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Data: 30/04/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali, nel Def 6,3 miliardi aumenti da 85 euro al mese

ROMA Finora gli aumenti li hanno visti davvero solo i dipendenti delle amministrazioni centrali, che se li sono trovati nello stipendio di marzo. Per la scuola, il cui contratto è stato firmato in via definitiva pochi giorni fa, gli scatti arriveranno a maggio; sono invece ancora in attesa dell'ultimo passaggio formale i lavoratori di Regioni e Comuni e quelli della sanità. Eppure il triennio a cui si riferiscono questi rinnovi contrattuali pubblici si avvia già a chiudersi e dal 2019 se ne aprirà un altro. E si ripartirà daccapo.
IL PERCORSO
Toccherà al nuovo governo avviare la trattativa con i sindacati ma intanto quello uscente ha tenuto conto di questa scadenza nel Documento di economia e finanza. Non però prevedendo formalmente la necessaria spesa, perché il documento è a legislazione vigente ovvero fotografa gli impegni finanziari già assunti; ma ipotizzando comunque in una specifica sezione, quella delle politiche invariate, un'ipotesi tecnica di rinnovo. Questo esercizio è richiesto dalle regole contabili italiane ed europee, in modo che il quadro delle previsioni risulti più realistico: vanno messe in conto quelle uscite che pur non ancora definite da una legge sono altamente prevedibili in quanto rispondono ad una prassi consolidata. Ed in effetti dopo la fine del blocco eccezionale deciso nel 2010, sottoscrivere i contratti pubblici dovrebbe tornare a far parte della normalità.
Il punto di partenza indicato nel testo è «il tasso medio di crescita delle retribuzioni stimato per il periodo 2014-2018». Ecco così che sul tavolo, sempre in via ipotetica, ci sono per il triennio 2019-2021 circa 6,3 miliardi: 910 milioni il primo, 2.104 il secondo e 3.261 il terzo. Quest'ultimo è l'importo che poi dovrebbe essere considerato a regime anche per gli anni seguenti. Si tratta di una somma confrontabile con i 2.850 milioni a regime del triennio 2016-2018: considerando che nel frattempo è aumentata la massa su cui calcolare le retribuzioni il risultato potrebbe essere un aumento più o meno analogo, ovvero 85 euro al mese medi (circa il 3,5 per cento). La differenza starebbe però nella sequenza temporale. Lo stesso Def prevede infatti a partire dal mese di aprile 2019 l'erogazione dell'indennità di vacanza contrattuale - questa inclusa anche nella legislazione vigente in quanto prevista dalla normativa - durante la prevedibile fase di trattativa, mentre dal 2020 inizierebbero a scattare gli aumenti retributivi. Naturalmente gli importi effettivi dipenderanno anche dalle condizioni in cui si svolgerà la trattativa e da fattori quali l'andamento dell'inflazione.
LA PARTITA
Per il triennio 2016-2018 invece i dipendenti hanno avuto gli incrementi, naturalmente con gli arretrati, solo quando l'ultimo anno era già iniziato (e finora soltanto una parte di loro, come si è visto). Questo slittamento temporale ha anche avuto degli effetti favorevoli sui conti pubblici del 2017: tracciando il consuntivo dello scorso anno il Def rileva infatti che proprio a causa della mancata sottoscrizione dei contratti si è avuto un risparmio di 2,2 miliardi, che naturalmente saranno recuperati nel 2018. Sempre quest'anno incideranno peseranno sui conti altre misure già decise, al di la dei rinnovi contrattuali: si tratta del riordino delle carriere per forze di polizia, militari e Vigili del fuoco, delle assunzioni in deroga nelle amministrazioni centrali, dell'aumento dell'organico dell'autonomia nella scuola e della stabilizzazione del personale precario in particolare negli enti territoriali.

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