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Pescara, 24/07/2024
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Data: 05/04/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Come lasciare il lavoro 5 anni prima. Si chiama "Rita" lo strumento previsto dalla legge di bilancio, in vigore dal primo gennaio. Lo alimenta il Tfr

PESCARA Si chiama "Rita", e consente a chi è titolare di forme di previdenza complementare, di lasciare il lavoro cinque anni prima, rispetto alla data della pensione. È la "Rendita integrativa temporanea anticipata", prevista dalla legge di bilancio 2017 e in vigore da quest'anno, che permette, appunto, a chi ha aderito a un fondo pensione di riscuotere il "tesoretto" accumulato, trasformandolo in una sorta di rendita mensile in attesa della pensione vera e propria. Per chi aderisce è previsto un regime fiscale agevolato.
RITA E APE. Vietatissimo confondere Rita con l'Ape, l'anticipo pensionistico introdotto dopo la Legge Fornero per facilitare la cosiddetta "flessibilità in uscita" senza gravare sulle casse dell'Inps. Tuttavia, i due strumenti possono coesistere, nel senso che la Rendita integrativa anticipata può essere cumulata con l'Ape. Un lavoratore disoccupato, infatti, attraverso la Rita potrebbe chiedere un prestito di entità inferiore.
COME SI FORMA. Rita, in sostanza, è composta dal Tfr, sia dalla parte a carico del datore di lavoro, sia quella a carico del dipendente e versata durante l'intero arco della carriera lavorativa. Un capitale accumulato nei fondi di previdenza complementare, già attivi dal qualche anno. Bene, questo capitale può essere richiesto, parzialmente o in toto, e trasformato in una rendita mensile, in attesa della pensione vera e propria. Va da sé che chi ha versato molto al fondo complementare potrà contare su un assegno più sostanzioso. Nel vademecum messo a punto dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro, infatti, si parla di una base di almeno centomila euro, per poter avere una rendita mensile in grado di sostenere le necessità del richiedente per 5 anni. Nel tesoretto istituito presso il fondo, tuttavia, su richiesta del lavoratore, può essere versato anche l'eventuale Tfr trattenuto in azienda.
I REQUISITI. Dal 1° gennaio 2018 possono fare richiesta due tipologie di lavoratori. La prima è rappresentata da coloro che entro cinque anni dalla cessazione dell'attività lavorativa raggiungono l'età pensionabile. Oggi è di 66 anni e 7 mesi, ma dal 2019 l'asticella si alza a 67 anni. Quindi, oggi devono avere 61 anni e 7 mesi, e dal 2019 62 anni. Nel momento in cui si chiede di accedere alla Rita bisogna avere almeno 20 anni di contributi ed essere iscritti da almeno 5 anni al fondo complementare. La seconda categoria è formata da coloro che sono disoccupati da almeno 2 anni, ai quali mancano 10 anni per accedere alla pensione di vecchiaia. L'età, quindi, scende a 57 anni e 7 mesi per il 2018, e a 57 anni per il 2019. Anche in questo caso occorre avere almeno 5 anni di versamento alle forme pensionistiche complementari. Non può avvalersi della Rita chi ha aderito a fondi istituiti prima del 1993. TASSE. Il regime fiscale al quale è assoggettata la Rita è agevolato. Al massimo, la trattenuta è del 19%, ma l'aliquota viene ridotta dello 0,30% per ogni anno, oltre il quindicesimo, di adesione al fondo complementare, fino a un abbattimento massimo del 6%, il che porta la tassazione al 9%. Se ci sono dei motivi per i quali non si desidera sfruttare il regime fiscale agevolato, basta farlo presente nella dichiarazione dei redditi. In questo caso la tassazione applicata sarà quella corrente.
I LIMITI. È vero, con Rita ci si può ritirare prima dal lavoro, ma si tratta di una chance completamente a carico di chi la richiede, che in questo modo rinuncia, in tutto o in parte, a quella che una volta veniva chiamata la "liquidazione". Una somma, a volte importante, che serviva a togliersi qualche sfizio, a pagare il matrimonio dei figli, estinguere il mutuo, oppure semplicemente per assicurarsi una vecchiaia tranquilla. Decidendo di aderire a Rita, e di uscire dal mondo del lavoro cinque anni prima del previsto, significa rinunciare a tutto questo. L'unico aspetto veramente conveniente è quello della tassazione agevolata. Chi ritira il Tfr, infatti, paga sì un'aliquota separata, ma mai inferiore al 23%. A meno che non ci siano delle condizioni particolari, che impongano di ritirarsi dalla vita lavorativa in anticipo, infatti, resta da valutare quanto sia davvero vantaggioso usufruire della Rita. Anche perché, gli stessi importi delle pensioni ultimamente sono stati messi a dura prova dalle varie riforme. Avere un fondo al quale attinger, in caso di necessità, può fare la differenza.

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