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Data: 26/04/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Il capo dello Stato rende omaggio alla Brigata Maiella. Folla al Sacrario dove Mattarella onora la memoria dei patrioti. Poi si concede a selfie, strette di mano e carezze con la gente

TARANTA PELIGNA Un sole cocente di fine aprile riflette la candida chioma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella -arrivato in elicottero da Roma dopo la cerimonia all'Altare della Patria- quasi soffocato dalle autorità, vere o presunte, che lo accompagnano lungo il vialetto che conduce al Sacrario di guerra della Brigata Maiella.
FOLLA AL SACRARIO. Centinaia di persone stazionano da un paio d'ore dietro uno sbarramento che ingabbia anche i giornalisti della carta stampata e della televisione, i quali si agitano e protestano con le forze dell'ordine che hanno rigide disposizioni di mantenere l'ordine. Mattarella, accompagnato dal sindaco di Taranta Peligna Marcello Di Martino, si avvicina anche a loro e saluta tutti in un tripudio di bandierine e di canti patriottici che tirano fuori una lacrimuccia al vecchio partigiano aquilano, un po' capellone, Arnaldo Ettore e a tante signore che si commuovono cantando "Fratelli d'Italia" e "O bella ciao". Bandierine agitate dai ragazzini dell'Istituto comprensivo di Palena-Torricella Peligna, dalle loro insegnanti e dalla dirigente Irene Frida Vizzarri, che hanno avuto il privilegio di stazionare ai margini del vialetto, a diretto contatto col Presidente, che infatti si sofferma con loro e raccoglie applausi e saluti di simpatia. Non a tutti è concesso, però. Mattarella non resiste e si avvicina allo sbarramento delle centinaia di persone entrate in questo luogo diventato "sacro alla patria" dalla vecchia galleria della "tagliata" fatta costruire più di duecento anni fa dal governo napoletano del francese Gioacchino Murat.
L'OMAGGIO PRIVATO. Poi c'è la discesa della scalinata diretta al Sacrario, e qui nessuno è ammesso se non le autorità predisposte. Il picchetto d'onore di un reparto di giovanissimi alpini scatta sull'attenti e il trombettiere intona il "Silenzio" mentre il Presidente ricompone una corona di fiori sull'altarino della cappella, davanti ai resti custoditi nelle urne di nove patrioti della Maiella ed alle foto degli altri deceduti e sepolti lontano. Vicino al capo dello Stato si notano il presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, Carlo Troilo, figlio del comandante Ettore, Nicola Mattoscio della Fondazione Brigata Maiella, il questore Raffaele Palumbo, il generale Pietro Primo, il primo maresciallo Daniele Galardo, il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini. Ormai i "maiellini" sono quasi tutti transitati sull'altra sponda, non prima di aver visitato e "vissuto" -da quarant'anni a questa parte- questo lembo di Maiella Madre cui Ettore Troilo e Vittorio Travaglini dedicarono il loro gruppo di patrioti che a Casoli trovò aiuto e considerazione dagli inglesi. Il promontorio del piccolo Sacrario è bello, splendido e solitario, quasi a guardia della vallata del fiume Aventino che si sente fluttuare giù in basso tra le case di Taranta dove un tempo si lavorava la lana e s'intrecciavano le coperte, le famose "tarantole".
NIENTE DISCORSI. La visita presidenziale non è molto lunga, ma si svolge in una magica atmosfera senza tempo, priva di discorsi ufficiali, ma densa di grida, saluti, canti, richiami di bambini, foto, saluti militari. Su tutti e su tutto il sorriso di Mattarella, spontaneo, sincero, quasi infantile, il ritratto di una Repubblica che appare miracolosamente priva di rughe, sempre giovane sui graffiti che indicano le battaglie sanguinose sostenute e vinte dai "maiellini", compresa quella tragica e perdente di Pizzoferrato. Da Selva di Civitella Messer Raimondo fino a Brisighella, passando per Val di Chienti, Montecarotto e Monte Mauro inquadrati nell'Ottava Armata alleata cui gli abruzzesi furono integrati. Il Presidente si avvia verso l'uscita lungo il vialetto. La pressione delle forze dell'ordine si attenua ed è allora possibile inseguirlo, fotografarlo a spezzoni con qualche selfie per la contentezza di amministratori locali, rappresentanti delle associazioni combattentistiche, gente semplice che fatica a credere di trovarsi di fronte al presidente della Repubblica, privo com'è di qualsiasi spocchia. «Perché è uno di noi», si azzarda a dire una signora anzianotta e sudaticcia per il sole violento che si riflette sulla parete della montagna e riverbera il suo calore sulla folla ormai stanca per l'attesa e soddisfatta per il risultato. Sono, però, gli amministratori comunali a circondare il Presidente quasi come protezione, sedotti da un personaggio che è come appare in televisione, semplicemente umano.
IL RICORDO DI TROILO. Le ultime parole prima di andar via Mattarella le rivolge alla figlia dell'ex-vicecomandante della Brigata Maiella, Domenico Troilo, Barbara, giunta appositamente da Milano. «Suo padre ha dato onore a questa regione e all'Italia intera», si rivolge alla donna il capo dello Stato. Le auto blu sono pronte e con i motori accesi. La Lancia presidenziale parte verso il campo sportivo di Lama dei Peligni, dove un elicottero attende il Presidente e, poco dopo, si solleva in un nugolo di sabbia che tutto oscura e, infine, si rasserena.

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