ROMA Un tentativo per dimostrare che la trattativa M5S-Lega è ancora in piedi, Di Maio e Salvini lo hanno fatto anche ieri. Se non fosse che a gambizzare le effusioni tra i due sulla flat tax ha provveduto il grillino Nicola Morra (tendenza Fico) sostenendo che la tassa piatta - bandiera del centrodestra - «svantaggia i poveri». Il balletto tra Salvini e Di Maio va avanti da quasi due mesi senza produrre nulla, e ciò non può piacere a Sergio Mattarella che di pazienza ha dimostrato di averne moltissima.
LA MELINA
Un comizio per chiedere ancora un paio di giorni, come ha fatto ieri sera Salvini, potrebbe non essere il luogo giusto per contraddire ciò che il Quirinale ha raccolto in un mese e mezzo di trattative. I due leader, Di Maio e Salvini, faticano ad ammettere il fallimento e non è detto che a dargli una mano in questo difficile outing, non sia lo stesso presidente della Repubblica accessoriando con qualche considerazione il mandato esplorativo che oggi dovrebbe affidare al presidente della Camera Roberto Fico. L'esplorazione che verrà affidata a Fico sarà precisa sia nel tempo - 48 ore - sia nell'oggetto. Il presidente della Camera dovrà lavorare come ha fatto la collega del Senato Elisabetta Casellati, verificando se esistono le condizioni per un'intesa M5S-sinistra. E se la Casellati ha consultato i grillini e i tre partiti del centrodestra, Fico dovrà convocare le delegazioni di Pd e LeU. Senza fatti nuovi, non bastano generiche effusioni, è difficile ipotizzare cambi di agenda anche se è possibile valutare eventuali novità anche in presenza di un nuovo esploratore. Malgrado il pressing, è difficile che produca effetti l'idea di affidare a Fico un mandato più ampio, che non escluda il sondaggio su una possibile intesa grillini-centrodestra e permetta di non archiviare il precedente tentativo in corso da un mese e mezzo. Infatti il report che venerdì scorso la presidente del Senato ha portato al presidente della Repubblica non concede spazi per ulteriori tentativi. Salvini non intende mollare Berlusconi, come chiedono i grillini e Di Maio non rinuncia a palazzo Chigi. Uno stallo alimentato con scadenze che alla fine sono risultate inutili perdite di tempo. D'altra parte al Quirinale c'è chi sostiene che se da parte di tutti ci fosse stato metà dell'impegno profuso nel Molise e in Friuli probabilmente avremmo già un governo. Tatticismi e veti continuano invece a rendere particolarmente arduo il lavoro del Capo dello Stato che non sembra voler concedere altro tempo a bluff e meline. Malgrado il leader grillino abbia investito molto nell'accordo con la Lega, il forno del Pd non è stato mai escluso dal M5S anche nei colloqui al Quirinale. Giusto quindi verificare anche questa opzione malgrado la strada resti in salita. I dem si preparano alla consultazione con il presidente della Camera chiedendo che venga preceduta da una dichiarazione che ammetta il fallimento della trattativa con la Lega. In sostanza Di Maio dovrebbe ammettere di essere arrivato primo ma di non aver vinto le elezioni perché privo dei numeri necessari per comporre una maggioranza. Inoltre dovrebbe di fatto ammettere o di aver pestato l'acqua per un mese e mezzo inseguendo la Lega.
Forse il Pd non chiederà lo streaming dell'eventuale incontro con i grillini, ma detterà a Fico condizioni tali che di fatto renderanno impossibile la nascita di un governo politico. Esattamente come vuole Matteo Renzi che continua nella dieta del silenzio, si mostra scettico sugli «scenari nuovi» ipotizzati da Piero Fassino e non crede all'europeismo e all'atlantismo dell'ultim'ora Di Maio. Esattamente come i Radicali di *Europa di Benedetto della Vedova che ieri hanno avvisato il Pd di Martina.
«Possiamo sederci al tavolo con M5S solo se chiudono il forno con la Lega»
Onorevole Rosato, oggi potrebbe toccare al presidente della Camera Roberto Fico effettuare la sua esplorazione. Che cosa gli direte?
