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Data: 03/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Colle, consultazioni al via ma ci vorrà più di un giro. C'è l'ipotesi esploratore. In Parlamento cresce il fronte governista

ROMA Esattamente un mese dopo le elezioni del 4 marzo entra ufficialmente in scena il Quirinale. Da domani parte il primo giro di consultazioni per la formazione del nuovo governo: si parte alle 10,30, con la neoeletta presidente del Senato, Elisabetta Casellati e si chiude dopodomani, alle 16,30 con la delegazione del Movimento 5Stelle.
Nel giro di quarantotto ore Sergio Mattarella riceverà al Quirinale tutte le delegazioni dei partiti presenti in Parlamento, comprese quelle dei Gruppi Misti di entrambe le Camere, per ascoltare le loro proposte sul come sciogliere il rebus della formazione di una maggioranza in grado di votare le due fiducie e di sostenere l'azione di un esecutivo.
Quindi, sulla base dell'esito dei confronti, assumerà le sue decisioni: o affidando un incarico pieno o più probabilmente avviando un secondo giro di consultazioni, o - ancora - prendendosi una pausa durante la quale avviare ulteriori contatti informali. Non è escluso, dopo il secondo giro, che il Capo dello Stato decida di giocare la carte di un incarico esplorativo concedendo così ai partiti ancora tempo per decantare le tensioni e i veti incrociati.
LE AMMINISTRATIVE
A complicare il confronto è anche l'imminenza delle prossime tornate elettorali amministrative. Il 22 aprile si voterà in Molise e il 29 in Friuli Venezia Giulia poi a maggio in Valle d'Aosta e in Trentino e poi, il 10 giugno, in 700 e passa comuni fra i quali 21 capoluoghi e due maxi-circoscrizioni di Roma. Fatalmente il mondo politico guarda a questi appuntamenti come a passaggi importanti della trattativa per la formazione del prossimo esecutivo.
Dunque questa legislatura sembra destinata a partire con ritmi molto lenti. Non è la prima volta. Come molti ricorderanno la legislatura appena conclusa nacque nel caos più totale. Si votò il 24 e 25 febbraio del 2013 ma il Pd - sulla base della legge elettorale Porcellum poi dichiarata incostituzionale - prese la maggioranza dei deputati alla Camera ma non al Senato. L'allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ricevette l'incarico di verificare l'esistenza di un sostegno ad unh suo governo il 22 marzo ma una settimana dopo dovette gettare la spugna. Subito dopo arrivò al pettine il nodo dell'elezione del Capo dello Stato, che dopo le clamorose bocciature di Franco Marini e Romano Prodi, portò alla rielezione di Giorgio Napolitano il 20 aprile e al conferimento dell'incarico per la formazione del nuovo esecutivo a Enrico Letta il 24 aprile. Il governo nacque il 28 aprile, 44 giorni dopo l'insediamento delle nuove Camere.
Anche nel 1992 l'avvio della Undicesima Legislatura fu drammatico. Si partì il 23 aprile ma il governo Amato nacque solo il 28 giugno, 66 giorni dopo. Di mezzo ci fu l'attentato a Giovanni Falcone e l'elezione al Quirinale di Oscar Luigi Scalfaro. Del resto durante gli anni della Prima Repubblica non erano rare lunghe crisi di governo, la più duratura fu quella della primavera 1989 che portò alla nascita del IV governo Andreotti 64 giorni dopo le dimissioni da Palazzo Chigi di Ciriaco De Mita.
Per completare il quadro va detto che negli utlimi anni anche in molti paesi europei, anche di primaria importanza, come Germania e Spagna, oltre che in Olanda e in Belgio, i governi si sono formati molti mesi dopo le elezioni. In Spagna due anni fa si tornò a votare e tutt'ora il governo in sella guidato dal conservatore mariano Rajoy è un esecutivo di minoranza. L'attuale governo Merkel è nato sei mesi dopo le elezioni.
Ma torniamo alle consultazioni. Mattarella, come detto inizierà domattina con le cariche istituzionali. Nel pomeriggio poi incontrerà i gruppi: il primo a varcare il portone del Palazzo dei Papi, alle 16, sarà i gruppo «Per le Autonomie (SVP-PATT, UV)» del Senato, presieduta dalla senatrice di Merano, Juliane Unterbergher (Svp). Poco più tardi, alle 16,45 gli esponenti del Gruppo Misto di Palazzo Madama, presieduto da Loredana De Petris (Liberi e Uguali). Alle 17,30, sarà la volta del Gruppo Misto della Camera, il cui presidente è un altro esponente di LeU, Federico Fornaro. Un'ora dopo, alle 18,30, come ultimo appuntamento del giorno, saliranno al colle i rappresentanti di Fratelli d'Italia.
All'indomani, si ricomincia alle 10, con la delegazione del Pd. Alle 11,00 tocca a Forza Italiae poi alla Lega. L'ultimo appuntamento della giornata e dell'intero giro delle consultazioni è alle 16,30, con i Cinque Stelle.

