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Data: 26/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il Capo dello Stato si sbilancia: «Qui è nata la Resistenza»

CASOLI «La nascita del movimento della Resistenza, che mosse i primi passi in Abruzzo, segna il vero spartiacque della storia nazionale del secolo scorso. Chiude la fase della dittatura e porta l'Italia verso la libertà». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel cine-teatro comunale di Casoli, durante le celebrazioni del 73esimo anniversario della Liberazione. «La restaurazione della vita democratica, dopo il cupo ventennio fascista- continua-, ha le sue radici nella Resistenza, iniziata qui, in Abruzzo. E la nostra Costituzione, sigillo di libertà e democrazia, come scrisse Costantino Mortati nel 1955, si collega al grande moto di rinnovamento espresso dalla Resistenza». Il Capo dello Stato infiamma i cuori.
E' il giorno dell'omaggio alla Brigata Maiella e Casoli, dove il gruppo partigiano è stato costituito, il 5 dicembre 1943, si è vestita a festa. Con un tripudio di bandiere che è un abbraccio alla nazione. I tricolori si slargano da finestre e balconi; svettano sull'antica torre che sovrasta il centro abitato; guarniscono piazze e strade. In un affettuoso saluto a Mattarella. Il presidente è accompagnato dal sindaco di Casoli, Massimo Tiberini, con cui, prima della cerimonia ufficiale, ha svolto una visita privata al castello ducale, dove a fare da guida sono stati alcuni studenti degli istituti De Petra e Algeri Marino. Qui si è soffermato nella sala dedicata al maggiore Lionel Wigram, dove sono esposte fotografie dell'epoca, per poi recarsi nei luoghi che, durante l'ultima guerra, erano diventati campi di concentramento, ossia una dependance di Palazzo Tilli e un'ala del vecchio municipio in via Borrelli. Quindi uno sguardo alla Piazza della Memoria, che custodisce nomi e volti di quei deportati, alcuni dei quali furono sterminati ad Auschwitz.
Il presidente percorre a piedi un tratto di corso Umberto I, dove viene accolto da ali calorose di folla. E sorride saluta, dispensa strette di mano. Viene raggiunto dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna e dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, con foulard da partigiano al collo. Ad aspettarlo, qui, ci sono anche centinaia di bambini che sventolano altrettante bandierine e urlano Presidente!, Lui si sofferma con loro per qualche minuto, sulle note della banda. L'ingresso nel piccolo teatro, circa 150 posti, pieno di sindaci e di autorità, anche militari, viene accompagnato dall'inno nazionale. A dare il benvenuto, per conto del territorio della Valle del Sangro e dell'Aventino, ci pensa il primo cittadino. E' commosso Tiberini, emozionato. Si sofferma sulla Brigata Maiella, sui suoi valori fondanti. Poi ribadisce che i piccoli Comuni sono una ricchezza di quest'Italia e che c'è necessità di una maggiore attenzione da parte dello Stato per le popolazioni interne, per arginare il fenomeno dell'emarginazione e l'abbandono. Il governatore, Luciano D'Alfonso, evidenzia invece che «i giovani della Brigata Maiella sono stati bravi a far concepire alle future generazioni il fatto che bisogna avere una visione dell'insieme». Quindi tocca allo storico Marco Patricelli: «I ragazzi della Maiella- afferma- raccoglievano un'eredità spirituale che non ha ancora trovato spazio nei libri di storia, per quella che è una delle pagine più toccanti e meno conosciute della seconda guerra mondiale, la resistenza umanitaria. Che era divampata spontaneamente nei paesini e sulle montagne d'Abruzzo all'indomani dell'8 settembre 43.... Sì, ribadisce, a sua volta Mattarella «la rivolta cominciò dopo l'8 settembre, con episodi spontanei ma diffusi». Ricorda i nove ragazzi fucilati all'Aquila dai tedeschi; i 1.600 di Bosco Martese, nel Teramano; le ribellioni di Teramo e Lanciano, le rappresaglie e gli eccidi. «Tra queste montagne, alte e innevate, sulle pendici del Gran Sasso, nelle valli della Majella, tra paesi e borghi d'alta quota, nacquero spontaneamente nuclei del movimento di Resistenza al nazifascismo. I primi in Italia. Tra essi vi erano intellettuali, contadini e pastori, militari tornati dal fronte, carabinieri. C'erano antifascisti di lungo corso ed ex militanti fascisti, che si sentivano delusi e traditi. C'era gente semplice, decisa a difendersi dai saccheggi e dalle prepotenze. La riconquista della libertà e dell'onore ne costituiva l'elemento unificante».

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