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Data: 16/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
È l'ora dell'esploratore si fa strada l'ipotesi Fico. L'ultimatum di Mattarella sta per scadere Altre quarantotto ore, poi deciderà il Colle

ROMA Dall'«indecoroso balletto tra Di Maio, Salvini e Berlusconi», come lo definisce Federico Fornaro (Leu), si uscirà in qualche modo tra un paio di giorni quando Sergio Mattarella assumerà l'iniziativa promessa, e forse anche minacciata. Una mossa per superare lo stallo che, per come si sono messe le cose, partiti e leader sembrano quasi evocare nella speranza che sia il capo dello Stato a levarli dall'impaccio di veti e contro-veti che rendono impossibile la formazione di una maggioranza e di un governo.
L'USO
Una sfida ad alto tasso alcolico, quella di ieri tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che ieri al Vinitaly hanno fatto di tutto per non incontrarsi. Fermi sull'orlo del rispettivo burrone, con un piede sull'acceleratore e l'altro sulla frizione, i due aspettano che qualcuno bussi loro sul vetro spiegando che è venuto il momento di spegnere il motore. Passi indietro dell'uno o dell'altro non sembrano all'ordine del giorno. Salvini non molla il Cavaliere e Di Maio non vuole stringere accordi che contemplino anche l'uomo di Arcore.
Le strizzatine d'occhio dei grillini, così come la disponibilità del centrodestra a convergere sul nome di Giancarlo Giorgetti, non convincono i dem che sono scesi dall'Aventino solo perché attendono una chiamata del Quirinale. E così il gioco dell'oca riporta tutti alla casella di partenza dopo un mese e mezzo dal voto mentre domani, nella riunione a Washington del Fondo Monetario Internazionale, il ministro dell'Economia Padoan e il governatore di Bankitalia Visco, dovranno spiegare e rassicurare i presenti sui tempi di formazione di un governo. Uno stallo perfetto che ovviamente aggiunge preoccupazione per operatori e mercati già alle prese con lo spettro di un pesante conflitto in Siria e con la guerra dei dazi che presto potrebbe arricchirsi a seguito di nuove sanzioni a Mosca minacciate dalla Casa Bianca. Il crescente aumento della tensione internazionale rischia infatti di creare pesanti conseguenze sulla nostra economia con il rischio di fare dell'Italia l'anello debole sul quale scatenare la speculazione.
I duri scambi verbali del weekend tra Di Maio e Salvini, oltre a certificare l'impossibilità di un'intesa M5S-centrodestra, sembrano il modo scelto dai due per evitare un pericoloso incarico da esploratore che il Capo dello Stato potrebbe assegnare entro questa settimana. Passare oltre Di Maio e Salvini significa andare sui presidenti delle Camere Casellati e Fico visto che sembra improbabile il ricorso a nomi stravaganti o riserve della Repubblica.
La presidente del Senato ha già raccontato in tv che si sta preparando all'eventualità di una chiamata da parte del presidente della Repubblica. L'opzione presidente del Senato per un incarico esplorativo, e per tentare di formare un governo, è stata sempre quella più gettonata in caso di impasse. Stavolta però potrebbe far premio nella scelta non solo il diverso peso istituzionale che la carica attribuisce alla Casellati e a Fico, ma anche la provenienza. Parlamentare di Forza Italia di lungo corso la presidente del Senato. Grillino della prima ora ed esponente dell'ala ortodossa, il presidente di Montecitorio. Se l'obiettivo dell'esplorazione è arrivare ad un governo di tutti che si impegni su un programma minimo, la scelta tra i due potrebbe non essere indifferente. Salvini e Di Maio sono consapevoli che dopo il loro fallimento l'obiettivo del Colle sarà quello di svuotare il governo che si cercherà di mettere in piedi da ogni significato politico.
IL RUOLO
Guidare un esecutivo di tutti per pochi mesi, con pochi punti di programma - partendo dalla presidenza di una delle due Camere e a seguito di un esplicito invito del capo dello Stato - non sarà comunque facile con una prospettiva ravvicinata di ritorno al voto. Soprattutto non sarà facile comporre il puzzle azzerando in un colpo solo insulti e veti. La Casellati ha il vantaggio di ricoprire il ruolo di seconda carica dello Stato, ma l'handicap di essere stata digerita ancora poco dall'elettorato grillino che sui social si sono scatenati il giorno dopo la sua elezione avvenuta a seguito di un'intesa M5S-centrodestra. Fico ha l'indubbio vantaggio di essere riconosciuto dentro i 5S e di non provocare reazioni di rigetto né in FI - che lo ha seppur in parte votato - né nel Pd, e persino in LeU.
Incaricare Fico - esponente del partito più votato il 4 marzo - di un mandato esplorativo per risolvere il rebus del governo, potrebbe rimescolare le carte nel rapporto tra M5S e centrodestra, ma rischia di innervosire l'attuale leader del Movimento che con Fico ha sempre avuto un rapporto a dir poco controverso.

