L'AQUILA Alle 19 in punto Luciano D'Alfonso si alza e parte per Roma, il consiglio viene sciolto per mancanza del numero legale, M5S e Forza Italia gridano allo scandalo, ma la maggioranza regge l'urto degli attacchi dell'opposizione. È la sintesi del consiglio regionale di ieri segnato soprattutto dalle polemiche.
IL PRIMO. «Il M5S ha preso il 40% alle scorse Politiche, il Pd a mala pena il 14%: questa strafottenza non ha senso, lei ha distrutto il Pd, e questa è una ferita non sanabile. Io mi sarei già dimesso», così ha aperto le danze il consigliere 5 Stelle, Domenico Pettinari, il primo ad attaccare D'Alfonso che mantiene il doppio ruolo di governatore e senatore. «Il feeling con il popolo abruzzese è finito e quindi voi in termini elettorali siete finiti. È giusto tornare al voto», ha invece incalzato Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia. PART TIME. «D'Alfonso presidente a mezzo servizio», ha affermato la consigliera M5S, Sara Marcozzi, che ha chiesto al governatore «di liberare l'Abruzzo dal sequestro istituzionale nel quale lo ha precipitato». E poi Mauro Febbo secondo il quale: «Oggi in aula si è presentato un vero e proprio governo regionale balneare destinato a durare il tempo necessario per superare l'estate. In Regione Abruzzo non esiste più la maggioranza numerica e solo dopo il rimpastino, con l'ingresso del neo assessore Giorgio D'Ignazio e le gravi assenze ingiustificate di ben tre consiglieri (gli ex assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo e il presidente della commissione Sanità, Mario Olivieri) si garantisce ancora il minimo numero legale per resistere in aula». Cioè 16 consiglieri della maggioranza. «Ma l'Abruzzo arretra, è bloccato, l'economia non riparte, la disoccupazione aumenta e le imprese sono in forte affanno. Per tutti questi motivi chiediamo, con grande senso di responsabilità, di dare voce agli abruzzesi per eleggere un nuovo governo regionale», concludono Febbo e Sospiri.
STOCCATA. D'Alfonso però ribatte, punto per punto, fino a perdere la pazienza quando esclama: «Questa è pornografia della lotta politica». I toni infuocati si calmano solo quando l'aula viene portata a conoscenza delle dimissioni di Camillo D'Alessandro da consigliere regionale dopo l'elezione alla Camera. D'Alessandro saluta i colleghi: «Sono entrato in consiglio a 29 anni, ne esco a 42», dice commosso. Ma la tregua sulla striscia di Gaza dura poco, e riesplode anche sui social a consiglio interrotto dopo la partenza del governatore-senatore. I NUMERI. Tirando le somme si può dire che la maggioranza ha retto per un solo voto nonostante le assenze (strategica di Di Matteo e ideologiche di Gerosolimo e Olivieri). Nei ranghi della maggioranza sono rimasti il consigliere Lorenzo Berardinetti e Mario Mazzocca, entrambi in odore di deleghe e poltrone. E i conti di Giovanni Lolli, e quindi di D'Alfonso, per ora tornano. Ma va riportato il commento finale dell'assessore Silvio Paolucci.
LE CONTRADDIZIONI. «È inaccettabile che i 5 Stelle parlino di sequestro istituzionale, visto che le istituzioni sono dotate di norme. Sono parole da irresponsabili», dice Paolucci. «Il M5S dimostra di essere come Giano bifronte dicendo che qui il Pd sequestra le istituzioni mentre a livello nazionale intende avere un contratto con il Pd». E per quanto riguarda il centrodestra, Paolucci afferma: «Quando erano al governo portarono la legislatura a 66 mesi mentre ora ne vogliono 46. Le loro posizioni sono di pura convenienza spacciate come interesse per l'Abruzzo».
QUALCOSA DI BUONO. Le polemiche finiscono anche per oscurare quel poco di buono che il consiglio regionale, il primo dopo una lunga pausa, ha comunque approvato, come il progetto di legge che prevede sconti del 10 per cento sul costo del biglietto per gli studenti pendolari che vivono in Comuni colpiti dal sisma 2016 e 2017, o comunque montani delle aree interne, che si muovono in pullman; oppure come la risoluzione presentata dal consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, votata all'unanimità, che impegna D'Alfonso, Lolli e Di Pangrazio, a sostenere davanti al governo la diffida presentata da Comune dell'Aquila, Regione, partite Iva e associazioni di categoria, colpite dal recupero degli sgravi fiscali di cui le imprese hanno beneficiato dopo il terremoto del 2009. O infine quella che Leu definisce un'occasione persa per colpa dei 5 Stelle: l'emendamento alla Finanziaria che avrebbe impegnato 1,4 milioni di euro per pagare le borse di studio a oltre seimila studenti universitari che ne hanno diritto: «Ma, a causa dell'opposizione del gruppo del M5S, così non è stato», affermano infine Mazzocca e l'assessore Marinella Sclocco».