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Data: 15/05/2018
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regionali: Legnini convitato di pietra, nel centrosinistra chietino forza civiche. La coalizione spera nel ritorno del vice presidente del csm, considerato una carta vincente; intanto si lavora alle liste civiche, saranno almeno due se non tre

CHIETI - Nessuno lo cita mai direttamente, ma la carta ritenuta vincente che il centrosinistra spera di potersi giocare alle prossime elezioni regionali è quella dell'attuale vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, il cui mandato termina il 30 settembre prossimo. Sperano in un suo ritorno sulla scena politica abruzzese soprattutto nel Chietino, sua provincia d'origine - è stato sindaco di San Giovanni Teatino - dove come candidato governatore vedono meno di buon occhio il vice presidente Giovanni Lolli, con il quale - è il ragionamento preponderante - non c'è possibilità di ampliamento dell'attuale perimetro della coalizione.
Ma per ora questa rimane una suggestione visto che il prestigioso incarico che l'ex parlamentare ed ex sottosegretario all’Economia con delega alla ricostruzione si appresta a portare a termine, gli ha consegnato una rilevante platea nazionale, contatti di assoluto prestigio e quindi sarà difficile che il vice presidente del Csm torni in Abruzzo sia pure da candidato alla presidenza, per di più in un momento in cui per la coalizione di centrosinistra non sembra ci siano tante chance.
Sempre stando a rumors romani, Legnini, di professione avvocato, avrebbe anche offerte di natura privata nel suo ambito lavorativo.
Oltretutto Legnini, che al di là dei convenevoli di facciata, non è accreditato di un buon rapporto con il presidente-senatore, Luciano D’Alfonso, finora ha sempre glissato le domande sulla politica e sul suo futuro celandosi dietro la motivazione, peraltro giustificata, del suo ruolo istituzionale di alta carica dello Stato: ma ai suoi amici avrebbe confidato che non ha intenzione di tornare in Abruzzo.
Volontà naturalmente, questo sperano i suoi tanti sostenitori, che potrebbe cambiare difronte al fluido scenario nazionale sempre in movimento e foriero di novità, da questo punto di vista non si sa con quale casacca tornerà in campo l’esponente del Pd, in passato vicino all’ex segretario Bersani, alla luce della situazione dei dem, in seno ai quali non è da considerare fantapolitica un’altra scissione dopo quella che ha portato alla formazione di Liberi e Uguali.
Comunque, per ora Legnini, che tra l’altro è finito al centro delle polemiche per una serie di articoli del Fatto Quotidiano sulla sentenza legata all’inquinamento di Bussi, resta un sogno.
Sempre in riferimento alla scelta del prossimo candidato presidente della coalizione che per ora è considerata perdente, è ancora dalla provincia di Chieti che potrebbe uscire il candidato per il dopo-D'Alfonso, anche nel caso in cui la palla dovesse passare alla generazione successiva, quella dei quarantenni: si fanno i nomi dell'assessore regionale Silvio Paolucci, anche se molti lo ritengono meno competitivo di altri avendo dovuto gestire le patate bollenti della Sanità e del Bilancio che produce diffusa impopolarità, e del neo deputato Camillo D'Alessandro, orientato a restare a Roma ma che, in fondo, non disdegnerebbe una nomination del genere.
Mentre sembra esclusa, nonostante le incertezze sulla durata della legislatura parlamentare, una ricandidatura di D'Alfonso, considerato, persino dai suoi, non sufficientemente aggregante.
Nel centrosinistra, che ancora si lecca le ferite per il tracollo elettorale del 4 marzo scorso, si lavora intanto alle candidature al Consiglio regionale. L'obiettivo è quello di comporre due, se non addirittura tre liste civiche, con le quali drenare il maggior consenso possibile e ampliare la base elettorale, ma con un veto: così come in provincia dell'Aquila, dove il segretario Francesco Piacente ha già dato l'altolà, anche nel Chietino la volontà dei maggiorenti del Partito democratico è quella di non "prestare" propri iscritti ad altre liste.
Nel Pd è in atto una profonda riflessione, stando a quanto appreso, proprio sulle compagini civiche - il cui numero dipenderà anche dal candidato presidente e dalla sua capacità di aggregazione - che a differenza del passato non saranno alimentate dai dem, visto che "contribuiscono alla polverizzazione del voto e all'indebolimento del partito, la cui forza si misura anche sul risultato intrinseco", affermano dal partito.
In pole per una candidatura all'Emiciclo intanto, oltre agli uscenti di Pd, Paolucci e Antonio Innaurato, appena subentrato a D'Alessandro, di Regione Facile Alessio Monaco e dell'Italia dei valori Lucrezio Paolini, ci sono il sindaco di Lanciano e presidente della Provincia Mario Pupillo, che però dovrebbe togliersi la fascia tricolore per poter correre, l'assessore comunale di Lanciano Davide Caporale, l'ex vice sindaco e ora consigliera comunale di Ortona Nadia Di Sipio.
Potrebbe riprovarci anche Luciano Lapenna, per dieci anni sindaco di Vasto, già consigliere regionale ai tempi di Antonio Falconio presidente e oggi presidente regionale dell'Anci.
Tra i papabili anche la comunicatrice Cristiana Canosa, storica collaboratrice di D'Alessandro, già candidata al Senato alle ultime politiche e vicina al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.
Dal capoluogo di provincia, si fanno avanti tre consiglieri comunali: Luigi Febo, già candidato sindaco, Alessandro Marzoli, renziano doc ex vice presidente del Consiglio comunale, e Chiara Zappalorto, capogruppo del Pd e segretaria provinciale.
Il Pd, poi, lavora al reclutamento di forze ed energie che provengano dalla militanza civica, sia per la propria lista che per quelle alleate: l'obiettivo neanche troppo celato è quello di non lasciare il mondo extrapartitico "come banchetto di Andrea Gerosolimo e Donato Di Matteo".
E si profila una levata di scudi contro l'alleanza con questi ultimi due, che hanno lasciato la Giunta regionale proprio all'indomani del flop elettorale del centrosinistra alle politiche, e che all'ultimo Consiglio regionale hanno votato con il centrodestra a favore dell'istanza di incompatibilità di D'Alfonso, contemporaneamente presidente della Regione e senatore del Pd.
Insieme a Gerosolimo e Di Matteo ha espresso il proprio voto assieme all'opposizione anche Mario Olivieri di Abruzzo civico, non a caso dato in avvicinamento al centrodestra, con il quale potrebbe ricandidarsi.

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