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Pescara, 24/11/2024
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Data: 18/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il nodo autostrade «Aumenti scomodi anche per Toto». D’Alfonso: «Rincari talmente odiosi che il concessionario ci rimette»

PESCARA parli di autostrade, leggi Toto. E sottotitoli D'Alfonso. L'inchiesta sui concessionari autostradali, al centro della puntata di Report andata in onda lunedì sera, non poteva che partire da qui: una incalzante intervista al presidente della Regione (realizzata prima che il voto del 4 marzo lo portasse sui banchi del Senato) con al centro il lungo rapporto di amicizia tra Luciano D'Alfonso e l'imprenditore Carlo Toto, patron della holding che controlla la società Strada dei parchi. Un legame più volte al centro di inchieste giudiziarie finite nel nulla, ma che lascia sempre aperto il dibattito sulla opportunità delle frequentazioni tra il politico e l'imprenditore amico. Su questo il giornalista di Report ha insistito molto durante la puntata, trovando un D'Alfonso sempre pronto a rinviare ogni risposta alle conclusioni degli atti giudiziari che anno visto sino ad oggi le indagini dei pm naufragare di fronte all'organo giudicante.
IL REPORTAGE
Il reportage di Rai3 non poteva iniziare che dalla questione degli aumenti dei pedaggi autostradali sulla A24 e A25: +13,5% dal 1. gennaio scorso. A D'Alfonso viene subito chiesto come è stato affrontato il caso dalla Regione: «Siamo fermamente contrari - la risposta - e lo abbiamo detto con atti del presidente, della giunta e del consiglio». D'Alfonso spiega che l'aumento dei ticket si traduce in uno svantaggio anche per il concessionario: «Perché è un aumento talmente odioso e ingiustificato da determinare il fallimento delle aspettative dello stesso gestore, in quanto porterà con sé anche la diminuzione delle utenze». Ma aggiunge che il peccato originale va fatto risalire al contratto di concessione stipulato con il bando di gara del 2001. «La partita delle uscite in capo al concessionario - osserva D'Alfonso - è fatta di tre voci: il canone di concessione di 56milioni l'anno da versare all'Anas o al Ministero, le spese per il personale e la gestione della manutenzione».
L'anomalia da superare, secondo il presidente della Regione, è quella del canone, ancora conteso tra Anas e Ministero dei Trasporti: «Ho già depositato un ricorso alla Corte costituzionale - spiega D'Alfonso - per far sì che i 56milioni del canone vadano al Mit che potrebbe poi destinarli, per una quota, alla compressione dei pedaggi». Però così il concessionario (l'amico Toto) non ci rimette niente, obietta il giornalista di Report: si tratterebbe sempre di soldi pubblici sborsati dai cittadini. Perché non chiedete al concessionario di abbassare i canoni? «Perché quel rapporto è regolato da un contratto» risponde D'Alfonso, evidenziando anche un'altra anomalia della A24 e della A25: «E' un'autostrada che per metà (da Pescara ad Avezzano) non ha utenza, mentre da Avezzano a Roma e dall'Aquila a Roma è quasi da sistema metropolitano. Ci dobbiamo fare carico della vita dei pendolari, comprimendo gli aumenti tariffari. L'aumento dei pedaggi - dice ancora D'Alfonso - non può superare il 2% al netto dei costi di gestione». Ma sempre di soldi pubblici si tratta, insiste il giornalista, che continua a incalzare D'Alfonso su altre vicende, alcune sepolte dalla polvere degli atti giudiziari, sempre in relazione ai suoi stretti legami con Toto. Il neo senatore rinvia sempre alle conclusioni dei processi: «Sulla Mare-Monti mi sono opposto alla prescrizione e sono in attesa della decisione della Corte d'Appello». Ma non si tira indietro di fronte alla domanda più scomoda: «Certo che conosco Toto e abbiamo anche una confidenza amicale». Le pagava voli di aereo in tutto il mondo. Risposta secca: «Assolto in primo, secondo e terzo grado. Legga bene le sentenze».
QUESTIONE
Il giornalista torna a sollevare la questione della opportunità politica di certi contatti intrattenuti con l'imprenditore: «Conosco Toto da quando avevo 17 anni - riprende D'Alfonso -, prima che iniziassi l'attività in politica. Ci sono momenti nei quali prevale la coltivazione amicale e c'è il ruolo pubblico. Io - sottolinea - non mi dimetto dalla coltivazione amicale che coltivo nel tempo libero. Ma un viaggio o una cena con un imprenditori, e in Abruzzo li conosco tutti, non mi hanno mai impedito di svolgere con obiettività il mio ruolo istituzionale». Si torna sull'altra vicenda lontana: l'appalto della Mare-Monti, la strada che avrebbe dovuto accorciare il percorso tra Pescara e il Gran Sasso. Appalto aggiudicato dall'impresa Toto quando D'Alfonso era presidente della Provincia. L'inchiesta della procura si è conclusa con la prescrizione: «L'imprenditore si è aggiudicato questo lavoro a seguito di un contenzioso vinto - spiega D'Alfonso -, poi intervenne la questione dei sottoservizi, una condotta principale del gas che non poteva essere trasferita dall'Enel, e la ricerca di un percorso alternativo di variante che andò ad intersecare, per un tratto, l'Oasi regionale, oggetto dell'indagine ispettiva del Corpo forestale». Una risposta per tutto. Un'amicizia antica che ad ogni brindisi suscita un sussulto.

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