ROMA Italo diventa americano ma alla guida restano macchinisti italiani. Oggi a Roma verranno finalizzati gli adempimenti per la cessione del 100% del principale operatore ferroviario privato italiano ad alta velocità a Global Infrastructures Partners (Gip), un fondo Usa da 40 miliardi di dollari di asset gestiti nei trasporti, energia, gestione di acqua e rifiuti, oltre che proprietario dell'aeroporto londinese di Gatwick, di Equis Energy di Singapore e giacimenti di gas liquefatto in India. Dalle 9 di questa mattina in via del Policlinico, quartier generale di Italo, dovrebbe partire la lunga maratona di formalità. Al lavoro gli avvocati Stefano Sciolla, partner dello studio Latham & Watkins Llp per Gip, Carlo Montagna, senior partner di BonelliErede per i venditori. Verrà firmato il closing con il passaggio delle azioni e il pagamento di 1.980 milioni di euro. A seguire si riunirà l'assemblea per il cambio di governance con la nomina del nuovo cda. Ancora ieri l'ad Flavio Cattaneo, che assieme al presidente Luca Cordero di Montezemolo è stato l'artefice a febbraio della brillante operazione definita nelle more della quotazione in Borsa, stava mettendo a punto gli ultimi accordi con Michael McGhee, il partner di Gip che segue il settore del trasporto.
Tutti i soci vendono ma la maggior parte di essi coglie l'opzione di reinvestire parte dei soldi incassati fino a una quota massima del 25% con una exit mediante opzione put esercitabile per il 50% entro tre anni e per l'altro 50% al quinto anno a prezzi predeterminati. Tranne Intesa Sanpaolo, Generali, Diego Della Valle, tutti gli altri scommettono sulla nuova fase: Montezemolo, Cattaneo, Peninsula Capital, Gianni Punzo, Isabella Seragnoli e Alberto Bombassei dovrebbero reinvestire in una quota complessiva inferiore al 10%. Ma soprattutto Montezemolo e Cattaneo dovrebbero mantenere posizioni di vertice, come richiesto dai nuovi azionisti, a titolo di garanzia per il proseguimento del track record. Montezemolo, alfiere del made in Italy, verrebbe confermato alla presidenza; a sua volta Cattaneo diventerebbe vicepresidente con alcune deleghe, avendo al fianco Gianbattista La Rocca, attuale managing director. Un vertice di garanzia della continuità. Naturalmente anche la prima linea manageriale verrebbe confermata.
GLI OBIETTIVI
Nella nuova governance, il consiglio sarà formato da 7 a 13 membri. La maggioranza sarà indicata dal fondo americano ma ai rappresentanti dei soci italiani, finché figurano nella compagine sociale, spettano alcuni poteri di veto attinenti l'italianità di Italo. D'altro canto, comunque Gip intende mantenere l'identità della società nata con le insegne di Ntv per non disperdere il valore dell'investimento. E da qui avviare la nuova fase fondata sull'internazionalizzazione. Il mercato del trasporto ferroviario verrà aperto in Europa nel 2020 e Italo targata Gip punta a entrare in alcuni paesi dove il traffico ferroviario è molto fiorente.
La ex Ntv è nata a dicembre 2006 da Montezemolo, Della Valle, Punzo, Giuseppe Sciarrone con il supporto del banchiere Pierfrancesco Saviotti. Subito dopo si è aggregata Intesa con il 20%. L'avvio dell'operatività è slittata, però da luglio 2011 ad aprile 2012 anche per l'ostruzionismo delle Fs. Oggi Italo opera con una flotta di treni composta da 25 Agv 575 ad altissima velocità, fino a 360 Km/h e 17 nuovi Italo EVO costruiti da Alstom, di cui 4 già in servizio da dicembre 2017. Il piano di consegne si realizzerà nel 2018 in anticipo di sei mesi, garantendo 88 servizi giornalieri. Oggi invece sono 68 viaggi giornalieri collegando 19 stazioni di 14 città italiane integrando il suo network con Italobus.
Sul piano delle performance l'avvento di Cattaneo alla guida dal 2015 (con uno stacco di un anno 2016-2017 per Tim) è servito a compiere un turnaround a razzo. Nel 2017 i ricavi sono stati 454,9 milioni, l'ebitda 155,7 milioni e 13 milioni i passeggeri trasportati. Nel piano industriale fatto per l'ipo, al 2021 è previsto un ebitda del 28,8% rispetto ai ricavi: il margine supererà il 30%.