Per salvare la doppia poltrona a Luciano D’Alfonso hanno chiamato alle armi tutti, sennò non ce l’avrebbero fatta.
Lo salvano per un voto, 16 a 15 l’esito finale, scomodando pure i morti. Ha votato no all’incompatibilità, stabilendo quindi che il neo senatore può continuare a fare il presidente, persino Sua Peppanza, il presidente del Consiglio regionale abruzzese Giuseppe Di Pangrazio, che dovrebbe essere imparziale ma non lo è. Questo si sapeva, ma nella giunta delle elezioni si era astenuto, come era suo dovere, e invece no, questa volta no: vota. E ha votato per sé persino Dalfy, senza far ricorso all’opportunità, alla dignità o all’eleganza istituzionale. E anche Camillo D’Alessandro, che anche se dimissionario, ha diritto di voto ancora un’altra volta prima che gli subentri Tonino Innaurato, e quale migliore occasione quella di salvare il doppio-poltronista.
Ma grave, forse ancora più grave di quello del presidente del Consiglio e’ il voto di Articolo uno e cioè dell’assessore Marinella Sclocco e di Mario Mazzocca, un voto a favore di Dalfy travestito da ultimatum: la presa d’atto del risultato del 4 marzo
“è la condizione minima per la nostra permanenza nell’esecutivo – hanno scritto – attendiamo una immediata e chiara presa di posizione da parte del Pd, del suo segretario Rapino e del vicepresidente Lolli, che dovrà guidare ed essere garante di questa nuova fase, per sapere se le condizioni politico-amministrative poste, e che negli incontri avuti sembravano da loro condivise, siano oggi ancora percorribili”.
Insomma, un papocchio che sta a significare: aspettiamo dieci giorni e vediamo. Così magari nel frattempo potrebbe scapparci un assessorato per Mazzocca. Se Dalfy salva le due poltrone e’ grazie ad Articolo 1: no, non c’è incompatibilità tra le due cariche, secondo gli uomini (e le donne) di Pietro Grasso.
Poi sono scattate le ricompense per i fedelissimi: Maurizio Di Nicola, nominato in questi giorni consigliere delegato ai Trasporti al posto di D’Alessandro, dovrebbe assumere i gradi di assessore. Leandro Bracco, che comunque ha votato sì all’incompatibilità, è stato nominato nell’ufficio di presidenza in quota opposizione ma con i voti della maggioranza in sostituzione di Giorgio D’Ignazio diventato assessore.
Ma la vera pugnalata, con ironia ed eleganza, a Dalfy l’ha inflitta l’ex assessore Di Matteo regalandogli due libri:
“Oggi sono venuto qui sereno e con spirito della felicità e per questo – ha detto l’ex assessore – voglio regalare due libri … io purtroppo con lui non parlo da tanto tempo… sono due libri che lo aiuterebbero a capire… il grande problema che c’è in Italia e in Abruzzo è il narcisismo. Gli regalerò questo libro se lui gentilmente lo accetterà e quest’altro libro che riguarda la felicità. Gli ho fatto anche una dedica: “Dalla speranza al buio della disperazione, dal grande consenso al disastro elettorale. Con affetto, rifletti, Donato“.
E dopo l’ironia, la critica politica:
“Noi usciremo da qui con una grande condanna dei cittadini abruzzesi – ha aggiunto Di Matteo, definito da Dalfy “disagiato” che lo ha aiutato “a ripulire la maggioranza” -e questo è il motivo per cui dico che bisogna avere il coraggio di dire sì. La gente sa che c’è un centrosinistra diverso che non è il suo, il centrosinistra deve avere la capacità di dire che c’è qualcuno che non si sottomette alle sue imposizioni. Se ne faccia una ragione. In più di un’occasione ha mostrato la forza ai componenti di questa maggioranza e anche ad altri. Io non lo avrei fatto, lei lo ha fatto – ha scandito rivolgendosi a D’Alfonso – Sono disposto, sarei stato disposto a fare un ragionamento politico sulla incompatibilità se ci fosse stato spazio per una nuova stagione del centrosinistra. Cosa che non è. Dopo le elezioni lei presidente non ha fatto nessuna analisi degli errori, non tutti suoi ma in gran parte sì. Invece ha continuato per due mesi a firmare provvedimenti in autonomia senza condivisione con la sua maggioranza. Andiamo alle elezioni per morire? Ma come ci ripresentiamo ai cittadini che ci hanno votato e che vorrebbero atteggiamento sensato?”
Una vittoria di Pirro, quella di Dalfy. Hanno votato sì Forza Italia, 5 stelle, Di Dalmazio, Di Matteo, Gerosolimo, Olivieri e Bracco, no tutti gli altri.
Dalfy per ora è salvo e accarezza il progetto di dimettersi da senatore e di ricandidarsi in Abruzzo, naturalmente se a Roma si dovesse tornare al voto. Con quali esiti si può solo immaginare.
E all’inizio del Consiglio, i Cinquestelle si sono presentati in aula con i pupazzi di Mazzini e Garibaldi (guardate il video alla fine del post), gli eroi dei due mondi che hanno chiesto di incontrare il presidente della Regione “eroe delle due poltrone” ma sono stati subito allontanati dall’aula dal ligio Sua Peppanza.
Per tutta risposta le opposizioni hanno annunciato una mozione di sfiducia a Di Pangrazio e a D’Alfonso ma in serata la maggioranza, al momento di votare la modifica alla legge elettorale per introdurre la doppia preferenza di genere, si è dileguata.
ps: pensano al futuro, tanto si voterà presto: meglio mettere al riparo le poltrone che al prossimo turno, visti i sondaggi, scarseggeranno parecchio.