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Pescara, 24/07/2024
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Data: 08/05/2018
Testata giornalistica: Il Centro
Biondi tra l'anatra zoppa e l'aquila col fascio di Salò. Dura reazione dell'Anpi alla notizia pubblicata due giorni fa dal Centro: «Inquietante l'immagine della bandiera della Rsi sulla chat dei capigruppo». Opposizione all'attacco: «Dimissioni». Articolo 1-Mdp: «Chiedere scusa all'Aquila, la città dei Nove martiri». Sinistra italiana: «Intollerabile»

L'AQUILA Questione di volatili. Il sindaco Pierluigi Biondi è stretto tra l'anatra zoppa da una parte e l'aquila in nero ad ali spiegate poggiata su un fascio posto in senso orizzontale dall'altra. Quest'ultima immagine - comparsa su una chat denominata "CapigruppoAq" di Whatsapp, con tanto di sfogo in un post, a nome dello stesso sindaco, a difesa del «vigliacco attacco» circa i lavori affidati alla società della moglie - fotografata e pubblicata dal Centro nell'edizione di domenica scorsa, ha scatenato una polemica politica senza precedenti. Ora è caccia al delatore.Intanto scende in campo l'Anpi, secondo i cui esponenti locali «abbiamo dei nostalgici fascisti al vertice delle istituzioni del Comune. È spuntata la foto, anzi lo screenshot della chat di Whatsapp dei capigruppo di maggioranza di centrodestra in consiglio comunale e del sindaco. Nulla di strano: Whatsapp è un mezzo di comunicazione molto diffuso, ma c'è un particolare inquietante. Nell'immagine di profilo del gruppo c'è la bandiera della Repubblica Sociale Italiana, la Repubblica di Salò, lo stato fantoccio voluto da Adolf Hitler dopo l'8 settembre del '43 per controllare quella parte dell'Italia ancora non liberata, sotto quella bandiera e per colpa dei capi di quella repubblica sono morte centinaia migliaia di italiani, fucilati o nei campi di sterminio».«È gravissimo», proseguono Fulvio Angelini e William Giordano, «che i vertici delle nostre istituzioni si facciano beffe della Costituzione e usino come icone delle immagini del genere; pensano forse questi uomini che la loro vittoria alle elezioni abbia trasformato la nostra città in una sorta di Salò amministrata da nostalgici fascisti che scimmiottano Mussolini? Se la fedeltà alla defunta Repubblica Sociale dei signori capigruppo del signor sindaco è maggiore della lealtà verso la Repubblica Italiana suggerisco ai signori di dimettersi da tutte le cariche istituite e disciplinate dalla nostra Costituzione repubblicana e democratica. Sarebbe comunque doveroso un atto pubblico di scuse verso la città e soprattutto verso i parenti dei nostri 86 concittadini morti qui all'Aquila sotto la Repubblica di Salò da parte di tutti i membri di quel gruppo».Gli esponenti Anpi ricordano, inoltre, che «quella non è una chat qualunque. Si tratta di un gruppo dove i vertici della coalizione che governa la città discutono le scelte politiche da attuare e quindi quella immagine non è solamente inappropriata ma di una grande mancanza di rispetto verso la storia del paese e della città e verso l'autorità della Repubblica Italiana. Concludiamo dicendo che se quella chat fosse stata veramente privata, l'immagine del messaggio del sindaco non starebbe girando da due giorni sui telefoni di molti aquilani».

Opposizione all'attacco: «Dimissioni». Articolo 1-Mdp: «Chiedere scusa all'Aquila, la città dei Nove martiri». Sinistra italiana: «Intollerabile»

L'AQUILA Fioccano le reazioni politiche dopo l'ennesima bufera che investe la maggioranza di centrodestra che guida il Comune. Il consigliere Giustino Masciocco (Mdp-Articolo 1) sta lavorando a una mozione in cui si chiede che «l'assise civica, in maniera chiara, si esprima sull'Aquila città antifascista». Per il circolo dell'Aquila di Sinistra italiana, «in un paese normale, nostalgici fascisti ai vertici di una Istituzione si dovrebbero dimettere per aver insultato con il loro comportamento alquanto deprecabile la Costituzione repubblicana, la storia del Paese e in particolare la Città dell'Aquila, per il suo contributo anche di vite umane dato alla Resistenza. È un fatto vergognoso che il sindaco Biondi e i capigruppo della sua maggioranza si confrontino e assumano decisioni sui problemi che affliggono il capoluogo (o almeno dovrebbero farlo, vista la totale inerzia dell'amministrazione) su una chat avente come immagine di profilo la bandiera della Repubblica di Salò, ovvero un'aquila nera ad ali spiegate, poggiata su un fascio littorio. Tutto questo è imbarazzante e intollerabile», proseguono gli esponenti di Sinistra italiana, «ma, a quanto pare, in un Paese normale, i cui princìpi sono fondati sull'antifascismo, un manipolo di cresciuti balilla si può prendere beffa del sacrificio di donne e uomini che hanno dato la vita per la libertà di ognuno di noi».Totale condanna anche da Articolo1-Liberi e uguali dell'Aquila.«La foto della bandiera della repubblica sociale italiana che campeggia sul gruppo whatsapp del sindaco e dei capigruppo del centrodestra in consiglio comunale è un oltraggio alla città, alla sua storia, alla Repubblica e alla Costituzione. Il centrodestra che guida L'Aquila da ormai 10 mesi si sta distinguendo per aver gettato la città nella paralisi amministrativa, politica ed economica, con continue risse interne alla maggioranza e alla giunta comunale che fanno emergere una totale incapacità di governo e una imbarazzante distanza dai problemi reali dei cittadini. Come se ciò non bastasse questo centrodestra non perde occasione per mostrare quale sia la propria reale cultura e quale siano i loro "valori" di riferimento, con continue gaffe e richiami al ventennio fascista che coprono la città di vergogna, facendola assurgere alle cronache nazionali per i continui riferimenti ideologici, dei suoi amministratori, al periodo più buio e doloroso del nostro Paese. È arrivato il momento», concludono gli esponenti di Articolo 1-Leu, «che si rendano conto che non stanno svolgendo un continuo congresso del Movimento sociale italiano, ma che dovrebbero invece governare la città capoluogo della regione Abruzzo. Si vergognino, chiedano scusa all'Aquila, città dei Nove martiri, e cerchino di fare una cosa che sino ad ora hanno dimostrato di non sapere fare, e cioè amministrare nell'interesse degli aquilani».

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