«Occorre prima vedere se ciò si verificherà. Io da quasi due mesi vedo un gran lavoro di Lega e M5S per sdoganare FI e comporre una maggioranza. Fin quando quel fronte non si considera completamente chiuso, qualunque approccio con il Pd lo considero una perdita di tempo».
Dopo il fallimento del tentativo affidato alla presidente del Senato, potrebbe però considerarlo chiuso Mattarella e passare al capitolo successivo. Che farete?
«Questo lo vedremo, ma quello che conta è che ad oggi non c'è nessuna intenzione da parte del M5S di rompere l'asse preferenziale con la Lega. Io leggo solo amorevoli dichiarazioni. Se è così, facciano un governo».
Fico potrebbe però avere l'incarico di discutere solo con voi e LeU
«Se sarà così il Pd si siederà ed ascolterà, ma chiederà pregiudizialmente che si ci sia una chiarezza sui rapporti con la Lega. Sin quando non c'è una chiusura totale di quel fronte, qualunque discussione è inutile».
Nel Pd c'è però chi chiede di andare a vedere le carte del M5S
«Il partito è quanto mai compatto sul fatto che non si può trattare con noi e al tempo stesso con la Lega».
Ma perchè Salvini continua tenere in piedi una trattativa mentre FI la considera chiusa?
«I motivi possono essere tanti, ma non ci interessa entrare nella dialettica degli altri. Verifichiamo solo che M5S e Lega vogliono fare un governo e che hanno come unico problema quello di mascherare la presenza di FI».
Non pensa che il tentativo di Fico vada aiutato e potrebbe aprire anche un dibattito dentro al M5S?
«Discutere non fa mai male e noi lo faremo se verremo convocati, ma prima di tutto serve chiarezza e qualcosa deve accadere nella loro discussione. E' dal 5 marzo che Di Maio e Salvini parlano di governo e dopo due mesi siamo ancora fermi».
Pensa che uno dei problemi sia l'indisponibilità di Di Maio a rinunciare a palazzo Chigi?
«Ritengo sia una richiesta legittima. Certo, occorre capire se per loro è più importante che il M5S vada al governo o che vada Di Maio a palazzo Chigi».
Quindi si finirà su un governo con tutti dentro per portare poi Paese al voto?
«Con i veti posti dalla Lega e dal M5S un governo di tutti non si farà mai»
Quindi non resta che il voto?
«Sarebbe il risultato dell'irresponsabilità di chi, da due mesi, continua a sostenere di aver vinto le elezioni facendo credere che avrebbero governato insieme. Sarebbe la vittoria dei loro egoismi personali. Se così sarà lo affronteremo con la convinzione che gli italiani si sono fatti un'idea un po' più profonda delle proposte politiche in campo».
Ma perchè Fico dovrebbe essere per voi meglio di Di Maio?
«Non credo ci si possa addentrare nelle differenze tra i due. Fico avrebbe un incarico istituzionale, qualora Mattarella decida in tal senso, ma il capo politico del M5S è Di Maio e noi non siamo dell'idea che dividere gli altri partiti aiuti a risolvere i problemi. Magari questa è l'idea del M5S, non nostra».
Si riferisce all'iniziale veto su Renzi?
«Mi sembra che Di Maio si sia accorto non solo della madornale differenza con Berlusconi ma anche dell'errore di impostazione, ma meglio chiederlo a lui».
Come giudica le correzione di Di Maio in politica estera?
«Si riferisce al taroccamento del programma? I cambi troppo repentini preoccupano perchè possono essere l'anticipazione di altri cambi repentini. Ovviamente, ad un certo punto, le forze politiche dovranno iniziare a fidarsi l'una dell'altra se non vogliono solo far perdere tempo agli italiani. Se un giorno arriveremo ad un governo con il M5S, cosa di cui dubito, andremo a vedere le carte. Se però c'è una trattativa aperta M5S-Lega non discuteremo di contenuti. Se non è così lo dicano, aiuteranno anche il presidente Mattarella nel suo difficile lavoro».