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Data: 24/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Consulta salva l'art. 18 riformato dalla Fornero

ROMA Non reintegrare un lavoratore nel suo posto di lavoro a seguito di una sentenza esecutiva provvisoria, potrebbe costare caro all'azienda. Anche nel caso in cui, in sede di sentenza definitiva, il licenziamento dovesse risultare legittimo. È questo l'effetto pratico della sentenza della Corte Costituzionale emessa ieri (n.86).
L'argomento è spinoso e da sempre fonte di polemiche. Il Jobs act ha infatti abolito la tutela della reintegra stabilita dall'articolo 18 in caso di licenziamento ingiusto, prevedendo un indennizzo. Ma le nuove norme valgono solo per gli assunti dopo l'entrata in vigore del provvedimento (tra l'altro resta in piedi nel caso di licenziamento per giustificato motivo soggettivo). E, a parte le promesse elettorali di abolizione del Jobs act tutte da verificare, l'articolo 18 copre ancora la stragrande maggioranza dei lavoratori (quelli assunti prima del marzo 2016).
Di qui l'importanza della sentenza della Consulta, chiamata a decidere dal Tribunale di Trento sulla legittimità costituzionale della natura «risarcitoria» e non retributiva delle somme corrisposte al lavoratore durante i mesi di licenziamento, che poi il giudice ha dichiarato temporaneamente illegittimo. Moltissime imprese, poi, a fronte di una sentenza di reintegrazione provvisoria, decidono di pagare il lavoratore lasciandolo però a casa, in attesa della sentenza di opposizione. La Consulta ha dichiarato costituzionale la natura «risarcitoria» di tali somme. La Fornero, quindi, per ora è salva. E se in appello l'azienda dovesse avere ragione, il lavoratore dovrà restituire le somme percepite. Ma scommettere sul giudizio definitivo (pagando il lavoratore senza farlo lavorare) potrebbe comunque costare caro all'azienda. Costringere un lavoratore a stare a casa senza far niente, potrebbe causargli ulteriori danni «conseguenti al mancato reinserimento nell'organizzazione del lavoro». Tipo - spiega il giuslavorista docente Luiss, Roberto Pessi - «dequalifiche nel momento in cui rientrerà nel mercato, oppure danni alla salute». Se dimostrati, il giudice li quantificherà e questo tipo di risarcimento aggiuntivo non dovrà poi essere restituito nemmeno se il licenziamento dovesse risultare legittimo.

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