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Data: 31/03/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, la pista del socio italiano al 51%

ROMA Da un mese a questa parte Alitalia appare sempre meno preda potenziale di compagnie o cordate straniere, ma nemmeno sarą nazionalizzata. L'idea, condivisa da Lega e Cinquestelle sia pure con diverso grado di partecipazione, č che continui a essere la compagnia di bandiera, attenta alle esigenze di sviluppo del turismo made in Italy, alla connettivitą interna e alla proiezione internazionale. Inversione di rotta, quindi, rispetto alla volontą dichiarata di cessione a soggetti esteri del governo uscente e alla breve parentesi non positiva targata Etihad.
I CONTATTI
Ieri il ministro dimissionario dello Sviluppo, Carlo Calenda, ha precisato di «non conoscere alcuna soluzione italiana» in relazione alle anticipazioni del Messaggero. La veritą č che da settimane in ambienti bancari si parla della formazione di una nuova cordata alla quale, oltre a un vettore internazionale e a Cdp, parteciperebbe in quota maggioritaria un investitore italiano particolarmente solido e con una cassa decisamente capiente. Per il momento i commissari straordinari guidati da Luigi Gubitosi sarebbero stati tenuti lontani dalle trattative, ma si dice che non appena dovesse formarsi il nuovo governo verrebbero immediatamente coinvolti. Per il momento in campo restano Lufthansa e la cordata formata da Air France, EasyJet, Delta e Cerberus, ma l'atteggiamento dilatorio che hanno mostrato relativamente alla presentazione delle offerte ha irritato non poco il governo Gentiloni che auspicava di chiudere la partita entro aprile. Questo attendismo strumentale e le proposte draconiane sul fronte dei tagli non poteva non alimentare il desiderio di soluzioni alternative. Di qui la novitą della cordata italiana che verrebbe sostenuta dalle forze politiche che hanno vinto le elezioni. In attesa dell'esito delle consultazioni, Palazzo Chigi ha deciso di prorogare all'autunno la scadenza per la presentazione delle offerte con un decreto ad hoc che vedrą la luce subito dopo Pasqua. Ma non č una scelta rinunciataria del governo uscente. E' lo stesso Calenda a confermarlo. «Non si rinuncia a nulla - ha detto ieri - visto che sono stati i potenziali acquirenti ad aver rallentato per la situazione politica». Certo, qualora l'opzione italiana dovesse andare avanti bisognerą vedere come reagiranno i vettori stranieri. Ovvero se accetteranno di essere messi all'angolo dopo aver immaginato di fare il colpo grosso.
Al momento si sa solo che il prestito statale da 900 milioni, di cui 600 da restituire il 30 settembre e 300 a fine anno, non č stato toccato. E che Alitalia mantiene la rotta sia sul fronte dei ricavi, in aumento anche in questi ultimi mesi, che su quello della puntualitą (č la seconda al mondo). Anche per questi motivi Matteo Salvini ha ripetuto di recente che la compagnia «non va svenduta alle multinazionali o alle societą straniere». Mentre Luigi Di Maio ha parlato non di salvataggio ma di «rilancio» del vettore. Non č poi un caso che in queste ore sia da Francoforte che da Parigi siano partiti messaggi per sondare il campo e stabilire un filo rosso con i vincitori delle elezioni. Parallelamente, i commissari incontreranno subito dopo Pasqua tutti i pretendenti per proseguire il negoziato e illustrare ufficialmente lo scenario in divenire. E non č escluso che qualcuno possa tirarsi fuori dal gioco.

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