ROMA In campagna elettorale lo aveva definito «meteorina della politica». Ieri Silvio Berlusconi ha aggiornato il campionario di definizioni di Luigi Di Maio e i Cinque Stelle. «Sono gente buona a nulla: a Mediaset li prenderei per pulire i cessi», ha detto ieri il Cav dal Molise. «Meglio vivere onestamente piuttosto che accordarsi con la mafia», è la risposta del senatore pentastellato Nicola Morra che ha appena letto la sentenza di Palermo sulla trattativa Stato-mafia. Ieri la coalizione di centrodestra è di nuovo saltata per aria con divisioni plastiche. Anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati ieri ha dovuto certificare davanti al Capo dello Stato le profonde difficoltà dovute alle «opinioni diverse». La maggioranza tra M5s e centrodestra non c'è. Esiste piuttosto un'intesa gialloverde e il Movimento ha chiesto a Salvini di pronunciarsi pubblicamente entro domenica sera. Sergio Mattarella si prenderà dunque una pausa e passerà un fine settima di riflessione. Se per lunedì non emergeranno fatti nuovi il Presidente della Repubblica potrebbe decidere di affidare un secondo mandato esplorativo, questa volta al presidente della Camera Roberto Fico.
ALLERGIA
Tutto questo succede mentre Berlusconi dal Molise sfoga la sua allergia ai Cinquestelle: «M5s vuole i nostri voti ma non noi. Nessun accordo è possibile: sono un pericolo per l'Italia e sono solo disoccupati che provano odio sociale. Gli italiani hanno votato molto male. Sono disgustato». E per ricordare all'alleato leghista e disubbidiente il perimetro democratico entro il quale intende muoversi annuncia pubblicamente di volere un esecutivo di centrodestra guidato da Salvini e che cerchi in Parlamento, anche tra «alcuni esponenti Pd», i voti per una maggioranza. Poi dice no a un governo «di responsabilità»: centrodestra al governo o voto anticipato. Subire il gran rifiuto di Di Maio che pure aveva osservato con curiosità, ha mandato su tutte le furie il Cav che ha definito il capo politico M5S un «ragazzotto con una buona parlantina», ma che «non ha mai combinato niente di buono per sé, per la sua famiglia, per il Paese. Non possiamo affidare l'Italia a gente come lui». Quindi, accompagnato dall'entusiasmo della folla, si è messo a suonare il bufù, un tradizionale tamburo a frizione della tradizione folk locale.
Da Salvini ieri sono arrivati silenzi, alzate di spalle, persino reprimende: «Sbaglia - commenta Salvini - quando dice che gli italiani votano male e ri-sbaglia quando dice che si deve riportare al governo il Pd».
Poi dal salone del mobile a Milano, dove arriverà oggi anche Di Maio, Salvini spiega: «Mentre io ero qui a parlare di costruzione gli altri si insultavano. Mi spiace se lo fanno i 5 Stelle con cui ostinatamente e testardamente proverò fino in fondo per riconoscere il voto degli italiani. Mi spiace ancor di più se lo fa un alleato che fino a ieri chiedeva compattezza e oggi passa la giornata a insultare qualche milione di italiani e ipotizzare governi col Pd». I dem si godono lo spettacolo. «M5s e centrodestra sono irresponsabili. Nessuno ci dividerà mai», dice Maurizio Martina. Mentre Ettore Rosato e Andrea Marcucci escludono ogni ipotesi di appoggio del Pd al centrodestra.
«I grillini? Io gli farei pulire i cessi» Silvio perde il bon ton del vincitore
ROMA Il Berlusconi più riconoscibile, quello più coerente con il suo carattere e con il proprio format da leader orizzontale e da tycoon in sintonia con le masse, è quello che ieri in mezzo a una folla festante in un paesino molisano s'è messo a suonare con uno stantuffo che scende e che sale il bufù, una sorta di tamburo a frizione. Silvio-bufù è Silvio, fra folk e pop. Silvio che parla di «cessi» non è lui. Non perché non sia mai scaduto in espressioni sconvenienti, ma solitamente il w.c. lo ha chiamato toilette. Stavolta invece è sceso linguisticamente di grado, e dunque: «I 5 stelle è gente che non ha mai fatto nulla nella vita. Nella mia azienda, li prenderei per pulire i cessi».
I TRE SBAGLI
E così ha firmato un errore in tre punti. Uno: ha insultato gli avversari politici grillini e ha spinto Salvini a difenderli concedendogli il lusso - a lui che viene dal celodurismo - di poter dare lezioni di bon ton: «Silvio sbaglia, l'insulto è solo offensivo e non costruttivo». Due: ha maltrattato chi (a suo dire) non lavora e ha così rincarato la dose: «M5S è il partito dei disoccupati». Come se essere disoccupato fosse una colpa. Tre: ha scatenato l'effetto boomerang amplificato dai social. Che si sono riempiti di foto di leader grillini che puliscono il w.c. (Bugani il casaleggista è stato il più lesto a postare la propria immagine con i guanti e il mocio), di ironie e stroncature dei fan di Fico (tweet cosme questo: «Non vedo l'ora di vedere Roberto armato di secchio, scopa, straccio. Nudo»), di lezioni morali («Chi pulisce i cessi ci consente di vivere in un mondo pulito») e di brutti falli di reazione al fallo di reazione di Silvio. Come questo del senatore Morra: «Meglio pulire i cessi che accordarsi con la mafia».
METAMORFOSI
Silvio non è stato un grande comunicatore in questa occasione. Ha incarnato il capo azienda sprezzante, che non è mai stato, e s'è rimangiato il profilo inclusivo che aveva da imprenditore e ha mantenuto da politico. Mai stato escludente, ma in questo caso lo è eccome: io sono io, e voi... E volendo segnare con questa frase dura una inconciliabilità tra lui e i grillini, sottolinea invece - e non gli giova, visto che ha sempre tenuto ad essere il nuovista, l'avanguardista, il giovane - che lui è il vecchio mondo e gli altri sono il nuovo mondo. Quello in cui non lavorare non è un'eccezione di cui vergognarsi. Anche dire «sono disgustato, gli italiani hanno votato male», per un arci-italiano come lui è quasi un controsenso. E si tratta di prove di debolezza di questo leader di lunghissimo corso. Quando si è forti, e ci si sente tali, si usa non il disprezzo ma la sprezzatura. Quell'eleganza stilistica che contiene secondo Alessandro Manzoni «una certa sicurezza nativa». Il Berlusconi sicuro di sé era quello capace di capovolgere spiritosamente le situazioni difficili, come quando - con un colpo da teatro dell'assurdo - spolverò la poltroncina nella trasmissione dei nemici Santoro e Travaglio prima di sedercisi.
L'ALIBI
La performance sui «cessi» lo descrive per quello che non è: uno con la puzza sotto al naso. Il suo successo Berlusconi lo deve proprio al fatto che mai, magari fingendo, ha avuto atteggiamenti di superiorità. Mai ha fatto pesare troppo, a livello comportamentale, il suo rango e la sua storia. E ha spesso vinto perché è riuscito a dare di sé l'impressione dell'everyman (come disse Umberto Eco di Mike Bongiorno) pur non essendolo.
La sua specialità, la sua malizia vincente, è stata per vent'anni quella di fare la vittima, di fronte alle ingiurie, e ora ha regalato la parte a Di Maio e agli altri. Offrendo loro, con le sue parole irrispettose, anche l'alibi per continuare ad attaccarlo e a mancargli di rispetto.