L'AQUILA L'attacco finale al governatore-senatore Luciano D'Alfonso si basa sull'articolo 48 dello Statuto regionale: «L'approvazione della mozione di sfiducia nei confronti del Presidente della giunta comporta le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio». La mozione è stata protocollata ieri mattina in Consiglio Regione. È firmata da nove consiglieri. Ai quattro di Forza Italia, Lorenzo Sospiri, Mauro Febbo, Paolo Gatti e Emilio Iampieri, si affiancano i 5 Stelle Sara Marcozzi, Riccardo Mercante, Gianluca Ranieri, Pietro Smargiassi e Domenico Pettinari. L'approvazione deve avvenire non oltre 10 giorni dalla presentazione. La settimana prossima si tornerà in aula, all'Aquila, per rivivere un nuovo scontro, dopo l'ultima votazione finita in favore del governatore per un solo voto in più: 16 a 15. Per una mozione di sfiducia occorre la maggioranza assoluta dei voti, il che significa che il prossimo voto, da cui dipende la sorte della giunta D'Alfonso, dovrà avere un esito esattamente ribaltato rispetto al precedente. Proviamo a fare la conta. Ai nove consigliere che hanno firmato la mozione dovrebbero aggiungersi i nomi di Donato Di Matteo, Andrea Gerosolimo, Mario Olivieri, Leandro Bracco, Mauro Di Dalmazio e Gianni Chiodi. Ma se così fosse, saremmo ancora una volta a quota 15 che non è sufficiente per far decadere D'Alfonso. C'è un ago della bilancia che può diventare determinante per "condannare" o "assolvere" politicamente il governatore-senatore al centro del caso del doppio incarico in Regione e a Palazzo Madama.L'ago della bilancia è rappresentato dal voto dell'assessore di Leu, Marinella Sclocco. Se il suo partito, lunedì prossimo, al termine della riunione fissata dai segretari Tommaso Di Febo e Fabio Ranieri alle 17, le chiederà lo strappo dalla maggioranza, perché finora non ha dato alcun segnale di ascolto alle numerose richieste formulate dalla sinistra, che vanno dal sociale e la sanità alla collegialità delle scelte, per D'Alfonso sarà la fine.Proprio la permanenza nei due ruoli di senatore e governatore è il fulcro della mozione di sfiducia. La premessa: «La Corte Costituzionale ha rimarcato che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti». Il passaggio chiave: «Il giudizio di convalida ha solo la funzione di accertare la sussistenza dei requisiti richiesti agli eletti». Quando invece D'Alfonso sostiene che può dimettersi solo dopo la convalida. Ma al contrario, si legge sulla mozione, «il giudizio di convalida è necessariamente successivo alla proclamazione in quanto presuppone che siano state rimosse eventuali cause di compatibilità». Come quella del doppio incarico.Arriviamo così alla conclusione: «Lo stallo istituzionale in cui si trova la Regione genera effetti dannosi per gli abruzzesi che meritano di esprimersi al più presto con il voto».