PESCARA «La situazione è molto complicata. Molto difficile. A livello nazionale e anche qui in Abruzzo». Giovanni Lolli, vicepresidente della Regione Abruzzo, guarda con preoccupazione al quadro politico, all'indomani del 4 marzo, in Italia e in Regione, dove la maggioranza vive un difficile momento di transizione, verso qualcosa che oggi è difficile immaginare. Tanto più nel pieno dell'interregno del presidente-senatore Luciano D'Alfonso, mai tanto attivo nella sua funzione di governatore. «Se dopo le ultime elezioni non emergessero punti di vista diversi all'interno del partito e della maggioranza sarebbe pazzesco», spiega Lolli, «ma ridurre la discussione a una specie di screzio tra persone...non è questo il punto».E qual è presidente?«Mettiamola così. Io non mi sento di interpretare quello che è successo in Italia e in Abruzzo dicendo che abbiamo fatto ottime cose, abbiamo indovinato quasi tutto e la gente non ci ha capito. Io dico che siamo noi che non abbiamo capito la gente. Perché le cose ottime e importanti che abbiamo fatto a livello nazionale e regionale, a partire dalla quantità immensa di risorse che D'Alfonso è riuscito a portare qui e che dureranno per il futuro, non hanno incontrato i problemi concreti delle persone; non hanno toccato la loro condizione materiale: per esempio il lavoro per chi non ce l'ha o per chi ha i figli disoccupati. Allo stesso tempo non abbiamo colto il sentimento di insicurezza della gente. Ecco, su questa cosa sono in disaccordo. Dovremmo invece dare segnali chiari alle persone».Ossia?«Che abbiamo capito e che, pur valorizzando le cose fatte, abbiamo bisogno di concentrarci di più su questioni come il lavoro, le politiche sociali, i servizi. Su quello, cioè, che attiene alla vita concreta delle persone. Questa è la svolta. Ma di fronte a questa mia considerazione, il dibattito nazionale e regionale sembra insufficiente. Ma non è un problema di persone, è un problema di impostazione generale». Il disaccordo riguarda il Pd e anche D'Alfonso?«C'è una lettura diversa di quello che è successo e di cosa bisogna fare. Ma non è una lettura diversa tra me e D'Alfonso. Anzi, su molti aspetti, non su tutti, D'Alfonso è più aperto di altri del mio partito, dove vedo un riflesso d'ordine».Con il governatore continua la piena collaborazione?«Ho stima, fiducia e anche gratitudine verso D'Alfonso, perché è stato lui a chiamarmi, da membro non eletto, alla vicepresidenza della giunta. Detto questo, se vogliamo tornare a vincere, dobbiamo lavorare da adesso sulle cose da fare e sulla maggioranza, dove abbiamo un problema di tenuta». Lavorare in che modo?«Riconsolidando le condizioni del rapporto tra di noi. E la cosa si deve fare adesso».E' un appello alla collegialità delle scelte?«Si parla molto di collegialità. D'Alfonso rimarrà presidente fino a quando la legge non gli imporrà di optare. A quel punto io dovrò seguire il lavoro della giunta per alcuni mesi. È chiaro che io non sono D'Alfonso, non ho le sue attitudini né le sue qualità. E non ho il fisico né il ruolo e né la voglia di esercitare una leadership forte come la sua. La mia sarà una squadra. Solo così io so lavorare».Nel frattempo?«In questo periodo transitorio, con Luciano presidente, bisogna continuare a lavorare sulle cose messe in piedi e contemporaneamente riconsolidare la maggioranza. Bisogna tenere conto che Leu ci ha posto dei problemi di programma, e che ci sono i componenti delle civiche cui fanno riferimento Gerosolimo, Berardinetti, lo stesso Di Matteo, che pongono problemi di funzionamento della maggioranza. Di questo stiamo discutendo».Va recuperato anche l'ex assessore Di Matteo?«Io sono sempre per allargare fino a dove c'è la base politica per allargare. Ho lavorato in questo periodo per vedere se è possibile recuperare Di Matteo, perché non è il momento di tagliare ma di riunire. Ma ci vogliono delle condizioni minime di rapporto».Tutto questo gran lavoro non sarà per pochi mesi di legislatura.«Questa operazione non è solo per tirare a campare ma anche per costruire un futuro per le prossime elezioni».Una nuova coalizione?«Che sarà di centrosinistra, formata non solo da partiti ma anche da schieramenti civici. Io guardo al modello Zingaretti nel Lazio. Lui ha potuto sostenere che su circa 300 sindaci più di 200 hanno firmato un documento di sostegno a lui. Di questi la metà sono di centrosinistra, gli altri sono civici. In Abruzzo dobbiamo fare un'operazione di questo genere».Il suo impegno nella giunta resta pieno?«Ho messo a disposizione l'assessorato al turismo dove è andato Giorgio D'Ignazio, che stimo. Io sono contento delle cose che ho da fare, che non sono poche».