PESCARA. Il Movimento 5 Stelle ricorre al Tribunale ordinario di L'Aquila sulla presunta incompatibilità del presidente della Regione Abruzzo e senatore Luciano D'Alfonso, dopo che la Giunta per le elezioni «ha, purtroppo, espresso un giudizio politico e non oggettivo contro i dettami costituzionali».
I pentastellati sottolineano di aver presentato il ricorso, affinché « questa pantomima del presidente-senatore finisca e si permetta agli abruzzesi di tornare a voto per decidere del proprio futuro».
Il punto della situazione nel corso di una conferenza stampa, presenti i consiglieri M5s Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Domenico Pettinari, Pietro Smargiassi e Gianluca Ranieri.
Ma in queste ore anche Articolo 1-Mdp (ovvero il sottosegretario Mario Mazzocca e l’assessore Marinella Sclocco) scalpita e si dice pronto ad abbandonare la maggioranza.
LA GIUNTA PER LE ELEZIONI
Per il momento D’Alfonso resta senatore e governatore anche grazie alla scelta della Giunta per le elezioni, convocata dal presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, proprio su richiesta del M5s, che non ha rilevato l’incompatibilità.
Una scelta, secondo i pentastellati, «dettata dall' appartenenza partitica piuttosto che dalla funzione istituzionale a cui erano chiamati i suoi componenti, nello specifico, quelli di maggioranza».
«Ecco perché - sottolineano - dopo la famigerata decisione della maggioranza di governo di non riconoscere cause di incompatibilità tra la carica di senatore e quella di presidente della Regione, siamo costretti a tutelare la nostra Regione rivolgendoci al Tribunale ordinario de L'Aquila. L'incompatibilità che la Giunta per le elezioni, grazie ai fedelissimi del presidente-senatore, non ha riconosciuto, è sancita dall'art. 122 della Costituzione e dal Regolamento del Consiglio Regionale. Sarebbe dovuta essere una mera presa d'atto e invece il centrosinistra ha preferito prendere tempo allontanando il più possibile il confronto elettorale che evidentemente li vedrebbe perdenti».
Secondo i 5 Stelle la legge è chiara come è chiaro il parere degli uffici legislativi del Consiglio Regionale che, a seguito della loro richiesta di chiarimenti, hanno ribadito la totale indipendenza del procedimento di decadenza previsto dal Regolamento del Consiglio regionale, rispetto a quello sancito nel Regolamento del Senato.
«Normative e pareri tecnici che contrastano nettamente con l'atteggiamento dell'incompatibile presidente-senatore che si ostina nella sua posizione, anche a costo di umiliare l'Abruzzo davanti ad un'intera nazione».
I pentastellati parlano di «deliberata volontà di relegare la nostra regione ad una condizione di immobilismo istituzionale» e sottolineano che «si tratta di uno strano tipo di immobilismo che colpisce il consiglio regionale quando dovrebbe prendere in favore degli abruzzesi, ma non ferma la corsa alle nomine e/o assunzioni dell'ultima ora nel tentativo di imporre gli uomini del presidente nelle posizioni strategiche».
IL TEMPO SCORRE
«Sarà il Tribunale a decidere, peraltro in tempi strettissimi, molto probabilmente meno di sessanta giorni. Ma c'è di più: secondo la Corte Costituzionale, la proposizione del ricorso elettorale impedirà a D'Alfonso l'eventuale scelta di permanere in Consiglio regionale, salvo che non lo faccia 'entro un congruo termine' con decorrenza dalla notifica del nostro ricorso e comunque prima dell'udienza che sarà fissata dal Tribunale. Alle propagandistiche 'raccolte di firme' preferiamo i fatti concreti», concludono i consiglieri M5s.
DOMANI SEDUTA ROVENTE
Intanto domani è in programma una «seduta rovente», secondo la consigliera regionale del M5S Sara Marcozzi, del Consiglio regionale, «sempre se si farà, perché potrebbe mancare il numero legale». All'ordine del giorno, infatti, c'è anche la discussione sulla comunicazione della Giunta per le elezioni in merito alla presunta incompatibilità
«Ci sarà un oratore a favore e uno contro - spiega Marcozzi - e si capiranno un po' gli equilibri in Consiglio regionale. Bisogna vedere se la maggioranza terrà. Sarà una seduta interessante, se si farà».
All'ordine del giorno, oltre alla comunicazione della Giunta per le elezioni, ci sono anche la presa d'atto delle dimissioni del consigliere Camillo D'Alessandro e della proclamazione, in sostituzione, del consigliere Antonio Innaurato, le dimissioni di Giorgio D'Ignazio dalla carica di consigliere segretario, l'elezione del garante delle persone sottoposte a misure restrittive e i provvedimenti europei riguardanti la partecipazione della Regione Abruzzo ai processi normativi dell'Unione Europea e sulle procedure d'esecuzione degli obblighi europei.
«BASTA PERDERE TEMPO»
Intanto, come detto, anche da Art.1-MDP Abruzzo arriva un appello a D’Alfonso: «basta perdere ulteriore tempo. Entro 2 settimane garantire la fine delle ambiguità sul governo regionale e sulla sua maggioranza e presentare un programma di fine mandato condiviso».
Gli esponenti del gruppo, che sono parte attiva della giunta dalfonsiana, ricordano di aver più volte chiesto «con spirito costruttivo maggiore collegialità nelle decisioni da prendere, ma purtroppo occorre constatare che invece si continua ad agire sempre nello stesso modo. Riteniamo pertanto che la misura sia colma, e che in assenza di chiari segni di cambiamento e discontinuità Art.1-MDP debba ritenere la sua esperienza in maggioranza e nella Giunta regionale conclusa».
Per il segretario regionale del Pd, Marco Rapino, semplicemente non esiste alcun arroccamento o accentramento o ambiguità.