L'AQUILA - È su trasporti e sanità che si gioca la tenuta della coalizione di centrosinistra che guida la Regione Abruzzo, che ha già subito uno scossone dopo le elezioni politiche del 4 marzo, con le dimissioni dei due assessori Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo, e che ha fatto registrare un nuovo scontro interno con un feroce botta e risposta tra il neo deputato Camillo D'Alessandro e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, entrambi del Partito democratico, sulla gestione dei servizi minimi del trasporto pubblico locale.
Il vice presidente della Regione, l'aquilano Giovanni Lolli, indicato dal centrosinistra per gestire il difficile post Luciano D'Alfonso, il governatore-senatore del Pd che ancora non decide il suo futuro politico, avrà un altro degli incontri con i "ribelli" della coalizione per tessere la tela del ricompattamento e del rilancio della maggioranza.
In questa strategia non lo aiuterà certo l'altra pericolosa e centrale questione che cova sullo sfondo, anzi che ieri è piombata nell'attualità stringente: l'incompatibilità del governatore D'Alfonso, il cui destino parlamentare influenzerà la data delle elezioni, nel prossimo autunno, oppure a scadenza naturale, nella primavera del prossimo anno. La Conferenza dei capigruppo, costituita in Giunta per le elezioni, le ineleggibilità, le incompatibilità e le immunità, riunita ieri non senza tensioni per la presenza di molti consiglieri che hanno fatto capolino pur senza esserne componenti, ha stabilito che "non sussiste ancora l’incompatibilità", rimandando tuttavia la decisione definitiva al Consiglio regionale convocato il prossimo 3 maggio per la complessa vicenda.
La maggioranza di centrosinistra, tra le polemiche delle opposizioni che hanno invocato un provvedimento di contestazione nei confronti di D'Alfonso, ha chiarito che il doppo ruolo dovrà decadere solo dopo la convalida da parte della Giunta per il regolamento del Senato, "l'unico organismo che può dare la certezza giuridica e quindi ufficiale dello status di senatore".
Un voto in cui la coalizione che governa, però, non è apparsa del tutto monolitica, con le assenze di Mario Mazzocca di Liberi e uguali e del neo assessore Giorgio D'Ignazio di Civica popolare, che ha sostituito Gerosolimo nell'esecutivo, e l'astensione di Mario Olivieri di Abruzzo civico, insieme a Gerosolimo e Di Matteo da sempre spina nel fianco della maggioranza.
Oggi Lolli, chiamato a ricucire gli strappi e a traghettare l'Ente al voto da quanto il governatore opterà per il Senato, avrà un altro confronto: così almeno lascia intendere dalle poche dichiarazioni che rilascia ad AbruzzoWeb: "Ci vediamo con un gruppo di persone e vediamo, me ne sto occupando man mano che faccio il mio lavoro, per il quale sono pagato", taglia corto.
"La decisione della Giunta per le elezioni? Neanche lo sapevo - aggiunge - immagino stiano aspettando la procedura del Senato, c'è una gerarchia da rispettare, immagino sia questo l'argomento. Il Senato è sovraordinato alla Regione, ma sinceramente non so dire altro".
Alla Giunta per le elezioni regionale, di cui fanno parte i capigruppo e i componenti dell'Ufficio di Presidenza, si sono presentati ieri anche Pietro Smargiassi e Domenico Pettinari del Movimento cinque stelle, e Mauro Febbo di Forza Italia, tutti consiglieri non componenti dell'organismo ma protagonisti della scena politica, a dimostrazione del crescente pressing delle opposizioni per tornare il prima possibile al voto, sfruttando il vento nazionale che tira a favore di centrodestra e M5s.
