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Pescara, 24/07/2024
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Data: 04/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Doppio incarico, D’Amico «Voglio un processo veloce»

“Voglio un processo veloce”. E lo avrà visto che il suo stesso legale e quello degli altri due imputati, ieri, ultimo giorno di sciopero dei penalisti, non si sono astenuti durante il processo che si è aperto, ma che per motivi di incompatibilità del presidente del collegio, è stato rinviato al 25 maggio di fronte ad altro collegio. Imputati il rettore dell’Università, Luciano D’Amico, il preside della facoltà di Scienze della Comunicazione, Stefano Traini, e l’allora direttore generale della fondazione dell’Ateneo, Mauro Mattioli. D’Amico ha ribadito di volere un processo veloce, certo del suo operato quando era alla presidenza dell’Arpa, prima, e di Tua dopo, mentre continuava ad essere rettore. “Non ho mai percepito un doppio compenso – ha detto – lo dimostra anche la nostra consulenza”. Al rettore la Procura contesta l’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato per 57.129 euro, pari all’indennità accademica. Nel periodo del doppio incarico per l’accusa D’Amico avrebbe smesso di fatto di svolgere l’attività di docente a tempo pieno, requisito che la legge prevede come necessario per poter ricoprire la carica di Rettore, questo a causa dell’impegno profuso come presidente. A dare parere favorevole per il doppio incarico fu Traini, accusato di abuso d’ufficio. La Procura contesta anche il fatto che a maggio del 2016 il rettore nonché presidente autorizzò l’assemblea ordinaria della società Tua a rimborsare l’Università la somma complessiva di 76.731 euro “quale restituzione a titolo di copertura della quota di restituzione percepita da D’amico in qualità di docente a tempo pieno rispetto a quella prevista per il docente a tempo definito”. Per quanto riguarda, invece, Mattioli (che deve rispondere di peculato in concorso con il rettore), per l’accusa sarebbe stato D’Amico a firmargli due distinte relazioni d’indennità di risultato quale docente ordinario a tempo pieno di Veterinaria, che gli sarebbero valsi il percepimento di 11.643 euro, mentre invece si trovava in aspettativa. Infine c’è il peculato per D’amico in relazione alla consegna di dieci tablet di proprietà dell’università al personale tecnico di supporto all’intervento degli artisti Ficarra e Picone. Episodio rispetto al quale l’Ateneo, sostiene sempre l’accusa, avrebbe ricevuto un danno patrimoniale di 2.671 euro.

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