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Data: 06/05/2018
Testata giornalistica: Il Messaggero
Governo di tregua in salita Mattarella striglia i partiti

ROMA Non sono ore facili. Sergio Mattarella, sconcertato da uno stallo che appare granitico, tra domani sera e martedì tirerà le somme. Ed è pronto a giocarsi l'ultima carta che gli resta se, com'è molto probabile, domani 5Stelle, centrodestra e Pd non offriranno soluzioni per saldare una maggioranza in Parlamento: il governo di tregua, di tutti e di nessuno. Con una sola missione: mettere in salvo il Paese, evitare l'aumento dell'Iva, scongiurare l'esercizio provvisorio, farsi sentire in sede europea, battere un colpo nella guerra dei dazi. Tante buone ragioni, che il no di 5Stelle e Lega rischia di vanificare, che il capo dello Stato spiegherà agli italiani per motivare la sua scelta e mettere in mora i partiti.
Sul Colle, nonostante il week end, le antenne sono alzate. C'è scetticismo per l'estremo tentativo di Matteo Salvini di dare vita a un governo politico con centrodestra e grillini. Perché questa strada è sbarrata da oltre due mesi, tra veti e veleni. E perché l'ennesimo appello del capo leghista a Luigi Di Maio potrebbe essere un bluff per riuscire a incassare l'incarico di formare il governo e poi gestire (senza aver ottenuto alcuna fiducia) la campagna elettorale da palazzo Chigi: un palcoscenico ghiottissimo, nei panni da premier, con probabili sparate in sede europea che alla Lega porterebbero voti. Ma al Paese toglierebbero credibilità.
IL NO A SALVINI
Ciò detto, Mattarella nel giro di consultazioni lampo, ascolterà domani cosa gli andrà a dire il centrodestra, la coalizione con più voti. E se Salvini, anche senza aver incassato il sì dei 5Stelle, dirà di avere la possibilità di saldare una maggioranza in Parlamento, il capo dello Stato replicherà chiedendo nomi e numeri. Vorrà una prova provata. Tipo: un documento firmato da parlamentari, oppure l'imminente costituzione di un nuovo gruppo di responsabili. Insomma Mattarella, fermamente contrario a dare un incarico al buio, chiederà una maggioranza certificata. E soltanto se l'avrà, darà il preincarico. Più facile a un nome terzo che a Salvini.
Se com'è molto probabile l'opzione di un governo politico non dovesse concretizzarsi, Mattarella calerà la carta dell'esecutivo di tregua. Una scelta difficile, molto rischiosa dopo i no piovuti da Salvini e da Luigi Di Maio, che ha etichettato questo esecutivo come un «tradimento». Ma anche l'unica praticabile per fare la legge di bilancio, sterilizzare l'aumento dell'Iva, rappresentare l'Italia in Europa, accompagnare la stesura della nuova riforma elettorale, gestire il fenomeno degli sbarchi. E portare il Paese alle urne nella prossima primavera se, nel frattempo, non matureranno le condizioni per una maggioranza politica.
Sul Colle non fanno nomi, disegnano solo l'identikit del possibile premier cui martedì il capo dello Stato conferirà l'incarico: dovrà essere neutro, inattaccabile, non riconducibile ad alcuna forza politica, capace di diventare elemento di riferimento e di garanzia per tutti i partiti e di conquistare il consenso dell'opinione pubblica. Sarà un po' pop, insomma. E soprattutto, anche per il suo stanging internazionale, difficile da bocciare anche per Lega e 5Stelle.
Perde invece quota l'ipotesi di dare l'incarico alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati o al suo omologo della Camera Roberto Fico che, nonostante il ruolo istituzionale, sono espressione di una parte politica.
IL PERICOLI
Al Quirinale non nascondono il rischio che una volta affrontata la prova del Parlamento, il governo di tregua possa subire una repentina metamorfosi. Se non dovesse incassare la fiducia, l'esecutivo resterebbe in carica (Gentiloni si dimetterà nel momento in cui Mattarella conferirà l'incarico al potenziale premier). Ma diventerebbe balneare o elettorale: niente elezioni nella prossima primavera, ma in settembre o in ottobre.
Mattarella nel lanciare il governo di tregua si rivolgerà al Paese. Spiegherà le ragioni della sua scelta: le liti, i veti e lo stallo prodotto dai partiti, i pericoli economici (Iva, etc) per i cittadini di fronte al prolungarsi della paralisi e al rischio-elezioni, la necessità di avere un esecutivo con pieni poteri. Chi si opporrà all'estremo tentativo del Quirinale, insomma, dovrà almeno pagare un prezzo politico.

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