L'AQUILA La contestazione di incompatibilità nei confronti del governatore Luciano D'Alfonso, proclamato senatore lo scorso 23 marzo, è demandata al plenum del consiglio regionale. Lo ha deciso ieri la Giunta abruzzese per le elezioni, le ineleggibilità e le immunità, dopo un dibattito fiume (4 ore), contrassegnato da momenti di grande tensione. Lo scontro politico è ai massimi livelli: l'opposizione alza i toni della critica; il presidente ha trasmesso un documento di otto pagine in cui, sostanzialmente, ha confermato la sua volontà di scegliere solo «una volta completati tutti i passaggi istituzionali».
Una nota di cui la giunta per le elezioni ieri ha preso atto: «La maggioranza dei capigruppo hanno dichiarato Sandro Mariani, Lucrezio Paolini, Maurizio Di Nicola e Lorenzo Berardinetti - ha deliberato di demandare all'intero consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 20 comma 4 del regolamento interno di funzionamento del consiglio, la decisione sul procedere o meno alla contestazione dell'incompatibilità». Tutto ruota attorno alla condizione di D'Alfonso: le cause di incompatibilità sussistono già all'atto della proclamazione come parlamentare o dopo la convalida? Il presidente ha articolato una nota con autorevoli interpretazioni giuridiche in materia, corredata anche da un curioso cenno alla mancata convalida dell'elezione a deputato di Garibaldi e Mazzini (1866). «Nonostante il parlamentare entri nell'esercizio delle proprie funzioni con la proclamazione ha scritto -, l'assunzione della carica si perfeziona con il giudizio di convalida». E ancora: «Il rilievo delle cause di incompatibilità può farsi valere solo quando lo status di parlamentare si è consolidato con la convalida». Alla luce di ciò, D'Alfonso ribadisce che sceglierà «dopo che sia stata procedimentalizzata e istruita compiutamente la convalida». In più, «nel rispetto dell'ordinamento regionale», il governatore sostiene che le «dimissioni pretese da un dibattito assembleare viziato e interessato da ragioni di parte comporterebbero, prima che si abbia la certezza della nomina a senatore, lo scioglimento della giunta e del consiglio senza che esista una frattura con la maggioranza consiliare».
LE CRITICHE
Feroci le critiche dell'opposizione. Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia, definisce il documento «una litania di otto pagine in cui il presidente D'Alfonso, anteponendo vergognosamente i propri interessi personali al regolare funzionamento dell'assemblea regionale, si arrampica con le unghie agli specchi per continuare a mantenere i piedi su due staffe». «La Giunta ha proseguito Sospiri - col voto contrario delle opposizioni, ha deciso oggi che attualmente le due cariche di D'Alfonso non sarebbero incompatibili, ma questo non cambia la nostra posizione. Su questo obbligo normativo saremo irremovibili e ferrei, porteremo la battaglia in Consiglio». «Un atteggiamento di prepotenza istituzionale paradossale e in spregio della democrazia hanno detto i consiglieri del M5S, Sara Marcozzi, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari, Gianluca Ranieri e Riccardo Mercante -Un atto di equilibrismo istituzionale che vede conniventi tutti i capigruppo di maggioranza. Astenuti il presidente del Consiglio Di Pangrazio e Mario Olivieri. Ancora una volta la maggioranza pone la carriera politica del presidente davanti agli interessi della comunità. Ciò anche in totale spregio del parere degli uffici legislativi. Siamo davanti alla scena più triste nella storia democratica d'Abruzzo: un'intera regione tenuta in ostaggio dalla carriera di un uomo».