MANOPPELLO Risale a due settimane fa la notizia che la Regione, lo scorso 31 gennaio, si è candidata per ospitare, nell'Interporto di Manoppello, il progetto europeo Divertor tokamak test (Dtt), la macchina sperimentale da 500 milioni di euro destinata a fornire risposte sulla fattibilità scientifica e tecnologica della fusione nucleare, la forma di energia che riproduce i processi interni alle stelle. Si apprende poi che il Comune di Manoppello ha rilasciato parere favorevole sul sito candidato, notizia che i consiglieri comunali e i cittadini hanno dalla pubblicazione della delibera della giunta regionale. Per i consiglieri di opposizione Katia Colalongo, Lorenzo Esposito, Antonella Faraone e Barbara Toppi, l'amministrazione del sindaco Giorgio De Luca avrebbe «tenuto all'oscuro la propria cittadinanza, benché perfettamente a conoscenza del progetto» e poi in città è salita la tensione nell'apprendere che il progetto riguarda «qualcosa di nucleare». «Riteniamo un fatto gravissimo che simili decisioni vengano prese senza confrontarsi con i cittadini e con le altre forze politiche presenti in consiglio comunale», affermano i quattro consiglieri, «è per questo che abbiamo richiesto immediatamente al presidente dell'assise civica la convocazione di un consiglio comunale straordinario e urgente, da tenersi in seduta aperta con la partecipazione della cittadinanza e di esperti che possano spiegare e informare sul processo lavorativo previsto dal progetto, per avviare un confronto e per permettere ai cittadini di formarsi un'opinione sull'argomento. Abbiamo quindi chiesto che al consiglio fossero invitati a partecipare i rappresentanti della Regione, fisici e ingegneri nucleari, nonché enti, associazioni e quanti altri interessati».«È giusto che si faccia luce su questa iniziativa», aggiungono i quattro consiglieri, «che si illustri il progetto, con tutti gli aspetti positivi e negativi che esso comporta e soprattutto si metta in evidenza la possibile pericolosità insita nel processo. Del resto, la stessa agenzia Enea aveva espresso la volontà di assicurare un percorso trasparente e partecipato». «Trattandosi di ricerca finanziata con fondi pubblici (investimento di 500 milioni di euro)», concludono, «è necessario che ci sia anche un controllo sociale».