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Pescara, 24/11/2024
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Data: 05/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La staffetta tra D'Alfonso e Lolli diventa un rebus

PESCARA - I tempi per la formazione del nuovo Governo avranno riflessi inevitabili sulla durata della legislatura regionale e scandiranno, probabilmente, anche quelli per il ritorno degli abruzzesi alle urne. Le commissioni di Camera e Senato si formeranno infatti soltanto dopo che sarà ufficializzato il nuovo esecutivo nazionale ed è a quel punto, secondo alcune interpretazioni della procedura, che la Giunta delle elezioni di Palazzo Madama potrà pronunciarsi sui casi di incompatibilità degli eletti, come quello che interessa il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso. E' questo il jolly che il neo senatore sta giocando per ritardare il più possibile il passaggio delle consegne al suo vice, Giovanni Lolli, che da quel momento potrà operare solo per lo svolgimento dell'attività ordinaria e con il compito di indire entro 60 giorni la data delle elezioni. L'attendismo di D'Alfonso, bersagliato dalle opposizioni per non aver lasciato la carica di governatore dopo l'elezione al Senato, ha da una parte ragioni politiche: la possibilità offerta al proprio partito di riorganizzarsi dopo la batosta subita alle politiche del 4 marzo, e dall'altro operative. Come la necessità di chiudere le partite del programma di governo ancora aperte: dal Masterplan alla spesa dei fondi strutturali, all'edilizia sanitaria, al riordino della contabilità dell'ente. D'Alfonso ha sempre sostenuto che un minuto dopo il pronunciamento della Giunta per le elezioni del Senato lascerà il suo incarico in Regione, scatenando la reazione delle opposizioni che lo sollecitano invece da settimane a non tenere il piede in due staffe. Ecco perché, più lunghe sono le trattative del Quirinale con le forze politiche per la formazione del nuovo Governo, più si allontana la data del voto delle regionali. Forza Italia e M5S non hanno però escluso il ricorso al voto di sfiducia del governatore in consiglio regionale, o le dimissioni in massa (più improbabili) che porterebbero comunque alla fine anticipata della legislatura. Legislatura che la precedente giunta di centrodestra prolungò invece di sei mesi rispetto alla scadenza naturale del mandato.

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