Dem durante la riunione di ieri sera della dirigenza comunale e provinciale. È quello di D'Amico. Nonostante il rettore, più volte tirato per la giacca nei mesi scorsi, abbia puntualmente fatto sapere di non essere interessato, la sua candidatura a sindaco è stata di nuovo invocata come un mantra salvifico nella sala che ha raggruppato i vertici locali del Pd. A rianimare l'ipotesi, per quanto ardua da concretizzare, di mettere il nome di D'Amico in testa alla coalizione di centrosinistra è stata la tesi pubblicamente illustrata qualche ora prima da Renzo Di Sabatino. «Se gli si fa una proposta unanime e seria», ha spiegato l'esploratore Dem, «magari non accetta lo stesso, ma di sicuro la prende seriamente in considerazione». Come dire che i tentativi in ordine sparso messi in campo finora da maggiorenti del Pd e potenziali alleati non avevano la forza persuasiva e l'autorevolezza per centrare l'obiettivo, ma hanno addirittura prodotto l'effetto contrario. Si tratta di capire chi e come potrebbe convincere il riottoso D'Amico. Nella riunione di ieri è stato evocato anche il governatore appena eletto in Senato Luciano D'Alfonso che con il rettore ha stretto un rapporto collaborativo su cui è superfluo soffermarsi. Una sua parola potrebbe sbloccare la situazione e se poi gli altri due candidati d'area, Gianguido D'Alberto e Giovanni Cavallari, inviassero segnali inequivocabili di disponibilità a cedergli il passo, allora il gioco sarebbe davvero fatto. L'incastro resta comunque complicatissimo e le percentuali di riuscita molto scarse. Il Pd, dunque, ieri sera tenuto aperte anche soluzioni alternative. A cominciare da quella di mettere insieme un'alleanza politica trasversale che metta insieme la "Civica Popolare" di Paolo Tancredi e Liberi e Uguali di ex Dem e forze di sinistra. In questo caso la trattativa sarebbe da intavolare e concludere ancor prima di aver digerito il pranzo di Pasqua, individuando un candidato comune da sottoporre ai potenziali alleati civici. Se anche questa strada risultasse impercorribile, non resterebbero che le primarie. Cavallari sarebbe disponibile ad affrontarle, D'Alberto meno, ma per arrivare all'agognata sintesi il Pd sarebbe pronto a insistere fornendo ampie garanzie di lealtà dopo qualunque risultato dovesse venir fuori dalla consultazione preliminare. I Dem, in pratica, sarebbero disposti a mettersi in gioco le componenti civiche proponendo all'elettorato di centrosinistra un proprio candidato sindaco, ancora da individuare, che misuri il proprio consenso con quelli di D'Alberto e Cavallari. Anche per le primarie il tempo stringe. L'ultima domenica buona per celebrarle è la seconda di aprile: poi sarebbe tardi. Nel frattempo, se riuscirà il tentativo di mettere insieme tutti, si tenterà di nuovo con D'Amico, che non parla ma aspetta.

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