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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Caso D'Alfonso, i 5 Stelle ricorrono al tribunale. La politica entra nell'aula di giustizia: i consiglieri regionali pentastellati si rivolgono al giudice per far dimettere il neosenatore dalla Regione

PESCARA Luciano D'Alfonso è chiaro nella sua coerenza: mantiene la doppia scelta in caldo anche dopo le parole del presidente Mattarella sull'epilogo di questa legislatura appena nata e già finita. Oggi il governatore-senatore spiegherà, in consiglio regionale, i motivi della sua decisione. Anche se la sfida con i 5 Stelle, da ieri pomeriggio, ha abbandonato le stanze della politica finendo in quelle della giustizia. Sara Marcozzi, Domenico Pettinari, Pietro Smargiassi, Gianluca Ranieri, Riccardo Mercante, Davide Mellace, Giordano Di Matteo, Luigi Colalongo e Maria Fanti, hanno depositato al tribunale dell'Aquila un ricorso affinché il giudice dichiari «l'incompatibilità di D'Alfonso, con effetti retroattivi, rispetto alla carica di consigliere regionale e presidente della Regione, e conseguentemente ne dichiari la decadenza dalla stessa carica».TEMPI BREVI. Il ricorso, preparato dall'avvocato Isidoro Malandra ai sensi dell'articolo 702 bis del codice di procedura civile, prevede che il giudice fissi l'udienza «entro un termine regionevolmente breve», e imponga a D'Alfonso di costituirsi «non oltre 10 giorni prima dell'udienza». Altrimenti la decisione sarà presa in sua contumacia. Cioè senza di lui. La strategia dei 5 Stelle è quella di tagliare i ponti tra D'Alfonso e la sua possibilità di scegliere tra i due incarichi di governatore e sanatore.PRIMO PUNTO. «È facoltà di D'Alfonso, in forza alla sentenza numero 160, 4 giugno 1997, della Corte Costituzionale», scrive l'avvocato Malandra, «rimuovere la causa d'incompatibilità entro un termine regionevolmente breve dopo la notifica del ricorso». Altrimenti quale rischio corre il governatore-senatore?Il peggiore per lui sarebbe quello di non avere più il diritto di opzione. Indietro non si torna, sostiene il M5S. Ma il ricorso al giudice aquilano può riserva altre sorprese. INTERESSE COLLETTIVO. La giustizia ordinaria sposta la sfida politica su un altro piano, rispetto a quello del regolamento della Regione e delle norme superiori del Senato. Un piano che mette al riparo il ricorso dei 5 Stelle da questioni di legittimità costituzionali.La giustizia ordinaria, infatti, tutela un interesse generale, quello dei cittadini, e non un interesse limitato alla composizione del consiglio regionale. Non a caso tutti i ricorrenti si sono costituiti come cittadini, nonostante che una parte di loro sia composta da consiglieri regionali. Nel ricorso questo aspetto è ben articolato. Lo riferiamo così.IL DOPPIO BINARIO. Fatta la premessa che «D'Alfonso, dopo la sua proclamazione al Senato (avvenuta il 16 marzo, ndr), non si è dimesso dalla carica di consigliere regionale, né ha cessato di svolgere le funzioni connesse a tale carica (nonostante che l'articolo 122 della Costituzione, la legge nazionale 154 dell'81 e la 51 del 2004 regionale, dicano che doveva farlo)», Malandra spiega che: «la procedura di convalida presso il Consiglio regionale e il giudizio di fronte al Tribunale si svolgono su piani diversi, mirando a finalità immediate anch'esse diverse: la prima è infatti una verifica del titolo di partecipazione all'organo collegiale a opera e nell'interesse dell'organo stesso alla regolare composizione». La seconda, invece, mira alla «garanzia del rispetto delle cause di ineleggibilità e incompatibilità nell'interesse della generalità dei cittadini elettori e a opera dell'Autorità giudiziaria». Sono due garanzie distinte che possono concorrere.A FINE GIUGNO. Tutto ciò, porta i "cittadini" ricorrenti a concludere che «tanto basta a escludere che sussista la pretesa violazione della norma costituzione». E se la Regione dovesse ricorrere alla Consulta per conflitto di attribuzione: «Apparirebbe un improprio strumento di sostegno delle aspettative di D'Alfonso». Così afferma il M5S nel ricorso che mette D'Alfonso nella condizione di dover decidere subito sulle dimissioni. E che comunque prevede un verdetto veloce entro giugno. Ma D'Alfonso dice che andrà avanti.

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