«Non crediamo sia normale che una persona palesemente incompatibile, in quanto già proclamata senatore, si arroghi il diritto di condizionare, attraverso nuove assunzioni e tramite le convenzioni per il Masterplan, la programmazione futura della Regione Abruzzo». Lo dicono Lorenzo Sospiri e Mauro Febbo, consiglieri regionali di Forza Italia, alla luce del fatto che Luciano D’Alfonso non si è ancora dimesso dalla carica di presidente della Regione, «nonostante l’incompatibilità con la carica di senatore. La speranza è che si ravveda, ma tecnicamente tra 13 giorni D’Alfonso non avrà ottemperato all’obbligo di risolvere il proprio stato di incompatibilità», rimarcano Sospiri e Febbo. «D’Alfonso ha annunciato che in questi giorni sarebbero stati approvati i rendiconti, superando il blocco imposto dalla Corte dei conti e questo ci fa pensare che l’intendimento del governatore sia quello di ignorare la comunicazione della sua palese incompatibilità, affrettarsi nell’approvazione dei rendiconti, facendo finta che basti l’approvazione in Giunta per liberare la capacità di compiere determinate attività, e procedere almeno con due attività che noi consideriamo lesive del futuro della nostra Regione». La prima delle due attività alle quali fanno riferimento gli esponenti di Forza Italia, riguarda «una nuova infornata di dipendenti. Fino a quando sono persone che partecipano a una selezione pubblica se ne può anche discutere. Invece chi verrà dopo D’Alfonso», dicono Sospiri e Febbo, «si troverà davanti una serie infinita di contratti a tempo determinato, prolungati per 5 anni, che arriveranno a colmare la legislatura che abbiamo di fronte, con il relativo costo da iscrivere in un bilancio, i cui rendiconti sono approvati da loro, in tutta fretta, in Giunta, senza neanche passare per il vaglio del Consiglio». Così, secondo Sospiri, «D’Alfonso condiziona la capacità di spesa della Regione Abruzzo, per i prossimi 5 anni, da incompatibile acclarato». La seconda attività contestata dai consiglieri regionali di centrodestra, chiama invece in causa «le convenzioni per il Masterplan, per le annualità che abbiamo di fronte a noi, contraendo impegni giuridicamente validi con le stazioni appaltanti, senza sapere neanche se il futuro Governo nazionale vorrà mantenere lo stesso atteggiamento sui fondi di coesione».