Onorevole Fraccaro lei è il questore anziano, il più votato, della Camera dei Deputati. In questa veste si occuperà in prima persona del bilancio e dunque dei vitalizi. Che risparmi annui ipotizzate?
«Ci siamo occupati di vitalizi già dalla scorsa legislatura puntando sulla loro definitiva abolizione. I 2.600 assegni corrisposti agli ex parlamentari, che arrivano fino a 10.000 euro mensili ciascuno, rappresentano un privilegio arcaico e insostenibile. Proporremo l'adozione di una delibera per la cancellazione di questo istituto che, secondo i calcoli dell'Inps, consentirà di risparmiare 76 milioni di euro l'anno».
Pensate d'avere la maggioranza per varare i tagli?
«Auspichiamo un voto unanime, d'altra parte tutte le forze politiche si sono dette favorevoli al taglio dei costi della politica. Cercheremo la più ampia convergenza possibile ma il 4 marzo i cittadini hanno dato un segnale chiaro».
Ad oggi sui vitalizi della Camera c'è una tassa ad hoc scattata la scorsa estate, che fine farà?
«È una misura che sarà superata, servono azioni incisive e non di facciata».
Lei parla di abolizione dei vitalizi tradotta in 76 milioni di risparmi su una spesa di Camera e Senato per quest'anno di 220 milioni, dunque ipotizza un taglio parziale. Cosa risponde a chi parla di risparmi modesti su una spesa pubblica di 850 miliardi?
«La cancellazione dei vitalizi è una misura concreta perché va a sanare un'ingiustizia sociale che esaspera il malcontento generale e la sfiducia nelle istituzioni. I cittadini chiedono a gran voce di eliminare i privilegi di casta, non solo e non tanto per gli effetti economici ma anzitutto per una questione etica. Tagliare i vitalizi naturalmente ha anche un effetto pratico da non sottovalutare perché si risparmierebbero ben 380 milioni a legislatura».
Il ricalcolo retroattivo dei vitalizi colpisce solo i politici a riposo, ma sono milioni le pensioni italiane solo retributive senza parlare dei baby-pensionati. E' costituzionale ricalcolare i trattamenti in pagamento da anni di una sola categoria?
«In Ufficio di Presidenza della Camera ci possiamo occupare solo dei vitalizi dei parlamentari. Comunque il fenomeno dei baby pensionati riguarda purtroppo anche ex deputati e senatori. In Parlamento vige il regime dell'autodichia, i vitalizi sono stati introdotti a favore dei soli parlamentari con una delibera: allo stesso modo possono essere aboliti. Noi vogliamo sanare le situazioni scandalose e per questo abbiamo presentato proposte contro tutte le pensioni d'oro, per il M5S l'equità sociale è un principio assoluto e lavoreremo per riaffermarlo».
Una curiosità: secondo uno studio Inps del 2016 con il ricalcolo contributivo i vitalizi di un centinaio di parlamentari con molti anni di contributi salirebbero. Le risulta?
«Sicuramente mi risulta che gli importi dei vitalizi sono esponenzialmente più alti rispetto a quanto effettivamente versato. È questo il nodo da sciogliere perché la politica, quella che ha approvato la riforma Fornero, riconquisti credibilità. Applicando il sistema contributivo in vigore per tutti gli italiani anche ai parlamentari la spesa per i vitalizi sarebbe ridotta del 40%, nel giro di 10 anni ci sarebbero ben 760 milioni di euro di risparmi».
Fra i privilegiati non ci sono solo politici: nel 2018 per le pensioni dei dipendenti di Camera e Senato si spenderà il doppio che per i vitalizi....
«Come Segretario di Presidenza, insieme agli altri colleghi del M5S, abbiamo individuato diverse voci su cui intervenire anche per quanto riguarda il personale di Montecitorio. Naturalmente riteniamo spetti anzitutto alla politica dare il buon esempio. Sono già stati avviati diversi tavoli di confronto che vogliamo riprendere anche sulla questione pensionistica. Lo sforzo comune dev'essere quello di ridurre i costi e rendere l'amministrazione più efficiente».
Oltre ai vitalizi cos'altro bolle in pentola sui fronte dei tagli alla spesa delle Camere?
«Intendiamo sottoporre alla più severa rassegna ogni capitolo di spesa. È necessario ridurre i costi complessivi della Camera e le spese per i deputati. Tutti gli eletti del M5S rinunciano al doppio stipendio, io rinuncio a 3.100 euro mensili ovvero 187mila euro in 5 anni».