TERAMO «La politica del torcicollo offende non solo me, ma i tanti giovani, lavoratori e professionisti che hanno accettato di candidarsi per la prima volta». Il richiamo da parte dei civici di centrodestra alla scarsa discontinuità con la precedente amministrazione espressa dalla sua investitura ad aspirante primo cittadino suscita questa reazione in Giandonato Morra. Il candidato designato da Fratelli d'Italia, Forza Italia, Futuro in e movimento "Oltre" non si dice stupito dalla decisione annunciata da "Al centro per Teramo" e "Azione politica" di correre da soli o comunque al di fuori dello schieramento dei partiti tradizionali nelle elezioni comunali del 10 giugno. «Avevo intuito qualcosa già nei giorni scorsi», osserva Morra, «non si può dire che si sia trattato di un fulmine al ciel sereno». Nessuna sorpresa, insomma, né tanto meno ripensamenti da parte del coordinatore regionale di Fratelli d'Italia che, al di là del «dispiacere umano più che politico» per la posizione assunta dai gruppi guidati dal consigliere regionale Mauro Di Dalmazio e dall'ex assessore Rudy Di Stefano, annuncia: «Continuerò a lavorare per il mio progetto». A restare sullo stomaco al candidato è proprio la contestazione mossa dai civici scissionisti sulla mancata rottura con il vecchio sistema di gestione del Comune, sfociato nella caduta dell'amministrazione, e con chi ne è stato protagonista. Morra, in pratica, secondo "Al centro per Teramo" e "Azione politica" ha abbracciato il modello da loro apertamente contrastato dopo essere usciti dalla maggioranza. «Io guardo avanti», replica Morra, «mentre i civici continuano a essere rivolti al passato». Per questo, insomma, i gruppi che fanno capo a Di Dalmazio e Di Stefano soffrirebbero di quel «torcicollo politico» offensivo della «maggioranza silenziosa» dei teramani che vuole ripartire e costruire un nuovo percorso dall'11 giugno in poi. «Ho incontrato diversi candidati delle nostre liste», sottolinea Morra, «sono persone orgogliose di rappresentare la loro città, ci sarà anche qualcuno che proviene dall'esperienza passa ma se devo cancellare tutti, allora la prossima volta mi candido a Mantova». A fugare dubbi sul rischio di condizionamenti dovrebbe essere, secondo Morra, anche un tratto evidente del suo carattere. «Non sono mai stato accomodante», tiene a precisare, «nel mio partito mi sono battuto contro i titani».
Il candidato ricorda i suoi trascorsi come assessore regionale «quando ho lavorato tantissimo con la Cgil senza farmi imbrigliare da programmi e idee della giunta». Morra cita anche la recente esperienza del suo gruppo consiliare, che per primo ha abbandonato la maggioranza, e il palese distacco dall'amministrazione poi caduta. «Se quelli che mi hanno avuto contro decidono di votarmi», scandisce, «fanno un bell'atto di coraggio». La sua designazione, insomma, sarebbe tutt'altro che il frutto di accordi sotto banco o giochi di palazzo. «Il cappello me lo mette in testa solo chi ha buone idee per la città», conclude, «continuo a essere un servitore di Teramo». Resta comunque da verificare l'appoggio a Morra da parte della Lega che, nonostante la riapertura delle trattative con i potenziali alleati già schierati, non ha ancora preso una posizione definitiva. Il deputato e coordinatore regionale Giuseppe Bellachioma affronterà la questione oggi a Roma con Giancarlo Giorgetti, capogruppo del Carroccio alla Camera e secondo solo a Matteo Salvini. «Dobbiamo valutare bene se l'operazione su Morra», spiega il parlamentare rosetano, «garantisce quella discontinuità che abbiamo sempre chiesto». Detta così la Lega è più vicina all'orientamento dei civici. Bellachioma non nega la «maggiore simpatia» per l'iniziativa dei gruppi scissionisti, ma rappresenta un partito che dovrà trattare con gli alleati anche per la Regione e altri comuni importanti, per cui prima di rompere ci penserà.