PESCARA «La disquisizione su dimissioni o non dimissioni dalla Regione è superata. Ripeto, è superata. E non temo la mozione di sfiducia che mi tornerà utilissima». Valeva due giorni fa e vale anche oggi con una differenza: due giorni fa, quando sembrava che il ritorno al voto fosse certo, Luciano D'Alfonso parlava da governatore, mentre adesso lo fa da governatore-oppositore perché, nel giro di dodici ore, lo scenario nazionale è già cambiato. Lega e 5 Stelle sono a un passo dall'accordo. Il loro patto escluderebbe il voto a luglio oppure in autunno. Quali sono le ricadute in Abruzzo? «Sono pronto oltremodo a stare anche all'opposizione in Senato per ricominciare a crescere», dice il governatore, «a differenza del '900, qui premia stare dall'altra parte del potere». Ma ciò non vuol dire che abbandonerà l'Abruzzo. Anzi, il voto in consiglio regionale gli permette di rimanere a lungo anche in Regione e di tenere fede a ciò che ha dichiarato martedì sera: «Rimango per realizzare, da qui alla fine della legislatura, un'apoteosi di investimenti che stupiranno l'Abruzzo». E con chi la farà? Con chi «stima», dice D'Alfonso al Centro.QUESTIONE DI STIMA. Quindi conferma che in giunta, accanto al fedelissimo Silvio Paolucci e al presidente pro tempore, Giovanni Lolli, ha deciso di inserire il marsicano di Sante Marie Lorenzo Berardinetti che definisce un politico «concreto» e, soprattutto, darà deleghe all'avvocato di Pescina, Maurizio Di Nicola, al quale dà anche i gradi di «plenipotenziario», cioè poteri pieni. Ecco le parole testuali del presidente della giunta che valevano due giorni fa. E che valgono anche oggi: «Io stimo moltissimo due persone. Uno è Di Nicola che è stato investito come il nuovo Camillo D'Alessandro. L'altra persona che stimo molto per la concretezza quotidiana è Berardinetti. Di Nicola sarà il plenipotenziario nei settori che ho più a cuore che sono i trasporti e le infrastrutture. Berardinetti invece riceverà un ruolo nel governo regionale per la sua concretezza che sto osservando da anni». UN SOLO PUNTO. D'Alfonso però ha il fiato delle opposizioni sul collo e il voto in consiglio regionale ne è la prova: 16 a 15 a favore di chi lo ritiene compatibile con la doppia carica fino a che il Senato non deciderà la sua decadenza. Un solo voto di differenza è molto di più di un campanello d'allarme. E' un allarme rosso per la sua maggioranza che va al di là degli sviluppi nazionali della politica. ALLARME ROSSO. Ecco però la ricetta di D'Alfonso: «La distanza dalle opposizioni si ottiene riacquistando solidarietà fino alla fine del mandato attraverso gli investimenti. La civiltà degli investimenti. Gli ultimi mesi di questa legislatura saranno un'apoteosi di realizzazioni. L'Abruzzo ne resterà stupito».MOZIONE ED EX PD. Sì, ma nel frattempo sulla maggioranza pende anche una mozione di sfiducia già pronta e firmata dalle opposizioni. Una mozione che, se dovesse passare al prossimo consiglio regionale, chiuderebbe in anticipo la storia della legislatura che, due giorni fa, si è salvata solo grazie alla solidarietà di due esponenti di Leu. «Ma io non temo la mozione di sfiducia che mi tornerà utilissima», ribatte D'Alfonso al primo dei due punti. Mentre su Leu, che gli ha dato 15 giorni di tempo per arrivare a una vera collegialità, e quindi sul rischio di deludere le aspettative di Marinella Sclocco e Mario Mazzocca, spiega: «Il loro voto era già certo da prima. Il malumore non parte da loro ma dagli ex Pd passati a Leu che sono come gli eretici rispetto al vaticano».NON SOLO IRONIA. Ultimo capitolo: quelli che lui ha ribattezzato "disagiati", "relitti" e "comparse-scomparse", insinuando il sospetto di chissà quali promesse avrebbero ricevuto dall'opposizione (leggi Forza Italia?) per votargli contro in consiglio. Ma allo sfogo di D'Alfonso contro i tre passati dalla parte dell'opposizione risponde, dopo 48 ore, l'ex assessore Andrea Gerosolimo. E lo fa in maniera caustica e, al tempo stesso, ironica. «Ho sentito che il Presidente ci ha apostrofati come "disagiati"», dice, «ma noi abbiamo espresso un voto in favore di una procedura posta a garanzia dei rappresentanti delle istituzioni. Il disagio, a mio avviso, è stato quello di dover esprimere un voto di cui tutti avrebbero fatto volentieri a meno». L'AFFONDO. «Siamo stati definiti dei relitti», continua l'ex assessore che, con Donato Di Matteo e Mario Olivieri, ha votato con l'opposizione: «Sono contento poiché il relitto è ciò che rimane e sopravvive rispetto ad una nave dopo l'affondamento. Questo non può che farmi piacere perché è la prova che siamo sopravvissuti». Infine il colpo di fioretto: «In ultimo, rispetto ai tanti incontri avuti negli ultimi giorni, mi preme ringraziare il vice presidente Giovanni Lolli per la correttezza e la disponibilità che ci ha manifestato. Lolli è straordinario: il centrosinistra dovrebbe ripartire da lui».