In Parlamento cresce il fronte governista

ROMA «Stavolta non c'è un Parlamento filo-grillino, filo-leghista, filo-forzista o filo-Pd. C'è un Parlamento filo-governo ed è per questo che prima o poi ne uscirà uno». A pochi giorni dall'inizio della sua quinta legislatura l'allievo di Fiorentino Sullo, Gianfranco Rotondi, ha già fiutato l'aria. L'idea di tornare a casa dopo poche settimane è talmente lontana da tutti gli eletti che persino le new entry pentastellate propongono soluzioni pur di non tornare a casa. Ultima è l'idea di un Parlamento che di fatto governa senza esecutivo. La guida autonoma, proposta dal grillino Elio Lannutti. Si inizierà mettendo mano ai vitalizi degli ex onorevoli ma presto potrebbe esserci altra carne al fuoco visto che su alcuni disegni di legge già depositati, i parlamentari possono iniziare a fiutarsi sperimentando maggioranze. E se la voglia di non tornare presto a casa è di pentastellati e leghisti che - sondaggi alla mano - continuano ad avere il vento in poppa, nel Pd o in FI siamo al bunker dentro i quali colonnelli e capi-corrente sono chiusi nella speranza che a sbagliare tocchi ora ad altri
L'ESPRESSO
Per arrivare ad un governo nessuno sembra avere fretta, a Montecitorio come a palazzo Madama. E così domani prendono il via le consultazioni al Quirinale in un clima che non promette nulla di concreto. Almeno per ora e forse per un tempo non breve. Infatti se si sta all'agenda dei partiti si rischia di dover attendere anche la tornata amministrativa del 10 giugno - che riguarderà oltre settecento comuni con molte amministrazioni importanti - prima di poter avere una maggioranza in grado di votate la fiducia ad un esecutivo. Nel frattempo si sarà anche votato alle regionali di Friuli, Basilicata e Molise con conseguente clima infuocato tra M5S, Lega e Pd.
Nel Paese della campagna elettorale permanente si comprende perché i partiti, anche coloro che si proclamano vincitori del 4 marzo, non abbiano premura e non la mettano agli altri. Da domani entreranno nello studio alla Vetrata del Quirinale ribadendo più o meno le posizioni espresse in queste ultime settimane. Nel giro di due giorni Sergio Mattarella avrà sentito tutte le forze politiche oltre ai presidenti delle Camere e al suo predecessore Giorgio Napolitano. Nelle vesti di notaio della Repubblica, Mattarella prenderà nota delle posizioni dei partiti che saranno chiamati a rispondere, Costituzione a portata di mano, se e come pensano di dare un contributo per costruire un governo che abbia una maggioranza stabile, un presidente del Consiglio riconosciuto e un programma condiviso. Questioni che nessuno ha affrontato nei giorni post voto rilanciando spesso slogan da campagna elettorale che fanno a pugni con il pallottoliere e con la consistenza dei gruppi parlamentari.
L'UFFICIALE
La speranza è che maturino fatti nuovi e che al tempo stesso maturi nei leader quel senso di responsabilità di cui non sembra esserci traccia ad un mese dal voto. Nell'ora di colloquio che il presidente della Repubblica concederà alle delegazioni si prenderà nota - nero su bianco - delle posizioni che i partiti hanno già espresso e che intendono rendere ufficiali. Di fatto ancora una coda di campagna elettorale in attesa che inizi una vera e propria fase di riflessione. E' quindi molto difficile che la settimana si concluda con incarichi, pieni o esplorativi, ed è invece più probabile che occorra un altro giro di incontri al Quirinale affinché le forze politiche possano tornare con soluzioni praticabili in grado di superare aut-aut e veti.
D'altra parte anche l'intesa M5S-centrodestra - che ha permesso l'elezione dei presidenti delle Camere e che ha una sua innegabile forza viste le percentuali che potrebbe raccogliere - si è bloccata sulla porta di palazzo Chigi con Di Maio che non molla ricordando il 32% del M5S e Salvini che rilancia con il 37% di Lega, FI e FdI.
Non è quindi escluso che Mattarella, dopo il primo giro di consultazioni, spieghi lui stesso il perché di un secondo giro di incontri affinché le forze politiche possano presentarsi di nuovo al Quirinale traducendo in fatti e numeri parlamentari la smisurata voglia che dicono di avere di poter governare il Paese.

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