Sui muri resta qualche scritta dell'incivile di turno, qualche adesivo attaccato e le bandiere ancora appese ai balconi. Il passaggio della carovana No Hub, la manifestazione che l'altro giorno ha richiamato migliaia di persone a Sulmona contro la centrale Snam, il metanodotto e più in generale contro la politica delle energie fossili, non ha però spento la sua eco. I comitati cittadini che da anni si battono contro l'opera, oggi si sentono più protetti, perché quel fiume di gente proveniente da tutta Italia per sostenere la causa almeno dà coraggio e voglia di continuare a lottare.
E di forza ce ne vorrà tanta ancora se si punta a fermare un'opera che è nei fatti già autorizzata (almeno la centrale) e che Snam ha già annunciato di voler iniziare a costruire dal gennaio 2020, non appena sarà ultimato l'iter di un anno di monitoraggio della qualità dell'aria, come richiesto dalle prescrizioni ministeriali.
IL VESCOVO FUSCO
C'è chi, come il vescovo Michele Fusco, ha chiesto alla Snam di scendere tra i cittadini, di venire a spiegare l'opera se davvero non è così nociva come dicono, e chi, invece, ritiene che ormai il confronto sia inutile, visto che posizione e tempi sono già decisi. Tra la strada del dialogo e quella della contrapposizione, «anche fisica sul cantiere» avvertono gli attivisti, c'è poi quella giudiziaria e politica.
I ricorsi al tribunale amministrativo regionale del Lazio contro il via libera dato dal Consiglio dei ministri lo scorso 22 dicembre e contro l'autorizzazione vera e propria concessa il 6 marzo. E ancora, come ha spiegato il vicepresidente della giunta regionale Giovanni Lolli, la strada «del blocco del progetto del metanodotto a cui la centrale è collegata - ha detto Lolli -. I vincoli sugli usi civici non sono superabili neanche dalla strategicità. Faremo valere tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione».
IL SINDACO CASINI
«Ora è la politica che deve dare risposte - aggiunge il sindaco di Sulmona, Annamaria Casini - mi auguro che i neo parlamentari eletti del territorio e di tutto l'Abruzzo facciano sentire il loro peso e che il nuovo governo, quando e quale sarà, cambi atteggiamento e rotta su quest'opera contro la quale ci sentiamo impotenti».
Quel fiume di gente, sabato pomeriggio, un po' di forza l'ha data anche agli amministratori locali che con sessanta fasce tricolore sono scesi in piazza a manifestare. «Uniti ce la possiamo fare - dicono i comitati - abbiamo fermato Ombrina, possiamo fermare anche Snam. Non è in gioco solo la salute e il futuro di un territorio, ma la scelta della strategia energetica del Paese e dell'Europa».