TERAMO Il Pd si è espresso. Ha scelto Gianguido D'Alberto come candidato sindaco da appoggiare nelle elezioni del 10 giugno. È il verdetto reso dal referendum che ieri, dalle 8 alle 20, ha chiamato alle urne nella sede Dem di corso De Michetti circa 700 iscritti. Alla convocazione, però, hanno risposto in molti meno. A seggio chiuso sono risultati appena 201 i votanti, ben al di sotto della quota 400 che il garante elettorale del partito Renzo Di Sabatino aveva indicato alla vigilia come soglia soddisfacente di partecipazione al voto. Il risultato non è considerato comunque deludente dal partito, alla luce del fatto che al congresso provinciale di ottobre, quando la battaglia fu molto più intensa e sentita, si presentarono al seggio la metà dei tesserati. Resta, comunque, il risultato. D'Alberto ha incassato 185 voti, distaccando Cavallari che si è attestato a 101. Completano il quadro le quattro schede bianche e una nulla. Il pronunciamento degli iscritti, per quanto limitato, basta e avanza a spingere il Pd verso l'alleanza civica messa in piedi da D'Alberto. Il candidato incassa e ringrazia la base Dem. «Ha scelto di convergere su una proposta che vuole rappresentare una reale alternativa a quel modello Teramo che ha relegato questa città al ruolo di Cenerentola», afferma, «e ora di mettersi a lavorare a testa bassa per il rilancio della nostra città». D'Alberto annuncia che dalle prossime ore riallaccerà i fili del discorso «per definire gli ultimi aspetti di un programma che dovrà necessariamente avere la più ampia condivisione di quella coalizione civica che mi sostiene». La porta resta aperta. «Siamo sempre disponibili ad ulteriori sintesi», fa sapere il candidato, «in un percorso che vuol essere inclusivo ma nel rispetto di un programma di chiara discontinuità». È quello che spera anche il Pd. Cavallari, però, non ci pensa nemmeno a fare un passo indietro. Il candidato sconfitto prende atto del risultato ma annuncia: «La mia scelta l'ho fatta tempo fa e continuo per la mia strada, un impegno civico, dalla parte dei cittadini, con i cittadini». Non molla, anzi rilancia. «Le logiche partitocratiche, le liti, gli scambi, non fanno per me», spiega, «e ammetto di aver tirato un sospiro di sollievo alla notizia del risultato interno al Pd». Poi un chiaro riferimento alla sua uscita dal partito. «Ognuno per la sua strada», spiega, «come già delineata oltre quattro anni fa». Per Cavallari, tra l'altro, l'abbondanza di candidati sindaco non è fatto un male. «Ci vedo invece un aspetto molto positivo», conclude, «sicuramente uno stimolo maggiore per i cittadini ad interessarsi alla rinascita della nostra città: il vero nemico della buona amministrazione sono disinteresse, distacco e rassegnazione».