Presidente, lei è considerato uno dei massimi esperti italiani di diritto del lavoro, non teme ora d'essere accusato d'aver attentato al diritto di sciopero?
«E' probabile ma ho la coscienza a posto. Non c'è nessun attacco al diritto di sciopero che neanche volendo potrei mettere in discussione come Garante dei servizi pubblici. Il nostro obiettivo è di porre un limite al fenomeno degli scioperi a ripetizione».
Limite? Avete raddoppiato da 10 a 20 giorni il periodo di tregua fra uno sciopero e l'altro...
«Intanto, il nuovo regolamento è provvisorio».
Il che in Italia vuol dire che è definitivo...
«Lo sperimenteremo sul campo e gli scioperi non vengono eliminati: se ne possono proclamare di meno. La norma sarà in vigore con la notifica alle parti sociali, entro una decina di giorni, e riguarda solo il trasporto pubblico: autobus e metropolitane».
E perché solo il trasporto?
«In questo settore, da anni, si registrano troppi scioperi, spesso di venerdì o lunedì. Talvolta due al mese, come lo scorso marzo, l'8 e il 22 marzo per l'esattezza. Questo fenomeno procura disagio fortissimo alla gente che lavora e agli studenti che devono andare a scuola. Gli scioperi ripetuti colpiscono in modo più pesante i cittadini meno abbienti che non possono permettersi il taxi e aumentano a dismisura le difficoltà delle nostre città».
Non bastava la precettazione?
«Questo strumento è eccezionale. Usandolo senza misura può essere annullato dal tribunale amministrativo».
Diminuiranno davvero gli stop a ripetizione nei trasporti?
«Sì. Si asciugherà il fenomeno delle agitazioni che, legittimamente sia chiaro, quasi sempre vengono indette da sindacati con pochi iscritti. E scatterà un freno anche all'effetto annuncio: non posso dimenticare - come Garante - che pochi mesi fa una grande città italiana è andata in tilt per uno sciopero dei trasporti pubblici indetto da un sindacato che aveva un solo iscritto».
Ma scioperare è legittimo.
«Ovvio: lo sciopero indetto nel solco delle regole è legittimo, è garantito dalla Costituzione. Ma la legge 146 fin dagli anni Novanta affida alla nostra Commissione la funzione di contemperare i diritti degli utenti alla mobilità con i diritti sindacali dei lavoratori dei servizi pubblici. Non abbiamo varato il raddoppio del periodo di tregua a cuor leggero».
Fatto a suo modo storico: erano 16 anni che il periodo di intervallo fra uno sciopero e l'altro era di 10 giorni.
«Appunto, questo dato dimostra l'attenzione che la Commissione ha sempre avuto verso i diritti dei lavoratori».
Se è per questo c'è chi dice che la forza degli scioperi cresce riducendone il numero.
«Commento con i fatti. Prima di intervenire abbiamo parlato per mesi sia con i sindacati che con le aziende del settore. E le parti sociali hanno raggiunto un accordo fra loro che noi abbiamo apprezzato ma che lasciava il periodo di tregua a 10 giorni. Allora siamo intervenuti come la legge ci consente di fare».
Sta dicendo che le aziende e i sindacati principali dei trasporti, a partire da Cgil, Cisl e Uil, nel loro accordo non hanno affrontato il nodo degli scioperi dei sindacatini? E perché?
«Non spetta al me rispondere».
La delibera impone qualcosa alle aziende?
«Si, una informazione adeguata ai cittadini quando c'è sciopero».
Il vostro provvedimento di fatto toglie le castagne dal fuoco a confederali, imprese e sindaci. Si aspetta gratitudine?
«No, sarebbe fuori luogo. Ma se qualcuno dovesse impugnare il regolamento difenderemo davanti al Tar la nostra missione. Come abbiamo difeso vittoriosamente la delibera che ha fatto rispettare a Roma gli orari di funzionamento del servizio anche durante gli scioperi».
Sicuro che il Tar non vi bloccherà?
«L'articolo 13 lettera A della legge affida alla Commissione il potere di intervento quando gli accordi fra le parti sociali non tutelano a sufficienza gli utenti dei servizi pubblici».
Ma non sarebbe meglio una nuova legge sugli scioperi?
«Spetta al Parlamento vararla».
Oggi come si fa a capire quali sindacati rappresentano davvero i lavoratori?
«Non è questo il mio compito. E' evidente che la legge sulle agitazioni nei servizi pubblici ha bisogno di manutenzione. Ma mi permetta di sottolineare che la sostanza della legge italiana è ottima».
Ne è sicuro?
«Basta fare il confronto con la Francia».
Che vuol dire?
«I ferrovieri francesi hanno appena indetto tre mesi di scioperi e, senza una legge, sono i sindacati transalpini che decidono quali treni far partire durante i blocchi. Da questo punto di vista noi siamo molto più avanti. Anche se per l'Italia resta strategico migliorare ancora la protezione degli utenti assieme alla qualità delle nostre relazioni industriali».
(*) Presidente dell'autorità sui servizi