Per spegnere il fuoco delle polemiche, dopo l'esplosione di un bus a due passi dalla fontana del Tritone, l'Atac è pronta a cambiare quasi mille impianti antincendio sui mezzi pubblici. Obiettivo: mettere in sicurezza le navette che trasportano ogni giorno centinaia di migliaia di passeggeri. L'ordine per rimpiazzare 400 sistemi di rivelazione e spegnimento è già stato protocollato nel quartier generale di via Prenestina e a breve dovrebbe essere pubblicato sulla gazzetta ufficiale. Altri 300 impianti saranno ordinati nelle prossime settimane. Tutte e due le commesse riguardano i mezzi più datati parcheggiati nei garage della società comunale, costretta a percorrere migliaia di chilometri al giorno con la flotta più vecchia d'Europa; l'età media è di quasi 12 anni contro i 6 anni e mezzo di Londra e Parigi.
Saranno smontati e sostituiti anche i dispositivi antincendio dei bus più nuovi e questa non è la prassi. I tecnici della partecipata si sono accorti infatti che su quasi 300 autobus arrivati nei garage dell'Atac tra il 2014 e il 2015 gli impianti di spegnimento erano difettosi e quindi vanno cambiati alla svelta. La decisione è stata presa dopo una serie di roghi nel corso dell'ultimo anno, avvenuti spesso su vetture immatricolate solo tre-quattro anni fa.
IL BOOM
Sull'escalation di mezzi pubblici andati a fuoco negli ultimi due anni - 22 incendi nel corso del 2017, già 10 in questi primi cinque mesi del 2018 - ieri è intervenuta anche Virginia Raggi. La sindaca ha provato a spostare il mirino delle polemiche su chi l'ha preceduta in Campidoglio. «Sono pronta ad assumermi tutte le mie responsabilità e me le sto già assumendo - ha detto Raggi - ma se le assumano anche i capaci di prima che ci hanno lasciato un'azienda a pezzi. Parlo di tutti quelli che la hanno gestita nel passato. Noi stiamo facendo di tutto per cercare di recuperare una situazione bloccata da anni. Parliamo di una società con 1,3 miliardi di debiti e un parco mezzi vecchissimo».
A proposito di debiti, oggi il Consiglio di amministrazione di Atac, presieduto da Paolo Simioni, voterà il nuovo piano per restituire al Campidoglio quasi mezzo miliardo di euro. Nella prima bozza consegnata in Tribunale, il piano di rientro avrebbe dovuto cominciare nel 2027, invece slitterà al 2036 per concludersi vent'anni dopo, alla fine del 2055, come aveva svelato Il Messaggero due settimane fa. La strategia, dopo il varo del Cda, dovrà essere approvata dalla giunta grillina. Poi tutte le carte, entro il 30 maggio, saranno spedite ai giudici fallimentari per il verdetto finale sul concordato.
Per i danni ai palazzi il conto è già a 500 mila euro
A fuoco spento, s'iniziano ora a contare i danni. E il rischio è quello di dover sborsare in risarcimenti più di 500 mila euro. Perché se è vero che a restar coinvolti nell'incendio divampato su un bus Atac della linea 63 martedì mattina in via del Tritone sono stati quattro negozi e alcuni appartamenti dell'edificio in prossimità del civico 50, è pur vero che i danni ai locali non sono stati da poco conto. Tra vetri scoppiati, insegne bruciate, impianti elettrici andati in tilt e merce compromessa. Senza contare la donna rimasta ferita dalle fiamme, Giorgia Sonnino, che ha riportato un'ustione di II grado al braccio e di I al volto. I negozianti hanno già iniziato a elencare tutto quello che c'è da sostituire e l'Atac ha avviato le pratiche per procedere con la stima dei danni da parte dei periti. A guidare le varie fasi e trattative sarà Assicurazioni di Roma che copre i sinistri per la municipalizzata dei trasporti, mentre la Confcommercio per voce del commissario, Renato Borghi, garantirà assistenza per gli imprenditori che dovranno chiedere fidi e prestiti avviando i lavori prima che si materializzino i risarcimenti. Da una prima stima tuttavia è facile ipotizzare un conto molto salato che si aggira intorno al mezzo milione di euro e che potrebbe anche aumentare a fronte trapela in Assicurazioni di Roma del più grande sinistro da risarcire mai accaduto prima nel Centro di Roma.