ROMA «Ho atteso altri tre giorni per registrare eventuali novità pubbliche, esplicite e significative nel confronto tra i partiti. Queste novità non sono emerse. E non è emerso neppure l'accordo tra 5Stelle e Lega proposto durante l'esplorazione della presidente Casellati». Sergio Mattarella ho voluto spiegare così a Roberto Fico la ragione del mandato esplorativo estremamente mirato: verificare un'intesa per il governo esclusivamente tra 5Stelle e Pd. Ed estremamente breve: entro giovedì il presidente della Camera dovrà tornare al Quirinale per riferire.
Non è un caso che a far filtrare queste spiegazioni sia stato il Colle. Mattarella si aspettava la reazione infastidita di Silvio Berlusconi: palazzo Chigi tocca al centrodestra. E aveva messo in conto anche la possibilità di un attacco (annotato con sconcerto) di Matteo Salvini: «E' una presa in giro! Il Pd ha perso, non può tornare al governo. Se ci escludono faremo una passeggiata su Roma...». Ecco, allora, che per il Quirinale è valsa la pena di sottolineare che se è giunto ad affidare a Fico il sondaggio nel campo finora inesplorato di un accordo tra 5Stelle e Pd, è stato in base a un percorso lineare e chiaro. Non certo per arrivare, come sospetta Salvini a «un governo telecomandato da Bruxelles». E per una serie di ragioni.
I TRE PERCHÉ
La prima: la possibilità di un accordo tra centrodestra e grillini, i quasi vincitori delle elezioni, è stata verificata per ben tre volte. Nelle due consultazioni di Mattarella e nell'esplorazione della presidente del Senato, Casellati, terminata venerdì. Ed è risultata impraticabile, in quanto per ben otto settimane centrodestra e grillini hanno annaspato nei veti, paralizzando il Paese. «A distanza di quasi 2 mesi dalle elezioni del 4 marzo è un dovere dare al più presto un governo all'Italia», ha detto Mattarella a Fico.
La seconda ragione: da venerdì, a ieri mattina, il capo dello Stato ha voluto verificare se i segnali di fumo e gli scambi di affettuosità tra Di Maio e Salvini potevano portare a qualcosa di concreto. «A eventuali novità», appunto. Attesa risultata una volta di più vana: Salvini (per ora) si tiene stretto il centrodestra, Berlusconi incluso. E lo farà almeno fino a domenica prossima, quando si voterà in Friuli dove il leghista Fedriga è sostenuto dall'intera coalizione. Spaccarla prima sarebbe rischioso.
La terza ragione: Di Maio ha sempre detto di essere pronto ad interloquire per un contratto alla tedesca sia con la Lega, sia con il Pd. Ed ecco che arriva il turno di annusare il partito di Matteo Renzi con l'esplorazione del presidente della Camera, il grillino più amato a sinistra, per verificare la possibilità di accendere il secondo forno indicato da Di Maio. E soltanto dopo che, per ben tre volte, Salvini ha risposto picche alla richiesta del leader grillino di sganciarsi da Berlusconi.
FORNO CHIUSO?
Certo, il capo dello Stato dopo quasi cinquanta giorni di stallo irritante e snervante, vedrebbe nello scongelamento del Pd una buona notizia. Sul Colle non è però sfuggito il fuoco di sbarramento fatto scattare immediatamente da Renzi contro l'esplorazione di Fico: «L'accordo è impossibile», hanno detto in coro Matteo Orfini, Andrea Marcucci etc. Ma non è passata inosservata neppure la dichiarazione successiva di Di Maio, che ha ridato speranza ai trattativisti dem che gli chiedono di scegliere tra il Pd e la Lega: «Ho capito che Salvini non vuole assumersi responsabilità di governo. Buona fortuna».
Una frase apparsa come un beau geste per venire incontro al Colle e per offrire qualche chance all'esplorazione di Fico. C'è però chi non esclude sia solo tattica e che vada messo in conto un tempo supplementare tra Di Maio e Salvini.
Ecco perché giovedì, se il report del presidente della Camera fosse negativo, Mattarella si prenderà un'altra pausa di riflessione. Per arrivare a lunedì 30, se non a mercoledì 2 maggio, e vedere se chiusa la pratica delle elezioni in Friuli accadrà qualcosa di nuovo tra 5Stelle e Lega. Se tutto resterà com'è scatterà un nuovo giro di consultazioni e sarà la volta dell'esecutivo del presidente. Ma anche questa impresa si annuncia molto complessa.