ABRUZZO. Scardinare l’iter procedurale codificato nel Regolamento della giunta integra la fattispecie penalmente rilevante dell’art. 323 codice penale.
Il reato è quello dell’abuso d’ufficio.
Le regole che si scardinano sono quelle del funzionamento dell’organo esecutivo politico regionale sancite con delibera di giunta 2527 dell’11 maggio 1977.
Ad accorgersi che la consuetudine poteva prendere una brutta piega, fino a concretizzare reati, è stato l’ex dirigente del Servizio Atti del presidente e della giunta, Ernesto Grippo, cioè proprio la persona garante e controllore di quelle norme.
Grippo è rimasto in carica poco più di sei mesi tra giugno e dicembre 2015 e poi ha lasciato l’incarico. All’epoca si parlò di dissidi ma le vere motivazioni si rinvengono solo leggendo le email spedite a tutti gli assessori, tutti i dirigenti, all’allora direttore generale Cristina Gerardi e naturalmente al presidente Luciano D’Alfonso.
Si tratta di norme che codificano procedure per la corretta formazione degli atti pubblici, la trasparenza, la condivisione, i contributi, i pareri preventivi ed una serie di altre norme a garanzia della democrazia e del corretto funzionamento della pubblica amministrazione. Norme che garantiscono che gli atti pubblicati siano legittimi, non in conflitto con altre norme vigenti, coperti finanziariamente, corretti in ogni loro parte.
Qualche giorno fa avevamo messo in luce tutta una serie di criticità emerse nella pratica e nella consuetudine della giunta dalfonsiana. Ieri il presidente senatore ha praticamente confermato -a modo suo- un certo solipsismo ai danni della vera collegialità.
Da luglio 2015 ad ottobre dello stesso anno, Grippo ha scritto una decine di email per ricordare, richiamare, sollecitare e poi intimare l’applicazione delle norme che regolano la giunta regionale.
Un pò come un arbitro che è costretto a ricordare che nel calcio la palla non si tocca con le mani e anche quali sono i falli da non commettere, mentre, indisciplinati, i giocatori nel campo di calcio giocano a... rugby.
Avvertimenti mai presi in considerazione, disattesi platealmente tanto che si potrebbe anche dire che nessuno le abbia mai persino lette, evidenziando così una sorta di “incompatibilità ambientale” che è stata poi la causa della rottura del rapporto di Grippo con il presidente della giunta.
I NUMERI DEI "FUORI SACCO"
D’Alfonso ieri ha dato la sua interpretazione delle norme e sulle delibere “fuori sacco” le quali sono un numero abnorme e da solo, questo dato, già prova l’estromissione di ogni vera collegialità.
Nel 2015 su 1.136 delibere approvate ben 525 (cioè poco più del 50%) non sono state verificate preventivamente dagli uffici, come prescrive la norma. Si tratta di pareri rispetto alla compatibilità con le normative vigenti, le coperture finanziarie o altri pareri prodromici.
Nel 2016 su 1.060 delibere proposte, 953 sono state adottate e di queste solo 669 sono passate prima dell’approvazione dagli uffici.
Il trend non sarebbe diminuito negli anni successivi.
Tra le altre cose esiste un apposito ufficio con almeno 5 unità denominato di “verifica giuridico formale degli atti presidente e della giunta” che a questo punto potrebbe anche essere giudicato sovradimensionato.
E’ capitato anche che i pareri preventivi venissero chiesti dopo l’approvazione, in alcuni casi inseriti poi in delibera, in altri risultano ancora mancanti per rifiuto del dirigente competente che non ha approvato le modifiche della giunta
LE MISSIVE DI GRIPPO
Martedì 28 luglio 2015 invia la prima missiva:
«Al fine di consentire una corretta è puntuale istruttoria dei decreti presidenziali si fa presente quanto segue:
- tutti gli schemi di decreto devono pervenire al servizio atti della giunta per un preliminare esame formale e sostanziale di regolarità;
- gli schemi di decreto che pervengono al servizio già firmati dal Presidente non saranno in alcun modo esaminati costituiscono atti privi di efficacia e non esaminabili.
- tutti i servizi sono invitati a prendere atto di tale disposizione e pena l'impossibilità a dare seguito a procedura e irrituale non conformi».
Il giorno dopo Grippo scrive direttamente ai componenti della giunta, appena 9 giorni dopo l'inizio del suo incarico.
Nella mail si ricorda che
«l'avviso di convocazione della giunta deve essere corredato di una copia autentica di tutti gli atti inerenti l'affare; nelle sedute non possono essere trattati argomenti non iscritti all'ordine del giorno anche se il presidente ha la facoltà di proporre l'inserimento di argomenti non iscritti se a suo giudizio il ritardo nella trattazione di essi può recare grave nocumento dell'amministrazione».
Dunque le cosiddette delibere fuori sacco risulterebbero da regolamento una mera eccezione e solo in determinati ristretti casi ammissibili a differenza di quanto sostenuto ieri da D’Alfonso.
