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Data: 28/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Da impiegati a controllori» Ma all'Atac nessuno accetta. I dipendenti amministrativi sono 1.216. Neanche uno ha voluto cambiare mansione. Eppure, da qui ai prossimi mesi, la partecipata del Campidoglio in profondo rosso dovrà comunque trovare quasi 400 impiegati da riconvertire a mansioni operative. I vertici di via Prenestina dovranno probabilmente passare ai trasferimenti diretti per rispettare quanto scritto nel piano industriale

«Qualcuno ha voglia di fare il controllore?», ha chiesto l'Atac ai suoi 1.216 dipendenti (su oltre 11 mila...) che da anni svolgono mansioni impiegatizie. Risposta: un silenzio assordante. C'era da aspettarselo, forse. Nessuno ha voglia di abbandonare il comfort della scrivania per salire su un bus e dare la caccia ai famigerati portoghesi, quelli che viaggiano sui mezzi pubblici romani senza sborsare un centesimo. Eppure, da qui ai prossimi mesi, la partecipata del Campidoglio in profondo rosso dovrà comunque trovare quasi 400 impiegati da riconvertire a mansioni operative. Perfino i sindacati interni, solitamente agguerriti, avevano dato il proprio via libera all'operazione, almeno le sigle principali. Ma di volontari, tra gli impiegati, non ce ne sono. Ecco perché, a questo punto, i vertici di via Prenestina dovranno probabilmente passare ai trasferimenti diretti per rispettare quanto scritto nel piano industriale consegnato ai giudici fallimentari che seguono la procedura del concordato.
TERMINI SCADUTI
Con le buone, non si è fatto avanti nessuno. La call interna era stata pubblicata il 10 aprile scorso: la municipalizzata dei trasporti aveva chiesto ai propri impiegati di farsi avanti spontaneamente. Lo stesso invito era stato rivolto anche agli ausiliari della mobilità che non lavorano più in prima linea, i cosiddetti «imboscati», come li chiamano certi sindacalisti, gente che da contratto dovrebbe passare il turno al volante di un bus o nella cabina di guida di un treno, ma che di fatto lavora in ufficio come un travet qualsiasi. Per incentivare i cambi di mansione, l'Atac aveva anche assicurato che non avrebbe ritoccato al ribasso gli stipendi. Non è bastato: i termini per presentare le auto-candidature sono scaduti la settimana scorsa e nel quartier generale di via Prenestina non è arrivata nemmeno una proposta.
LE CONTROMISURE
Un risultato non proprio inaspettato, ai vertici dell'Atac, che già preparano le contromosse. Perché il piano industriale contrattato con i sindacati va rispettato e lì c'è scritto che «la riconversione verso attività dirette di supporto all'esercizio» deve interessare «almeno 400 lavoratori a tempo pieno» e che è previsto «l'incremento strutturale di 100 risorse» da impiegare come controllori. Insomma, un modo per reclutare i nuovi verificatori va trovato e anche alla svelta. Se non ci sono volontari, potrebbero arrivare presto gli ordini di servizio. La lotta all'evasione, del resto, oggi può contare su un plotone di 300 uomini appena. Pochi, per arginare un tasso di evasione tra i più alti d'Europa: il 25% dei passeggeri, a Roma, ha il vizio di non pagare il biglietto. Qualcosa, negli ultimi mesi, è stato fatto, basta pensare che fino a un anno fa erano a malapena in 200 a occuparsi delle verifiche. Ma per tirare fuori l'Atac dalla palude degli sprechi e dei conti in rosso ne servono molti di più.
IL PASSIVO
L'ultimo bilancio è stato approvato ieri dal Cda e dice che nel 2017 la società comunale ha registrato perdite per 120 milioni di euro (nel 2016 il passivo era di 212,7 milioni), mentre il patrimonio netto resta negativo e scivola a -170 milioni. L'ultimo trimestre dell'anno passato, dopo il cambio del management, è stato in positivo. Il grosso delle perdite riguarda accantonamenti e svalutazioni: solo per via del contenzioso con l'Ama sulla Tari, l'azienda dei trasporti ha dovuto svalutare circa 30 milioni di euro. Ora il documento, già trasmesso in Campidoglio, verrà votato dall'Assemblea dei soci.

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