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Pescara, 24/11/2024
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Data: 04/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Regione, i distinguo di Lolli. Il vice presidente della giunta regionale non rompe «Ma sulle nomine ho i miei distinguo»

L'AQUILA Ricondurre tutto «a una diatriba tra me e D'Alfonso è quantomai riduttivo». Il tema, secondo Giovanni Lolli, è un altro: «Vedo un tentativo del Pd, nazionale e locale, di autoassolversi. Non credo all'idea di un partito che ha indovinato tutto e alla gente che invece non ha capito. È un'analisi sbagliata». Il vice presidente della giunta regionale nega rotture con il governatore: continuerà a coordinare il tavolo politico della maggioranza, ma non mancano i distinguo.
Lolli, corrisponde al vero la notizia di una rottura con D'Alfonso?
«Assolutamente no. I problemi, la crisi, la condizione del lavoro, non hanno trovato risposta nelle tante cose, pur buone, che abbiamo fatto. Io parto da qui. Nel partito, invece, prevale un'idea diversa, un'autoassoluzione. Non è Luciano D'Alfonso il problema, anzi, lui è stato uno dei più aperti. Ritengo che dobbiamo dare discontinuità, il segnale di aver compreso la tortorata».
In che modo?
«Senza rinnegare le cose ottime fatte, ma correggendo l'azione politica. Ascoltando più la gente, in primis. E poi affrontando i problemi concreti. Vale in Italia e in Abruzzo».
Dunque continuerà a coordinare il tavolo politico?
«Assolutamente sì, non è questo il problema».
E i rapporti con D'Alfonso?
«Nei suoi confronti ho stima e, se mi permette, anche gratitudine: non sono eletto, sto lì perché mi ci ha messo lui. Non mi verrebbe mai in mente di rompere. Finché sarà il presidente continuerà a svolgere le sue funzioni. Quando, secondo le leggi, si dimetterà e io per un periodo dirigerò la Regione, è chiaro che non sarò D'Alfonso. Non sono né capace né ho voglia di esercitare una leadership forte come la sua. Sarà una gestione diversa, collegiale. Io lavoro così. Quello che sto facendo, nel frattempo, è ricucire una maggioranza più ampia possibile, introducendo alcune accentuazioni programmatiche».
Eppure si parla di un suo sfogo, nei giorni scorsi, sulla questione nomine.
«Io non mi arrabbio, non faccio sfuriate. Se ho un problema vado nei luoghi deputati e lo espongo. Cosa che ho fatto ampiamente. Ridurre l'importanza della discussione in corso a diatribe personali, tantomeno tra me e D'Alfonso, è un modo miserevole di sminuire. Non che non abbiamo mai discusso, io e lui, ma sempre con rispetto. Siamo una parte politica che si sta chiedendo se ha un futuro o no, non comando io, comandi tu».
Quanto pesa la mancata riappacificazione con Di Matteo?
«Ho provato a lavorare su una linea: unificare il più possibile. Sono riuscito addirittura ad allargare (D'Ignazio, ndr). Con Di Matteo ho un antico rapporto, ho fatto di tutto affinché potesse rientrare in giunta. Naturalmente ci vogliono basi politiche e relazioni civili. Altrimenti diventa difficile. Prendo atto della situazione, ma adesso stiamo scrivendo i documenti tematici e dopo il prossimo Consiglio regionale, che sarà decisivo, discuteremo con la maggioranza».
L'assenza all'ultima giunta è stata strategica o no?
«Non è la prima volta che non vado in giunta. Sinceramente, però, non mi sono sperticato a partecipare alla questione delle nomine».

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