Il Sindacato e, in particolare, la Uil sono, in piccolo, lo specchio della società. Nella recente competizione elettorale, i nostri iscritti hanno votato suddividendosi, più o meno pariteticamente, tra le tre forze in campo e non ci hanno mai dato mandato a occuparci, per loro, dei rapporti con la politica. Né abbiamo alcuna intenzione di farlo. Noi abbiamo solo bisogno di un Governo al quale sottoporre le nostre rivendicazioni e le nostre proposte. Vogliamo confrontarci e non fare alleanze: questa è la nostra impostazione ed è anche la nostra forza.
Quando l'Aran si deciderà a pubblicare i risultati delle elezioni per il rinnovo delle Rsu nel pubblico impiego sarà chiaro a tutti che il Sindacato confederale tiene e che la Uil è in forte crescita. Lo testimoniano già i risultati ottenuti nelle grandi aziende private e il costante aumento degli iscritti.
Nonostante le presunte debolezze a cui qualcuno continua a far cenno, i fatti parlano di un diffuso radicamento. La ragione è semplice: il Sindacato è capace di dare risposte ai problemi quotidiani delle persone che rappresenta. Noi stiamo, fisicamente, tra la gente, nelle fabbriche, nei luoghi di lavoro e persino nei territori. In uno dei tanti paesi della nostra Penisola, si può essere certi di trovare una parrocchia, una stazione dei carabinieri e una piccola sede sindacale o di un Patronato o di un Caf.
Inoltre, siamo stati capaci di recuperare spazi contrattuali anche nel confronto con i Governi: le prime modifiche alla legge Fornero sulle pensioni e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego ne sono la prova. E appena si insedierà il nuovo esecutivo partiremo con una campagna per la riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati, altrimenti non ci saranno risorse per i consumi e l'economia non ripartirà. Un fisco più leggero, salari e pensioni più pesanti sono, in realtà, precondizioni per ridare fiato alle imprese, per rilanciare l'occupazione e per gettare i semi di una crescita duratura.
Insomma, nonostante la propaganda dei nostri detrattori, qualche problema lo risolviamo e qualche soluzione pratica la troviamo. La nostra gente lo comprende, lo sperimenta e ci rinnova la fiducia, tutti, compresi i pensionati che siamo orgogliosi di rappresentare.
I giovani e i nuovi lavori. È la questione più delicata. Siamo consapevoli che, in molti di questi casi, non si tratti del classico lavoro dipendente. Così come è evidente che molte piattaforme digitali pratichino una sorta di caporalato 4.0. Il fenomeno è molto complesso, è inarrestabile e, proprio per questo, va regolamentato. Noi abbiamo una categoria, la Uiltemp, formata da giovani e giovanissimi, che si occupa di questi problemi e, in alcune situazioni, stiamo ragionando proprio su forme contrattuali per la copertura sanitaria, previdenziale e assicurativa.
Resta un dato di fatto: ai giovani serve lavoro stabile e questo non si crea per decreto, ma con investimenti pubblici e privati in infrastrutture materiali e immateriali. Piaccia o no, questa è la realtà con cui bisogna fare i conti. Al di là delle ideologie, nel rispetto dei valori e delle persone.
(*) Segretario generale Uil