Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/07/2024
Visitatore n. 738.560



Data: 05/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi fa muro: «Mai con i 5Stelle» Timori sui lumbard

ROMA Salvini sarà candidato premier di FI solo se tiene unita la coalizione, se gioca a spaccare o fa sponda con M5s il patto con la Lega salta. La posizione del partito azzurro per ora è netta. Oggi Berlusconi si presenterà al Quirinale ribadendo che occorre partire dal perimetro del centrodestra, confermerà la sua contrarietà per l'ostracismo di Di Maio nei suoi confronti ma anche al giovane Matteo non verrà data alcuna delega in bianco. «Non permettiamo che qualcuno ficchi il naso in casa nostra, non andiamo a rimorchio di nessuno», detta il Cavaliere ai vertici accolti a palazzo Grazioli per una riunione fiume.
L'ex premier è fuorioso con i grillini. «Sono illiberali, antidemocratici, cono loro non è possibile alcun dialogo», si sfoga. Ma il messaggio è rivolto anche al segretario del Carroccio, con il quale non ci sono stati contatti in questi giorni. Restano i sospetti sulle mosse del leader del partito di via Bellerio, ma per il momento le rassicurazioni arrivate da Giorgetti e Centinaio non prefigurano ancora spaccatura. «Ma sia chiaro ripete Berlusconi - che Salvini senza di noi non può andare da nessuna parte. Ha il 17%. Non entreremo in un governo dalla porta di servizio». Il timore infatti è che sia in atto lo schema Romani. Ovvero che la tattica del no a FI posta da M5S sia una strategia concordata insieme a Salvini per alzare il tiro e mettere nell'angolo questa volta non l'ex capogruppo azzurro al Senato ma direttamente il leader. E allora ecco un vero e proprio muro contro chi mette sul tavolo condizioni di questo tipo.
LA NOTA
«M5s si arrenda, il centrodestra non si divide. Stanno solo facendo perdere tempo al Paese», avverte la vicepresidente della Camera Carfagna. Proprio per rimarcare la linea della fermezza si è deciso di certificare a vertice ancora in corso - «l'indisponibilità per qualunque forma di dialogo o ipotesi di governo con chi pone veti inaccettabili in una democrazia». Allo stesso tempo si insiste sulla necessità di tenere unita la coalizione. «Respingiamo al mittente le farneticazioni di Di Maio», dicono i big di FI, «siamo noi a non voler parlare con lui». Certo, il Cavaliere vuole restare in partita, mira ad avere ministeri importanti come quello sullo Sviluppo con la delega sulle comunicazioni, anche per evitare che siano mossi passi contro le aziende, ma di fronte ad alchimie e a paletti è pronto anche all'opposizione. «Se qualcuno pensa che il collante per un governo sia l'anti-berlusconismo ha fatto male i conti, Berlusconi prenderebbe un mare di voti. Ci farebbero soltanto un piacere», ragiona uno dei big ricevuti in via del Plebiscito.
FATTORE ELEZIONI
All'incontro di FI in realtà non si è parlato di elezioni anticipate. La convinzione è che il Capo dello Stato prima delle Europee non darà il via libera a nuove urne. E quell'appuntamento è lontano ma potrebbe anche essere una base per la rivincita. «FI osserva l'ex presidente del Consiglio con i suoi è l'unica garanzia di credibilità in Europa. Sul palcoscenico internazionale ci sono io, non Di Maio e né Salvini». Un avvertimento rivolto anche a quest'ultimo che, a detta dei berluscones, continua a tenere le carte coperte sul patto con M5S. Ieri inoltre è stato deciso che il Cavaliere sarà l'unico interlocutore al Colle, accompagnato dai capigruppo. Non ci sarà Tajani, né adesso né al prossimo giro, anche se la nomina del presidente del Parlamento europeo a vicepresidente azzurro non è affatto tramontata. Un segnale di rispetto nei confronti del presidente della Repubblica (Tajani avrebbe dovuto essere ricevuto con il rango di Capo dello Stato) ma anche nei confronti di Salvini. «Salvini la riflessione unanime dei dirigenti azzurri non può' rompere l'alleanza, altrimenti si brucia e resta da solo».
Nel frattempo FI tiene aperta la porta con il Pd per un eventuale esecutivo del presidente e ha deciso di riorganizzarsi sul territorio, affidando a Gasparri la regia delle candidature locali in vista delle amministrative. La preoccupazione è legata proprio al prossimo round. «In Friuli e in Molise rischiamo di prendere il 3%», il campanello d'allarme dei forzisti. Ecco perché c'è chi ipotizza che in prospettiva possa essere proprio Berlusconi ad avallare l'eventualità di andare verso un partito unico. «Sarebbe un modo per compattare il centrodestra e dare più forza a Salvini contro Di Maio per non escluderci», ragiona più di un parlamentare azzurro. Per ora i gruppi restano compatti ma la certezza che non si verifichi uno sfaldamento non c'è affatto.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it