Parole roboanti, esibizioni di bicipiti, “ci siamo”, i competitor manco li vediamo, ecco è quasi fatta ma che dico quasi, è fatta. Era il 18 marzo e la corsa per trasformare l’interporto di Manoppello nel centro di ricerca per l’esperimento Dtt (divertor Tokamak Test), Luciano D’Alfonso la teneva già nel pugno. L’avviso dell’Enea era già vinto, Abruzzo in pole position anzi già primo, nonostante le sette regioni italiane candidate. Prometteva 1.500 posti di lavoro e una rampa di lancio per il futuro, mica bruscolini.
Purtroppo, o per fortuna, non sarà l’Abruzzo a ospitare il Centro di eccellenza internazionale per la ricerca sulla fusione nucleare. L’avviso dell’Enea è stato vinto da Frascati, a due passi da qui. La città laziale ha superato la concorrenza di altre otto regioni. Il grande laboratorio scientifico italiano è destinato a fornire quelle risposte che serviranno a risolvere una delle maggiori criticità del processo di fusione, lo smaltimento dell’energia nei reattori a fusione. Dal punto di vista tecnico, in un cilindro alto 10 metri con raggio 5, saranno confinati 33 metri cubi di plasma e portati alla temperatura di 100 milioni di gradi con un’intensità di corrente di 6 milioni di Ampere. L’esperimento comincerà a novembre 2018.
Vince il Lazio, e il centro sarà realizzato con i finanziamenti della commissione europea, del Miur, del Mise, della Cina e anche della Regione guidata da Zingaretti con 25 milioni di euro. In ogni caso la scelta del Consiglio di Amministrazione dell’Enea è arrivata sulla base dei requisiti tecnici, economici ed ambientali richiesti: il punteggio più alto è stato assegnato dalla Commissione di valutazione al sito romano. A seguire, la Cittadella della Ricerca (Brindisi) e Manoppello che si è classificata terza.
Una corsa stellare, così l’aveva chiamata Dalfy garantendo a destra e a manca che il centro di ricerca era già qui, addio all’oro nero, ai pozzi petroliferi, alle trivelle in mare, diceva ai cronisti stupiti:
“Su questo progetto siamo in competizione con altre regioni. Veneto, Emilia Romagna e Toscana ci stanno scommettendo molto, ma siamo convinti di poter vincere questa competizione per una serie di circostanze favorevoli”.
Tra queste D’Alfonso citava la vicinanza del sito di Manoppello ai centri di produzione di Finmeccanica, all’Università, alle autostrade.
“L’attuale vuoto istituzionale – diceva il governatore-senatore – legato alla formazione del nuovo Governo, potrebbe indebolire il peso “politico” delle grandi regioni concorrenti e favorire proprio l’Abruzzo”.
E l’Interporto, che fine avrebbe fatto? Chissà, nessuno lo saprà mai. L’Abruzzo non ha vinto nulla, le parole di Dalfy si sono rivelate avventate come in tante, troppe occasioni, e la centrale nucleare va al Lazio.
ps 1: ma un po’ di prudenza, no?
Ps2: ma oltre alla prudenza, il senso della misura?