L'ultimatum di Mattarella sta per scadere Altre quarantotto ore, poi deciderà il Colle

ROMA Bocche cucite sul Colle. Il conto alla rovescia di Sergio Mattarella è ormai agli sgoccioli e i suoi collaboratori garantiscono che il capo dello Stato non ha preso ancora alcuna decisione. Lo farà entro domani sera. Mercoledì al massimo.
Non è dei migliori l'umore del capo dello Stato, che oggi sarà a Forlì per ricordare Roberto Ruffilli, l'esponente dc ucciso dalle Br che lavorava per unire forze diverse e superare i veti. A 40 giorni dalle elezioni, il Presidente non si aspettava uno stallo così...paludoso. Perfino irritante. Con Luigi Di Maio che continua a chiedere a Matteo Salvini di sbriciolare il centrodestra e di scaricare Silvio Berlusconi. Con Salvini che non ha alcun intenzione di andare a fare il secondo al leader grillino. E con Silvio Berlusconi che lavora a un governo autorevole, strizzando l'occhio al Pd. Esattamente come Di Maio che, in questa giostra impazzita, vede in un accordo con il partito di Matteo Renzi l'unica via d'uscita. Ma ha un problema non piccolo: se mai grillini e piddini dovessero mettersi d'accordo, il premier non sarebbe certo l'onorevole di Pomigliano. Ma piuttosto Roberto Fico, il presidente della Camera.
A sconcertare ancora di più il capo dello Stato è osservare che i partiti premiati dagli elettori il 4 marzo sembrano essersi arresi. Centrodestra e 5Stelle appaiono rassegnati alla paralisi, si cullano nelle ripicche e nei veti reciproci. Incapaci perfino di scambiarsi un saluto (Di Maio e Salvini) pur trascorrendo oltre tre ore nella fiera di Verona. Di più. Invece di impegnarsi a portare sul Colle, come ha chiesto venerdì Mattarella, una bozza di accordo per «dare al Paese un governo nella pienezza delle sue funzioni», i leader della Lega e dei 5Stelle attendono che sia proprio il Colle a togliergli le castagne dal fuoco decidendo per loro. Chiarissime al riguardo le parole di Di Maio: «Sono giornate importanti, il capo dello Stato sta facendo le sue valutazioni e prenderà una decisione a breve. Noi abbiamo piena fiducia in Mattarella». Peccato però che Mattarella aveva chiesto proprio a Di Maio e a Salvini (i quasi vincitori delle elezioni) di essere loro a prendere una decisione, recapitandogli entro oggi o domani la soluzione della lunga crisi.
A questo punto, a meno di improbabili sorprese, sarà il capo dello Stato a decidere. Le opzioni sono quelle di due giorni fa: il preincarico a Salvini, in quanto leader della coalizione più forte che al Quirinale, al secondo giro di consultazioni, si è presentata compatta indicando per il ruolo di premier un esponente leghista. E questo anche se Salvini è fermamente contrario, temendo di bruciarsi: «Non vado in Parlamento a cercare voti». Oppure il preincarico a Di Maio, anche lui spaventato da questa soluzione ma più determinato a tentare, deciso com'è ad andare a palazzo Chigi.
L'ALTRA OPZIONE
Al momento, vista la paralisi, centrodestra e 5Stelle spingono però per una soluzione più soft e meno rischiosa. Informalmente hanno chiesto a Mattarella di dare un mandato esplorativo al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Oppure a Fico. Una soluzione che allarma Di Maio: teme di ritrovarsi il presidente della Camera seduto al suo posto a palazzo Chigi. E non entusiasma Mattarella: il capo dello Stato fiuta, dietro questa richiesta, il tentativo di perdere altro tempo. E di aspettare il voto in Molise e in Friuli del 22 e del 29 aprile, dopo il quale Salvini avrebbe più libertà di scaricare Berlusconi.
Sullo sfondo, resta la carta del governo del Presidente, guidato da una personalità terza e autorevole. E con due soli compiti: fare la riforma elettorale e varare la legge di bilancio, per poi portare il Paese alle elezioni nella prossima primavera. Mattarella aveva fatto filtrare venerdì questa ipotesi anche per spaventare Di Maio e Salvini e per spingerli all'intesa. Ma neppure questa minaccia al momento è servita.

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