L'AQUILA «Noi di Vasto» oppure «Rivoluzione vastese». È questa la firma, sgangherata, sulle minacce di morte inviate all'assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, sotto forma di lettera con allegato un proiettile di grosso calibro. In realtà chi ha pensato e messo in atto il gesto probabilmente non ce l'aveva solo con Paolucci. Nella missiva, «confusa e farneticante» come sostengono gli inquirenti, ci sono anche altri nomi. Sono sei o sette in tutto, politici e amministratori, tra cui di certo il manager dell'Asl teatina Pasquale Flacco, il direttore dell'azienda sanitaria Vincenzo Orsatti, il sindaco di Lanciano Mario Pupillo, altri primi cittadini. Confermata l'indiscrezione secondo cui alla lettera è stata allegata una nota amministrativa che riguarda uno specifico provvedimento in materia di sanità. Quello, dunque, è l'ambito di riferimento di questa vicenda. La Prefettura dovrà anche valutare che tipo di vigilanza offrire a Paolucci. Al momento la sensazione è che non ci sarà una vera e propria scorta, ma solo una sorveglianza.
Le indagini sono condotte dalla Digos della Questura dell'Aquila, coordinate dal procuratore capo Michele Renzo. La busta è stata fatta recapitare alla segreteria dell'assessorato alla Sanità a palazzo Silone, quartier generale della Giunta d'Abruzzo. A quanto pare il plico è stato aperto solo in parte dalla vigilanza e dai componenti dello staff di Paolucci, prima di essere prontamente sequestrato per i rilievi. Si intravedeva chiaramente, però, la firma, appunto inneggiante e sedicenti movimenti rivoluzionari vastesi.
LA PISTA OBBLIGATA
Per ora c'è una soltanto la pista tematica, la sanità, per arrivare al responsabile o ai responsabili. Paolucci è stato ascoltato dalla Digos. Top secret la deposizione: secondo quanto si è appreso, neanche l'assessore avrebbe capito il senso del pensiero espresso nella lettera dove si fanno anche «confusi riferimenti a località abruzzesi». Domani la Digos consegnerà la prima relazione al procuratore capo Renzo, sulla base della quale sarà aperto un fascicolo contro ignoti. Tutto ciò mentre si attendono i primi risultati dei rilievi, tra cui quelli scientifici su proiettile, busta e lettera.
«Ritengo sia stato un gesto da imbecille e di uno squinternato» ha detto ieri a Lanciano Paolucci, che ha ricevuto un lungo applauso di solidarietà alla presentazione dello sportello anti violenza promosso dalla Asl e dal Rotary club. «Non voglio legare e strumentalizzare - ha aggiunto - un caso di uno squinternato che per qualcuno ha una lettura più politica del tempo che viviamo, al contrario chi riveste un ruolo di responsabilità a mio avviso deve utilizzare un linguaggio più appropriato per aggettivi e sostantivi. Questo può fare emergere un senso di responsabilità ulteriore che può fare argine se mai a certi tipi di comportamenti. Bisogna che tutti cominciamo a ragionare che dobbiamo tarare meglio l'uso del linguaggio. Credo che questo sia un insegnamento corretto».