La Giunta, convocata dal presidente del Consiglio Giuseppe Di Pangrazio, era chiamata ad esprimersi sulle condizioni di incompatibilità del governatore, che ha presentato un parere legale, redatto, tra gli altri, dal prof Vincenzo Cerulli Irelli, in cui si affermava "la mia volontà di esercitare il diritto di opzione tra le due cariche una volta completati tutti i passaggi istituzionali e dopo che sia stata istruita compiutamente la convalida da parte della Camera competente nei modi e nei tempi stabiliti dalla normativa in materia".
Una memoria di 8 pagine in cui D'Alfonso ricorda come colui che viene eletto in Parlamento, "entro trenta giorni dalla proclamazione è tenuto a trasmettere alla Giunta l'elenco di tutte le cariche e gli uffici ricoperti".
È quest'ultimo organismo del Senato a stabilire i tempi, visto che è dopo la sua deliberazione che il senatore deve optare la scelta.
Il rischio da evitare, è scritto poi nel documento, è che "il consigliere eletto in Parlamento non potrà riassumere il ruolo regionale con l'assurda conseguenza di essere escluso da entrambi i mandati", qualora un consigliere eletto in Parlamento venga "dichiarato decaduto dell'aula del ramo del Parlamento di appartenenza per mancata convalida".
A votare a favore dell’assenza dell’incompatibilità, come prevedibile, i capigruppo del Pd, Sandro Mariani, di Centro democratico, Maurizio Di Nicola, di Regione Facile, Lorenzo Berardinetti, e dell’Italia dei Valori, Lucrezio Paolini, che secondo quanto appreso avrebbe espresso il voto, su delega, anche degli assenti Mazzocca e D'Ignazio. A sostenere, invece, la tesi della decadenza immediata, sono stati i capigruppo di Forza Italia Lorenzo Sospiri, del Movimento cinque stelle Sara Marcozzi, di Abruzzo futuro Mauro Di Dalmazio e di Sinistra italiana Leandro Bracco.
La Giunta ha poi preso atto delle dimissioni del consigliere del Pd Camillo D'Alessandro, che ha lasciato l'Emiciclo dopo essere stato eletto alla Camera dei deputati.
Sui trasporti, intanto, è scontro per la delibera approvata nel dicembre scorso dal governo regionale sui servizi minimi del trasporto pubblico locale. Il provvedimento, che deve completare l'iter di approvazione passando prima in Commissione e poi in Consiglio, è osteggiato dal consigliere Pierpaolo Pietrucci, che dopo aver partecipato all'assemblea della Filt Cgil, nei giorni scorsi, ha parlato senza mezzi termini di un una "delibera che penalizza le aree interne".
Secondo il sindacato, la riorganizzazione del trasporto pubblico significherà una decurtazione di 3 milioni di euro di contributi pubblici sulle tratte delle aree interne, che in questo modo subirebbero un taglio di 900mila chilometri, con il conseguente affidamento ai privati delle tratte L'Aquila-Roma e L'Aquila-Avezzano, che verrebbero trasformate da servizio essenziale a servizio commerciale con il passaggio dalla Tua spa alla Sangritana.
Non si è fatta attendere la replica del neo deputato D'Alessandro, fino a qualche settimana fa consigliere regionale delegato ai Trasporti: "Ti stai facendo protagonista di un teatrino in nome di ciò che temo tu non conosca", ha scritto in un lungo post su Facebook in risposta ad una lunga nota pubblicata da Pietrucci sullo stesso social, "non puoi pensare di tenere in ostaggio la Regione".
Sulla sanità, infine, lo scontro è sulla localizzazione della centrale unica del 118: il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi ha denunciato lo "scippo" da parte del Pd, che vorrebbe localizzarla all'aeroporto d'Abruzzo di Pescara. L'assessore Silvio Paolucci ha spiegato che le delibere di Giunta sono due, una per la sede dell'Aquila e una per quella di Pescara. Schermaglie? Non solo, visto che a difesa delle aree interne, anche sulla sanità, si è spesso battagliato e si battaglia ancora anche nello stesso centrosinistra.