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Data: 28/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Di Matteo sfrattato dal suo ufficio «E' stato D'Alfonso»

«Sfrattato dal proprietario della Regione Abruzzo». L'ex assessore regionale Donato Di Matteo ha accolto con questo cartello i giornalisti da lui invitati ieri mattina alla sede del consiglio regionale, in piazza Unione, per raccontare la sorpresa del giorno, per lui amara: «Sono salito al quarto piano e non mi è stato possibile accedere al mio ufficio: ho saputo che di prima mattina era stato il governatore Luciano D'Alfonso in persona a chiudere la mia stanza a chiave». Solo dopo aver minacciato di chiamare i carabinieri, Di Matteo è riuscito a farsi riaprire l'ufficio da un collaboratore della segreteria del governatore. «Sono incredulo - ha riferito ai cronisti -. Avevo concordato con Enzo Del Vecchio che avrei sgomberato l'ufficio in serata e che da lunedì mi sarei trasferito al piano superiore. Evidentemente D'Alfonso aveva fretta di riprendersi questi spazi - ha aggiunto Di Matteo -. Lo stesso Del Vecchio mi ha informato che si è trattato di una iniziativa del presidente».
LA LETTERA
Ma proprio Del Vecchio, segretario particolare di D'Alfonso, ha poi diffuso una nota per spiegare le ragioni dello sfratto: «L'impellente necessità di dover disporre di un adeguato numero di stanze da destinare alla sistemazione del personale della Presidenza, oggi presente nell'ufficio di viale Bovio... ha reso opportuno nella giornata odierna rendere nella disponibilità della Presidenza della regione le stanze al quarto piano di piazza Unione...». Insomma, la stanza di Di Matteo serviva con urgenza e a dispetto dell'accordo stabilito sui tempi del trasloco, D'Alfonso è passato all'azione. «E' venuto prestissimo, ha chiuso la porta a chiave e se n'è andato - così ha ricostruito Di Matteo, davanti a un tavolo di scatoloni -. Già me lo immagino a sorridere nel suo ufficio...Uno che riparte apposta da Roma per fare quello che ha fatto si commenta da sè. Lo conosco da 30 anni, con lui ho condiviso mille battaglie politiche e campagne che ci hanno sempre visti tra gli eletti ma D'Alfonso continua a vedermi come un nemico, un ostacolo. E' una cosa che non mi spiego, lui è diventato governatore e senatore, io resto un umile cittadino di montagna».
Ma nei fatti quello di ieri è solo un capitolo in più nella querelle tra ex assessore e governatore. Alla sua festa per i 60 anni, giorni fa, Di Matteo aveva preso a bersaglio D'Alfonso con una serie di critiche in merito al suo operato come presidente in Regione e come uomo di partito, attribuendogli responsabilità dell'amaro risultato alle ultime Politiche. Concetti che Di Matteo ha riaffermato ieri, commentando lo sgarbo dello sfratto istituzionale. E ha infine rivolto un invito a D'Alfonso: «Gli dico che si deve dimettere e ai consiglieri di cui lui ama circondarsi dico di trovarsi un lavoro - ha dichiarato Di Matteo, andando oltre nel ragionamento -: lui dice che vuol restare senatore e governatore per riorganizzare un partito e un centrosinistra più forti quando invece dovrebbe lasciar governare chi deve. In realtà mantiene le due poltrone per continuare a fare quello che vuole. Il mio prossimo atto - ha concluso - sarà votare la decadenza di D'Alfonso che non può giocare con le istituzioni».

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