«Tale disciplina deve essere rispettata senza eccezione alcuna, pena il rinvio nell'esame di una proposta di delibera».
MEGLIO LA CARTA
Passano pochi giorni e Grippo si focalizza su altre sbavature della procedura.
«Ad oggi la procedura in esame conta una prassi che vede prevalere la carta rispetto alla informatizzazione con gravi ripercussioni in ordine alla celerità delle procedure.
(...) Pertanto a far data dalla prossima giunta il direttore generale e direttore di dipartimento sono tenuti ad essere presenti alle sedute di giunta se all'ordine del giorno sono inserite proposte di delibere provenienti da servizi di loro competenza o se addirittura si ipotizzano proposte di delibera che il presidente potrebbe chiedere di inserire a norma del regolamento».
Insomma i dirigenti -organi tecnici- sono un elemento fondamentale di supporto per gli assessori -organo politico- e la loro assenza durante le sedute di giunta dovrebbe da regolamento comportare il rinvio della proposta di delibera.
Pare, invece, che i dirigenti siano perlopiù quasi sempre assenti.
SCRIPTA VOLANT
Le missive cadono semplicemente nel vuoto tant'è che Grippo, in una successiva email, fa notare che ha ricevuto una sola risposta su una quarantina di destinatari illustri e torna a stigmatizza l'ulteriore comportamento in violazione del regolamento della giunta, tenutasi il giorno precedente.
L’ex comandante dei vigili urbani di Pescara e L’Aquila insiste e scrive ancora:
«Il perdurare di tali gravi ritardi si ripercuoterà nel corretto andamento dei lavori dell'organo collegiale».
Una frase che male si adatta a quella velocità sempre imposta e dichiarata dal Presidente della giunta.
Insomma alle orecchie dalfonsiane una vera e propria dichiarazione di intralcio o di ostacolo alle attività della pubblica amministrazione..
Il 6 agosto Grippo torna a scrivere, ribadendo alcune prescrizioni fondamentali come la presenza contestuale insieme alla bozza di delibera da provare di tutta la documentazione necessaria a corredo.
«Nella consapevolezza che il ricordo di quanto sopra possa apparire irriverente nei vostri confronti sono costretto a farlo in considerazione di una prassi consolidata secondo la quale continuano a pervenire proposte targate urgenti dei componenti la giunta ed ai dirigenti dei servizi con la richiesta di derogare alle normative vigenti. L'urgenza dettata dal ritardo di questo o quel servizio nella predisposizione di un atto non legittima alcuna deroga alla normativa vigente».
Il 10 agosto 2015 i toni si fanno sempre più perentori: aumentano i grassetti, lo stampatello, le parole sottolineate ed evidenziate:
«Trattasi di norma inderogabile pertanto il mancato adempimento comporta che la proposta di delibera non può essere protocollata in entrata dall'ufficio.
(...)
Si ricorda, inoltre, che il prescritto parere di bilancio è un atto endoprocedimentale preliminare all'esame della proposta da parte del collegio e richiede i tempi codificati dalla normativa e non si tratta di un mero automatismo assorbibile addirittura in tempo reale o addirittura fuori tempo massimo»
Parole che confermano in toto quanto già scritto alcuni giorni fa da PrimaDaNoi.it
L’ULTIMATUM
Gli avvertimenti si trasformano in ultimatum tra la fine di settembre e ottobre e le email sono composte da testo completamente sottolineate ed in grassetto dall'inizio alla fine, a sostenere la grande importanza di quanto riportato:
«si continua ad osservare la presentazione delle delibere in modo irrituale, fuori da ogni canone. Spiace dover far presente, per l'ultima volta, che il servizio gestione atti del presidente non consentirà più alcun iter procedimentale difforme da quello contenuto nel regolamento della giunta regionale approvato con la delibera 2527 del 11 maggio 1977. Pertanto tutte le procedure difformi da quelle regolamentari saranno censurate non avranno alcun seguito.
Il costante ricorso all’urgenza che si determina solo per negligenza degli uffici o dei proponenti anche in presenza di termini ben conosciuti con largo anticipo, non costituirà più in alcun modo il grimaldello per scardinare un iter procedurale la cui violazione costituisce fattispecie penalmente rilevante ai sensi dell'articolo 323 del Codice Penale».
A tal proposito circola l'aneddoto per cui una delibera di giunta sarebbe persino stata approvata in bianco vista l'imminente scadenza per raccogliere fondi pubblici per poi essere perfezionata in seguito in gran parte del suo contenuto.
IL MURO DI GOMMA
La cosa più difficile da spiegare di questa storia è il muro di gomma alzato da tutti i 40 destinatari delle missive tra i dirigenti regionali (che si sono assunti maggiori rischi) e pure quegli assessori che oggi provano ad alzare la testa e a protestare, chi rimanendo in giunta, chi alzando la posta per trattare.
La politica ormai ha fagocitato completamente l’amministrazione e le sue regole.