TERAMO La consultazione interna al Pd su chi sostenere tra D'Alberto e Cavallari, e il ritorno all'ovile (ovvero nella coalizione di centrodestra) della Lega, sembrano aver definito il quadro dei candidati a sindaco di Teramo. Sembrano, ma non è detto che sia così. Perché negli ambienti politici cittadini si vocifera di un paio di movimenti ancora in atto che potrebbero produrre una riduzione degli aspiranti primi cittadini. Viene dato per probabile che il Popolo della Famiglia, che ha annunciato una lista con Simona Lupi candidata a sindaco, confluisca nella coalizione di centrodestra che sostiene Giandonato Morra. E c'è chi ipotizza che Mauro Di Dalmazio possa convergere, con le due civiche che lo sostengono, su Giovanni Cavallari. Fantapolitica? Si vedrà. Una cosa è certa: si parte da un quadro così frammentato che il ballottaggio appare praticamente certo. A Teramo non è una novità. È stato necessario il secondo turno anche quattro anni fa, quando i candidati a sindaco erano sette e le liste 15 ma sia il centrodestra che il centrosinistra targato Pd erano più forti di oggi e il Movimento 5 Stelle molto più debole. Difficile immaginare che quest'anno possa esserci una dispersione di voti minore, sebbene l'esito del 2014 dica chiaramente che essere "piccoli" non paga. Quattro anni fa, al primo turno, dietro il 49,77% di Maurizio Brucchi e il 25,12% di Manola Di Pasquale gli altri cinque candidati a sindaco insieme racimolarono il restante 25% dei consensi: Fabio Berardini dei 5 Stelle l'8,26%, il civico Gianluca Pomante il 7,65%, la civica di sinistra Graziella Cordone il 4,07%, Berardo Rabbuffo il 2,56% e Giorgio Giannella il 2,54%.Un'analisi delle forze in campo alla vigilia della presentazione delle liste (il termine è il 12 maggio alle 12) indica inevitabilmente Morra, e quindi il centrodestra, ancora favoriti. Morra può già contare su cinque liste sicure, ovvero le tre dei partiti (Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega) e due civiche (Futuro In e Oltre), che potrebbero diventare sei con il Popolo della Famiglia. Il quasi 50% di quattro anni fa, tuttavia, appare obiettivo irraggiungibile visto il distacco dall'area di alcuni pezzi non di poco conto (il gruppo di Di Dalmazio e quello di Dodo Di Sabatino) della coalizione di allora. Più ragionevole pensare a Morra intorno al 40% e dunque a un ballottaggio, nel quale il rivale potrebbe essere Cristiano Rocchetti dei 5 Stelle (destinati a migliorare di molto l'8% di quattro anni fa) o uno tra D'Alberto, Di Dalmazio e Cavallari. Gianguido D'Alberto ha dietro una piccola armata civica (quattro movimenti, che a quanto pare diventeranno altrettante liste) e, da sabato sera, il Pd "ufficiale". Tuttavia le incognite per l'ex capogruppo Pd sono diverse, dall'effettiva forza delle sue civiche all'effettivo sostegno che gli elettori Dem daranno a un fresco fuoriuscito dal partito tra i cui alleati ci sono soggetti (su tutti Teramo 3.0) che sul Pd hanno sparato a zero fino a ieri. Altro nodo da sciogliere a giorni: l'area ex Ncd di Paolo Tancredi sosterrà davvero Cavallari? Risulta infatti che diversi "tancrediani" di ferro si candideranno con il centrodestra.Al momento le liste in campo potrebbero essere 17 o 18, dipende se a sostegno di Cavallari ce ne sarà una o due. Moltiplicando per 32 candidati a lista, si arriva a 544 o 576 aspiranti consiglieri. Considerando che la popolazione attuale di Teramo è di 54.400 abitanti, siamo intorno a un candidato consigliere ogni cento abitanti. Segno di vitalità e di rinnovato interesse per la politica, come dice qualcuno? È lecito nutrire fortissimi dubbi.